Capitolo 18

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A Jules.

A Jules

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-Siamo lieti di annunciare il ritorno di Luna Cataldi come nostro pilota titolare a partire dal 2015-.

Questa frase, pronunciata da Christian durante una conferenza stampa straordinaria il giovedì mattina del weekend giapponese, aveva scatenato il pandemonio. Nonostante la stampa avesse già da un po' intuito che Sebastian se ne sarebbe andato a fine stagione, l'ufficialità della cosa ebbe l'effetto di un fulmine a ciel sereno.

La conferenza non era ancora terminata che io e Seb eravamo già braccati dai giornalisti di mezzo mondo. Non potevamo fare un passo nel paddock senza che sbucasse dal nulla un microfono, una telecamera o il flash di una macchina fotografica.

-Ti prego, rilascia un comunicato ufficiale che dica che sono entrata in coma. Un coma molto profondo- sbuffai rivolta a Lex, dopo essermi lasciata cadere a peso morto su uno dei divanetti dell'hospitality Red Bull, di ritorno dall'ennesima intervista 'esclusiva' con un'emittente televisiva tedesca.

-Un coma dal quale ti risveglierai guarda caso a marzo del prossimo anno, perfettamente in forma e pronta per gareggiare?- rispose Lex sarcastica, senza staccare gli occhi dal portatile, con le dita che battevano freneticamente sulla tastiera.

-Il piano è quello-.

-Un piano molto ingegnoso-.

Stavo per tirarle uno dei cuscini del divanetto quando Daniel entrò nella stanzetta, i capelli e i vestiti completamente fradici.

-Odio la pioggia- sbottò, prendendo posto sul divanetto tra me e Lex e schizzando entrambe.

Lex lo guardò disgustata e si affrettò a proteggere il suo prezioso computer -Sai che esiste una cosa molto utile in questi casi? Si chiama ombrello!-.

Così dicendo si alzò e se ne andò, borbottando qualcosa che sapeva tanto di 'Ma chi me lo ha fatto fare'.

Daniel mi guardò ridacchiando; adorava punzecchiare e fare i dispetti, e Lex era sempre una delle sue vittime preferite. C'era però qualcosa nel suo sguardo che gli impediva di essere al cento per cento Daniel, e lo notai immediatamente.

-Qualcosa non va?- domandai.

Daniel fece spallucce -La pioggia. Odio gareggiare con la pioggia-.

Stavolta fui io a ridacchiare -Femminuccia-.

Chiunque mi avesse visto disputare almeno una volta una gara bagnata sapeva quanto mi esaltavo sotto la pioggia. Ero capace di portare la macchina al limite pur rischiando continuamente di uscire di pista.

Daniel mi lanciò un cuscino -Vedremo il prossimo anno chi è la femminuccia- rise.

-Oh, non vedo l'ora-.

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