Sparire

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"Anche l'assenza di lei
è una cosa che sta con me.
E lei mi piace tanto
che non so come desiderarla.
Se non la vedo, la immagino
e sono forte come gli alti alberi.
Ma se la vedo tremo, non so
che ne è di quel che sento
nella sua assenza."

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"Insomma, Claudio. Sembri un vecchio sposato!"

"Ragazzi preferisco tornare a casa sono stanco."

"Ma dai, sono solo le 23, resta con noi! Oggi c'è una serata al Red." sorseggiò dal suo bicchiere di birra e continuò. "Fanno lo schiuma party, dai.. avanti, hai partecipato ogni anno, che ti prende?"
Portai una sigaretta alla bocca e accesi con fatica coprendo la punta dal vento.
"Non ti sarai mica fidanzato.." accennò Alex ridendo sotto i baffi.
"Idiota." incalzai colpendolo sul braccio.
"Ho mal di testa e preferirei andare a dormire."
Per qualche secondo rimase in silenzio a scrutarmi con aria scocciata, poi, dopo l'ennesimo sorso di birra si leccò le labbra e: "Da quanto tempo con scopi con qualcuno Claudio?"
Non provai neanche a contare, lo sapevo perfettamente. Erano settimane che non toccavo nessuno e non per particolari ragioni, semplicemente non avevo voglia.
I primi giorni tornavo a casa la sera e provavo a convincermi che la mia era solo paura di lasciare solo Mario e di ritrovare al mio ritorno qualche danno, la casa incendiata da un fantasma o la televisione a pezzi.
Da un po' di tempo quella paura si era trasformata semplicemente in voglia di non lasciarlo solo.
Perchè senza di me, era solo davvero.
Ero l'unico che riusciva a vederlo, l'unico con cui scambiare due chiacchiere, l'unico che poteva ascoltarlo.
Così, per quanto quel pensiero mi infastidisse, mi resi conto che probabilmente per la prima volta nella mia vita cominciavo a preoccuparmi per qualcuno al di fuori di me.

Ed era bello quando la sera tornavo da lavoro e lui mi aspettava in silenzio sul divano, non parlava finchè non mi avvicinavo e gli chiedevo di raccontarmi la sua giornata.
E lui non aveva tanto da dirmi, mi raccontava delle urla della vicina e del cane che abbaiava ripetutamente alla sua vista e io ridevo e poi, dopo avergli augurato la buona notte, scappavo nella mia stanza e chiudevo la porta alla mie spalle lasciandolo dormire sul suo divano.
Mario mi aiutava a mantenere la concentrazione, da quando c'era lui bevevo e fumavo meno, anche solo per non sentire i suoi occhi vigili su di me.
Non condivideva il mio modo di autodistruggermi o forse semplicemente non amava l'idea che il suo Claudio potesse procurarsi quel male.
Col tempo imparai a capire che nella sua testa alla fine, c'era sempre la remota speranza di vedermi cambiare, di vedermi trasformare nella persona di cui si era innamorato e che a sua volta lo amava.
Forse Mario sperava che prima o poi il vecchio Claudio sarebbe tornato, avrebbe calato giù la sua maschera da cattivo ragazzo e lo avrebbe baciato come un tempo.

Ma quel Claudio non solo non esisteva più, non era mai esistito.
E io non potevo farci nulla se non continuare a vivere la mia vita come sempre, si. Peccato che con un fantasma in casa le cose cominciavano a complicarsi.

Quella sera dopo tanta insistenza mi lasciai convincere dai miei amici e partecipai alla serata e non perchè mi andasse realmante, volevo solo dimostrare a quei quattro idioti che ero il Claudio di sempre e che non mi ero accasato come un vecchio sposato.

Dopo i soliti cocktail di benvenuto mi immischiai in quei ragazzi sudati e muscolosi ballando con qualcuno tra la folla.
Il mio pensiero volò per qualche istante a Mario, ma provai ad autoconvincermi della prima regola che avevo imposto: la mia vita doveva rimanere invariata.
Così buttai giù innumerevoli shots dai vari colori e ballai con tante persone diverse finchè un ragazzo biondo mi afferrò per la vita e mi sussurrò parole provocanti nell'orecchio.
Mi lasciai convincere con poco e lo invitai a casa con me.

Col tempo capii che quella era solo uno stupido tentativo per dimostrare a me stesso e agli altri che le cose non stavano cambiando, nonostante qualcosa dentro di me urlasse per uscire.
Ci baciammo sulle scale, aprii con fatica la porta di casa e quando mi chiese di andare in bagno lo invitai a fare silenzio.
"Vivi con qualcuno?" domandò.
"No.. Cioè. Si, ma anche no. Comunque parla a bassa voce!" sottolineai e quando mi ricordai il motivo per cui volevo che non urlasse, quando realizzai che il mio intento era non svegliare Mario e non procurargli dispiacere, realizzai che involontariamente pensavo a lui prima che a me.
Così presi coraggio e: "Rick.. Riccardo, insomma.. non abito con nessuno. Puoi parlare come ti pare!" sentii il bisogno di ricordarglielo, lui mi sorrise e si fiondò in bagno chiudendosi la porta alle spalle.
Io mi stesi sul letto, tolsi le scarpe e mi preparari alla serata che avrei vissuto. Alla fine quella casa era mia, quel letto era mio, la vita era la mia. Non potevo lasciarmi condizionare dai ricordi di uno spirito che mi tormentava. Prima o poi lui sarebbe andato via e io? Cosa ne sarebbe rimasto di me? Provai a chiudere gli occhi e a concentrarmi ma un rumore attirò la mia attenzione.
Un lamento, sospiri tormentati. "Rick, tutto okay?" domandai ricevendo una risposta affermativa.
No, non veniva dal bagno.
Aprii la porta della mia stanza e quel lamento divenne sempre più reale trasformandosi in pianto. Sbruffai, fermo sui miei passi. Avrei voluto raggiungerlo e spiegargli ma non ne aveva il diritto, non aveva il diritto di rovinare la mia serata!
Così rientrai in stanza e provai a stendermi sul letto e a non pensare.
"Insomma Claudio" - pensai - "Dove è finita la tua apatia? Da quando in qua ti interessa di qualcuno?"
Quando Rick tornò da me si fiondò sul mio letto sovrastandomi e io mi lasciai baciare nella speranza di mettere a tacere quelle voci nella mia testa.
Ma le voci aumentarono e il semplice pianto divenne un singhiozzo.
"Aspetta.." sussurrai tra le sue labbra. "Io.. aspetta.."
Ma il ragazzo biondo mi accarezzò leggermente il fianco e mi sollevò la maglietta. "Avanti rilassati, sei un po' stressato!" provò a convincermi.
Così mi lasciai trascinare da lui, lo aiutai a liberarsi della maglietta e dei pantaloni e chiusi gli occhi lasciandomi accarezzare dalla sua bocca.
Ma il singhiozzo divenne sempre più forte, spalancai gli occhi e mi tirai indietro quasi infastidito dal suo tocco.
"Rick.. fermo. Ti prego. Fermo!" quasi urlai e l'alcool accentuò il mio essere così infastidito.
"Ma che cazzo ti prende?" domandò lui alterato.
"Scusa." sospirai. "Scusa io.. non ci riesco. Ho troppi pensieri per la testa. Scusami." e nella rabbia infilò nuovamente i pantaloni e andò via sbattendosi la porta alle spalle e urlando un misto di parolacce e offese.
Ma non fu quello a ferirmi, bensì me stesso. Come potevo farmi condizionare da qualcosa che non esisteva? Perchè stavo permettendo a qualcuno di intromettersi nella mia vita?
Mi alzai di scatto e spalancai la porta della mia stanza raggiungendo il salotto.
"Allora, che hai intenzione di fare?" urlai a gran voce.
Lo trovai li, rannicchiato su se stesso sotto le coperte, con gli occhi rossi e i capelli spettinati.
"Rispondimi Mario!" lo aggredii carico di tutta la rabbia e la paura che sentivo in quel momento.

"Io non volevo disturbarti ma.."

"Non volevi farlo ma l'hai fatto!" continuai portandomi le mani sulla faccia.

"Tu non fai parte della mia vita Mario, io sono libero di scoparmi chi cazzo voglio. Tu sei solo un fantasma, okay? E spero che tu sparisca il prima possibile dalla mia vita."
Quelle parole lo ferirono perchè i suoi occhi si riempirono di lacrime e poi di rabbia che mi sputò addosso un istante dopo: "Io lo so Claudio, so perfettamente chi sei. Lo so che da te non potrò mai avere niente e wow, vuoi sapere la verità? Non voglio avere niente a che fare con uno stronzo senza cuore come te. E se credi che io stia aspettando che tu cambi, non preoccuparti, hai sbagliato persona. Io non aspetto nessuno Claudio. Mai.
Se sto male, se ho voglia di piangere, è solo perchè vorrei tornare alla mia vecchia vita.
E scusami tanto se mi fa male vedere qualcuno che assomiglia così tanto al mio uomo mentre si scopa il primo che passa!"

Mi voltai su me stesso dandogli le spalle, poggiai un braccio al muro e con l'altro mi accarezzai i capelli.
"Non preoccuparti." aggiunse successivamente alzandosi dal divano.
"Sta tranquillo, andrò via. Anzi, sai che ti dico? Vado via adesso." e silenziosamente sparì nel nulla.

"Dai non andartene possiamo chiarire." provai ad accennare ma quando mi voltai Mario non c'era più.

Dicembre RomaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora