Maura's pov
Io e Jane siamo a casa mia. È sul divano da quando siamo rientrate a casa, non si è mossa. In macchina non ha detto una parola, e anche adesso risponde a monosillabi solo se le chiedo qualcosa. Le ultime parole che mi ha detto di sua spontanea volontà sono state il “Maura vieni” con voce tenera a casa dei suoi.
«Amore» mi avvicino a lei sedendomi sul divano «Capisco cosa tu stia provando in questo momento, però non puoi lasciarti abbattere così»
Alza la testa e mi guarda: «Non sono stata un po' troppo dura con lui?»
Sembra molto abbattuta, preoccupata, desolata. Vorrei fare qualcosa per farle cambiare umore, per aiutarla, per rallegrarla ma mi rendo conto che sono davvero molto poco d'aiuto in questo momento.
«Gli hai semplicemente detto ciò che pensavi» le prendo le mani
«Si, gli ho detto ciò che pensavo e che da tempo mi tormentava. Averglielo detto è stato come togliersi un fardello dalla coscienza ma come posso pensare di non vederlo mai più? Io non posso mai più vederlo, peccato che sia mio padre. Ai miei compleanni ci sarà, ci sarà ai compleanni di Frankie e anche a quelli di Tommy, benché forse preferirei non esserci, ci sarà alle feste comandate e ai loro anniversari di matrimonio anche se non vedo cosa ci sia da festeggiare nel loro matrimonio» crolla Jane senza più limiti
«Amore» le prendo la testa e me la appoggio sulla spalla «Stai tranquilla okay? Inspira, espira, inspira, espira, ricordati di respirare, è dannatamente importante»
Si gira e mi stringe a sé, io l'allontano perché in questo modo sono io tra le sue braccia e la prendo tra le mie.
«Sai, io tra le tue braccia mi sento al sicuro» le confesso con una punta di imbarazzo «Però in questo momento sei tu che hai bisogno di una spalla, quindi non puoi stringere me»
«Grazie piccola» sussurra mentre sento una lacrima bagnarmi la spalla
Rimaniamo così per un tempo indefinibile, potrebbero essere due secondi, come due minuti, come due ore. Non importa e non lo so. Io so solo che lei ha bisogno di me e che io farò tutto ciò che posso per non farla affondare tra le sue preoccupazioni.
«Maur» dice Jane separandosi da me e passandosi una mano sotto gli occhi per scacciare le lacrime
«Sì amore?» le chiedo mentre le sposto una ciocca di capelli dietro il lobo dell'orecchio
«Dovrei andare a lavorare sai» ammette «Ma non so se me la sento»
«Io credo che se anche manchi un giorno non potrà mai succedere nulla di grave» tento di rassicurarla pur sapendo che se lei pensa una cosa sarà difficilissimo farle cambiare idea
«Io sono il capo, devo andare» scuote la testa come avevo previsto
«Almeno permettimi di accompagnarti» mi offro
«E poi? Entriamo mano nella mano in ufficio? A che pro?» mi guarda desolata
«Beh, pensavo di fare una sosta prima di entrare in ufficio» sorrido mentre un'idea prende forma nella mia testa
«Stupiscimi» sorride lei a sua volta
Il suo primo sorriso vero da due giorni a questa parte.
«Pranziamo insieme?» le propongo già sapendo che accetterà
Jane's pov
Entro in ufficio e mi lascio cadere sulla sedia. In questo giorno che sono mancata, tra ieri pomeriggio e stamattina un sacco di documenti si sono ammucchiati sulla mia scrivania. Inizio a sfogliarne qualcuno e dividere gli altri in diversi mucchi in modo da poterli poi leggere con maggior facilità successivamente.
«Jane» sbuca Red dalla porta comunicante dei nostri uffici
«Sì?» rispondo
«Tutto okay?» si avvicina alla mia scrivania
Le faccio segno di sedersi su una sedia e lei occupa la sedia dove ieri mattina Hoyt si è seduto.
«Ho sentito qualcosa della conversazione con Hoyt di ieri, cos'è successo?» mi chiede inclinando la testa
«Frank Rizzoli ha numerosi debiti con lui» le dico negando ogni legame che quell'uomo possa avere con me «Ha deciso che avrebbe sanato i suoi debiti con la mia azienda»
«Piccola» oltrepassa la scrivania stringendomi a sé «Mi dispiace»
Solitamente odio che chiunque mi abbracci, come mia madre quando mi stringe a sé o mio fratello, preferisco le relazioni senza contatto fisico e Red lo sa però in questo momento è consapevole del fatto che io ne avessi bisogno.
«Non ti preoccupare, è anni che non considero quell'uomo mio padre però il fatto che abbia provato a vendere la nostra attività per pararsi il culo mi fa male» scuoto la testa rammaricata
«Direi che ti fa molto male visto che hai anche detto delle parolacce. Non che culo sia una parolaccia molto forte però tu generalmente non le usi» sorride la mia segretaria
«Vero» affermo ricambiando il sorriso
«Io torno alla mia scrivania, se hai bisogno fai un fischio» si allontana da me per poi andare verso il suo ufficio senza che neanche io risponda
Torno a concentrarmi sui documenti, ci sono nuovi libri da leggere che metto in un angolo della stanza per ricordarmi di portarli poi al secondo piano, un paio curriculum di segretarie sono ancora sulla mia scrivania e li archivio in ordine alfabetico insieme agli altri. Questo mi fa venire in mente la mamma che è la nuova segretaria di Tommy, faccio uno squillo a Frankie che però non mi risponde così decido di scendere personalmente per poi fare un salto al secondo piano a lasciare le bozze a Marissa che le dividerà a sua scelta tra i readers.
Arrivo davanti all'ufficio di Frankie e busso, dall'interno la voce di mio fratello mi invita ad entrare.
«Jane» mi saluta sorridente
«Ciao, scusa se stamattina ti ho scritto così di corsa però non riuscivo a essere qui» mi scuso per il mio comportamento
«Non ti preoccupare, mi sono divertito a licenziarla di solito lo fai tu però è stato divertente vedere Tommy e la segretaria arrivare insieme sorridenti probabilmente dopo una notte di sesso selvaggio e poi dirle che era licenziata e il suo sorriso è sparito. Le ho spiegato che le relazioni tra segretarie e datori non sono ammesse e lei ci è rimasta male, ma credo che quello che c'è rimasto peggio sia stato Tommy una volta scoperto che Ma' era la sua segretaria» mi racconta Frankie ridendo durante il racconto
«Perfetto, felice che ti sia divertito» lo prendo in giro
«A cosa devo la visita?» mi chiede poi
«Nulla volevo semplicemente sapere se fosse andato tutto bene, ora passo da Marissa e poi vado a casa» rispondo arricciando la labbra
«Posso leggere una bozza?» mi chiede come un bambino
«Potrai solo se un reader ti darà la sua copia una volta ultimato il suo lavoro, ricordati che a noi serve che le leggano loro, non tu» inclino la testa rimproverandolo
«Cercherò di non essere troppo curioso» ride lui per poi salutarmi mentre mi avvio verso l'ascensore
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Universes
Fanfiction•A Rizzles Story• Due donne completamente diverse. Due caratteri completamente diversi. Due vite completamente diverse. Due storie completamente diverse. Una nel pieno della carriera, l'altra fresca di diploma. Cosa succede quando due universi compl...