Chapter 32

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Maura's pov

Sono seduta su un treno, mi passano centinaia di persone accanto. Qualcuno mi chiede se il posto accanto al mio, occupato dalle mie valige, sia libero o meno. Tutti ricevono la stessa risposta, è occupato. La sto aspettando. Non arriva, ogni volta che sento una persona passare alzo la testa per vedere se sia lei ma non lo è mai. Non è qui con me e non capisco cosa stia succedendo, ad un tratto la vedo. Fuori dal treno, sulla banchina, che corre avanti e indietro. La chiamo, mi sporgo, mi sbraccio per farle vedere dove sono, ma lei non può vedermi. Osservandola meglio noto che sta piangendo a dirotto e dice qualcosa tra i singhiozzi. Mi alzo e mi avvicino a lei, ma qualcosa mi trattiene dallo scendere dal treno.

Passa un'ennesima persona che mi dice:
«È inutile, per quanto ci possa provare non riuscirà mai a varcare quella porta» scuotendo la testa

«Devo riuscirci, la mia ragazza è lì ed ha bisogno di me» cerco di spiegargli la gravità della situazione

«Le persone sul treno possono solo vedere, sentire e percepire le persone sulla banchina, ma non possono mai entrarci in contatto» afferma confondendomi

«Perché se noi possiamo vedere loro, loro non possono vedere noi?» domando inclinando la testa

«Le anime delle persone nell'oblio non possono entrare in contatto con nessuno, tranne che con le anime dei morti» asserisce mentre le porte del vagone si chiudono davanti ai miei occhi

«Ma io devo andare dalla mia donna» insisto

«Allora deve trovare il modo di uscire dal mondo dell'oblio» dichiara

«E come faccio ad uscirne?» domando spaventata dallo strattone provocato dal treno nel partire

«Puoi trovare un modo solo dentro di te, ognuno ha il suo» mi informa

«Ma tu perché sei qui?» gli chiedo cercando di capire come uscire, magari gli altri potranno aiutarmi

«Perché non ho ancora trovato il mio» asserisce


Mi sveglio di soprassalto. Sono completamente sudata e con il respiro affannato. Mi giro e vedo Jane dormire tranquillamente accanto a me e cerco di rilassarmi.

Mentre il mio respiro si regolarizza cerco di dare un senso a quello che ho appena sognato, ma non riesco a trovarlo. L'unica cosa certa che so è che quel sogno mi ha messo l'inquietudine addosso. Decido di non raccontarlo a Jane che da poco ha ritrovato la tranquillità. Da quando siamo tornate a Boston dopo la presentazione del libro l'ho vista molto più rilassata, non voglio darle altri pensieri. Sicuramente non sarà nulla. Per convinvermene decido di alzarmi e di andare in cucina a preparare la colazione. Pancake e bacon, come piace a lei, per quanto io la trovi una combinazione terribile.

La sento alzarsi, fare la sua giornaliera e mattutina visita in bagno, e poi avviarsi verso il salotto.

«Buongiorno» le sorrido poggiando i piatti sul tavolino davanti al sofá

«Hai preparato la colazione» constata mentre un sorriso spontaneo le copre il volto

«Quant'è perspicace la mia donna al mattino» la prendo in giro avvicinandomi a lei e lasciandole un dolce bacio sulle labbra

«A cosa devo quest'onore?» domanda mentre si lascia cadere sul divano ricevendosi un mio sguardo di disappunto

«Perché ti amo» sorrido nuovamente, potrebbe venirmi un crampo ai muscoli della faccia se continuo così

Mi sorride prendendo in mano il piatto e preparandosi a mangiarne il contenuto, poi si ferma d'improvviso.

«Ma tu odi pancake e bacon» constata

«Io sì, ma tu no» affermo avvicinandomi e baciandole il sorriso che le si era creato sul volto






Jane's

Apro gli occhi ed un profumo di bacon mi riempie le narici. Sposto la mano dove dovrebbe esserci Maur, ma come potevo prevedere lo trovo vuoto, vuoto e freddo. Si è alzata da un po' e non mi ha chiamato, è successo qualcosa. Faccio finta di non essermi resa conto di nulla e, come mia abitudine, vado in bagno prima di entrare in salone.

La vedo camminare con i piatti sulle mani mentre spera di non far cadere nulla e mi fermo ad ammirarla. Le sue curve, tutte al posto giusto, i suoi capelli biondo rame, le facce buffe che fa mentre si sforza. D'un tratto mi rendo conto di quanto io profondamente ami questa donna, nonostante l'abbia incontrata solo sei mesi fa.

Mi saluta con un sorriso appena si accorge della mia presenza, c'è una luce diversa nei suoi occhi e il che mi convince a credere che sia davvero successo qualcosa.

«A cosa devo quest'onore?» chiedo scivolando sul sofà mentre Maur mi dedica uno sguardo di rimprovero che diventa subito tenero

«Perché ti amo» afferma quindi

La invito con un movimento della mano a sedersi accanto a me ma prima che possa farlo la catturo per i fianchi e la seggo sulle mie ginocchia.

Prendo un piatto e glielo porgo per poi prendere anche il mio.

«Ma tu odi pancake e bacon» constato dopo aver fatto attenzione al contenuto del piatto che era passato in secondo piano fino ad ora

La sua tenera risposta è: «Ma tu no»

A quel punto non so dove siano finiti i pancake perché mi concentro sul dolce più buono di tutti. Quello seduto sulle mie gambe.

«Jane» cerca di fermarmi tra i baci ma io non mi fermo, se non mi vuole parlare di cosa la turba voglio almeno provare a toglierlo dalla sua testa

«Dobbiamo andare a lavorare piccola» mi ricorda ricevendo come mia risposta un grugnito di disappunto

«Non è domenica?» chiedo con il broncio facendola scoppiare a ridere

«Era ieri domenica Janie» mi fa notare con un sorriso

Mi dava così fastidio quel soprannome quando lo usava mamma, ma ora sto iniziando ad amarlo. Il modo in cui esce dalle sue labbra mi fa impazzire, mi fa innamorare ogni volta di più.

«Dovrebbero inventare un giorno tra la domenica e il lunedì mattina» mi lamento

«Non fare la bambina» mi tira un pugnetto sulla spalla ridendo

«Mi hai fatto male» esclamo come una bimba

«Vuoi che ti dia un bacino?» chiede facendo la vocina «Fa passare tutti i mali»

«Sei una maga» affermo fingendomi estasiata cercando di non scoppiare a ridere

«Ti ho fatto innamorare di me, quindi direi proprio di sì» sorride meritando un altro bacio sulle sue labbra morbide

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