Chapter 34

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Maura's pov

Sento suonare alla porta e mi alzo dalla sedia per andare ad aprire. Provo ad afferrare la maniglia ma è come se avessi la mano invisibile. Passo attraverso la maniglia.

«Jane» sento una voce da fuori che identifico come quella di Alex

Sta cercando Jane a casa quindi sarà qui. Mi giro e vado in camera a cercarla. La vedo buttata sul letto con il volto sul cuscino. Sta piangendo. Mi avvicino a lei ma non riesco a toccarla.

«Ti amo» le dico dolcemente sperando che almeno possa sentirmi

«Maur» sussurra tra i singhiozzi

Rizzo le orecchie credendo che mi abbia sentita, ma lei continua:
«Perché te ne sei andata?»

Vorrei poterla aiutare, non capisco perché si stia disperando

«Jane devi reagire» sento Alex urlare da fuori dalla porta «Devi reagire, anche se lei non c'è più»




Nuovo sogno, stessa angoscia, stessa paura.

Oggi Jane doveva uscire presto e non mi ha svegliato, ma non sa quanto vorrei che l'avesse fatto. Sento il telefono vibrare e spero con tutto il cuore che sia lei. Per dirmi che va tutto bene, invece è Nina. Prendo il telefono in mano e rispondo assente mentre fosso il letto dal quale mi sono appena alzata che è esattamente quello del sogno, così reale da far paura.

“Maura” mi chiama la mia migliore amica dall'altro capo del telefono ma io sono ancora intenta a fissare il letto

“Ou! Mi consideri?” domanda offesa e, come per magia, mi risveglio

“Scusami ma mi stavo mettendo una coperta addosso perché fa freddo e non potevo tenere il telefono” mi scuso mentendo per la prima volta a Nina

“Sei a casa?” domanda

“No, sono da Jane” replico velocemente

“Allora ti lascio, avrete delle cose da fare” afferma e posso vedere davanti a me la faccia perversa che sta facendo in questo momento

“Scema! Aveva una riunione sul presto e io oggi lavoro solo il pomeriggio quindi sono sola a casa sua” la informo “Passo da te” decreto poi

“Okay” ride lei “Sai dove sono le chiavi no?” domanda poi

“Sisi, tranquilla” rispondo ridendo anche io




Apro la porta e il profumo di piadine mi riempie le narici.

«È già ora di pranzo?» domando senza neanche salutarla

«Sì» urla dalla cucina «Comunque si saluta» mi riprovera varcando la porta della cucina facendomi scoppiare a ridere

Indossa un grembiule con una fantasia floreale che pare quello che usava mia nonna quand'ero piccola ed è piena di farina dalla testa ai piedi.

«Non mi prendere in giro» mi punta un dito contro ottenendo solo il risultato di farmi ridere di più per la nuvola di farina che cade dalle sue maniche

«Difficile» la canzono

«Vai a lavarti le mani» mi intima spedendomi in bagno con un'occhiataccia

«Si mamma» continuo a prenderla in giro

«Scema» mi urla mentre apro l'acqua

«Cos'hai messo dentro le piade?» domando sedendomi sulla mia sedia, quella dove mangio da sempre ogni volta che vado da lei

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