Seven

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Questa è la prima volta in assoluto che non sono felice di non dovermi alzare presto, perché il motivo è che non ho più un lavoro.

La polizia ha chiuso lo Seeet Taste per una settimana, così da poter cercare possibili tracce del probabile colpevole di aver trasportato il cadavere di Claire in quella dannata valigia.

La cosa più preoccupante è che fino ad ora l'unica prova che hanno è la mia felpa, quindi posso ritenermi dannatamente nei guai, e tutto questo per colpa di Isaac.

Isaac, lo stesso ragazzo che prima mi salva la vita e poi usa la mia felpa per coprire un cadavere.

Forse sono felice che se ne sia andato, ma dall'altra parte mi chiedo costantemente se sia riuscito a far fuori quel dannato mostro, così da poter riavere la mia vita.

"Finalmente ti sei svegliata." Mio padre mi sorride, sistemando un panino sul piatto accanto ad un bicchiere di succo di frutta.

Non saluto nemmeno, dato che i sensi di colpa sono così forti che mi viene difficile solo guardarlo in viso.

Niente più lavoro per una settimana, quindi meno stipendio e quindi meno soldi per mandare avanti la casa.

So che in realtà la colpa non è mia, ma il pensiero di aver potuto fare qualcosa mi sta torturando.

Forse avrei potuto essere più di aiuto, magari convincendo Isaac a farmi dire del suo piano o su un possibile modo per uccidere il Garviano ma no, non avevo fatto nulla.

"Tesoro, abbiamo finito il pane, forse dovresti andarlo a prendere."

Mio padre mi sorride tranquillo, ma io non mi sento per niente rincuorata, perché se a fine mese non avremo le medicine sufficienti sarà solo colpa mia.

"Vado appena ho finito." Sussurro, masticando lentamente il mio panino.

Mio padre sospira, avvicinandosi con la sedia a rotelle alla mia.

"Lili, non sentirti in colpa, non sei stata tu ad uccidere Claire."

Però lo sapevo, l'ho saputo prima di tutti, e non ho fatto nulla.

"Spero solo che finiscano in fretta con questi sopralluoghi."

Mio padre sorrise, accarezzandomi i capelli castani lasciati sciolti lungo le mie spalle.

"Magari potresti far venire Isaac."

Assottiglio gli occhi, guardandolo con perplessità e sorpresa.

"Isaac?"

Mio padre sorride, mostrandomi la sua tipica espressione di chi la sa lunga.

"Beh, mia figlia porta improvvisamente un motociclista a casa nostra e io non dovrei insospettirmi? Mi sembra un ragazzo simpatico, comunque."

Alzo gli occhi, perché simpatico non è proprio l'aggettivo giusto per descrivere Isaac.

Magari orribile o asociale o sociopatico misterioso con l'ossessione per il sovrannaturale.

"Non siamo più amici." Ribatto, bevendo il succo alla pesca, cercando di scacciare l'amaro che ho in gola.

"Quindi ora siete fidanzati?"

Quasi sputo il succo che ho in bocca, guardando allibita verso mio padre, che mi sorride divertito.

"Papà, non è il mio fidanzato, non mi sta nemmeno simpatico." Esclamo, a bocca aperta.

Lui ride, afferrando i piatti sporchi e mettendoli nel lavello prima di guardarmi di nuovo.

"Va bene, tesoro." Sorride, come se non mi credesse per niente "Per quieto vivere dirò che ti credo."

Alzo gli occhi, sistemandomi il colletto della maglietta bianca, alzandomi.

"Vado a prendere il pane che è meglio." Annuncio, uscendo dalla porta mentre mio padre ancora ridacchia di me.

Se solo lui sapesse che ho perso il mio lavoro per quello che lui sostiene essere il mio fidanzato segreto sicuramente cambierebbe idea.

La panetteria è sotto casa, e mi accorgo nuovamente che questo non è il mio giorno fortunato quando noto che è chiusa per ferie.

Tocco il cartello in plastica su cui è scritto l'annuncio, sentendo l'angoscia crescermi dentro il petto.

Questa è davvero una cattiva giornata, e ho come il presentimento che la sfortuna non abbia ancora finito di martoriarmi.

"Ehi, ciao."

Sposto lo sguardo, sorpresa dal sentire una voce vicino a me.

Quasi mi aspetto che sia Isaac, forse richiamato dagli insulti nella mia testa, ma poi mi accorgo che non è lui.

È un ragazzo, probabilmente della mia età, ed anche lui è alto, biondo e con gli occhi azzurri; solo che la sua pelle è pallida e anche i suoi capelli sfumano nell'argenteo.

Mi verrebbe quasi da chiedergli se si sente bene, ma lui sorride e i suoi occhi brillano di vita, quindi mi trattengo.

"Anche io ci sono rimasto male." Dice, indicando con la testa la vetrina del negozio "Ma a quanto pare oggi non è giornata."

"Non dirlo a me." Borbotto, sospirando.

Il biondo sorride, sistemandosi un ciuffo di capelli prima di porgermi la mano.

"Sono Sebastian Holland, comunque."

Guardo con leggera sorpresa la mano pallida del ragazzo prima di decidere di afferrarla con delicatezza, così da non rompergliela.

Come può un ragazzo di diciotto anni sembrare così esile?

"Io sono Alissa Violet, ma puoi chiamarmi Lili."

"Lili?" Sebastian sorride, rimettendosi le mani nelle tasche della felpa "È un nome molto dolce, ti si addice."

Sorrido, un po' imbarazzata da quel complimento così strano da parte di un estraneo.

"Comunque anche tu sta sera verrai al compleanno di Madellaine Bosch? Ci viene mezza Miami praticamente."

Sgrano gli occhi, sorpresa: Madellaine farà il compleanno a cui parteciperanno tutti ed Evan non me lo ha nemmeno accennato.

Forse ho bisogno di rivedere con lui alcuni principi dell'essere migliori amici.

"Non penso che ci sarò, io e Madellaine non andiamo molto d'accordo."

"Beh, tenendo conto del numero di persone presenti, direi che sarà difficile anche solo intravederla." Commenta, facendo una strana espressione pensierosa "E, se ti può consolare, non sta simpatica nemmeno a me."

Sorrido, leggermente rincuorata: almeno non sono l'unica ad odiare quella ragazza.

"Beh, forse potrei pensarci."

"Spero davvero che verrai." Dice, alzando gli angoli della bocca in un sorriso, iniziando ad arretrare "Mi farebbe piacere rivederti, Lili."

Penso di essere arrossita, ma cerco di non farlo vedere nascondendomi il viso con i capelli.

Probabilmente questa è la prima volta in assoluto che un ragazzo minimamente carino si interessa a me, e la cosa mi manda in tilt.

"Ci penserò."

Sebastian sorride, alzando una mano in segno di saluto prima di girare su i suoi passi ed andare verso la direzione opposta.

Lo guardo e sospiro: per una volta la fortuna sembra girare dalla mia parte.

Phobia {Isaac Lahey}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora