Fiveteen

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Sono rimasta sola, un'altra volta, e non riesco a non pensare di avere parte della colpa.

Alla fin fine non posso dire di non capire la rabbia di Isaac, che è più che giustificata, ma non posso nemmeno credere a tutte le parole che mi ha urlato contro.

Mi ha scelto solo perchè gli ricordavo Allison, perchè ho i capelli e gli occhi scuri, come lei, perhè il mio nome ricorda il suo.

Non posso credere di essere stata solo un passatempo per Isaac, solo un modo per cercare di colmare il vuoto lasciato da Allison.

Non riesco a crederci, non dopo aver visto il suo sguardo, la paura nei suoi occhi quando ho provato ad andarmene da lui, il tocco gentile sulla mia pelle.

Si può fingere in un modo così crudele?

Spalanco la porta della stanza di Evan, ritrovandomi subito il suo sorriso davanti.

"Hei." Mi saluta, mentre mi siedo al suo capezzale.

"Ciao."Ricambio, ma non riesco a sorridere, non sinceramente, almeno.

"Stai bene?" Chiede, aggrottando la fronte, capendo qualcosa.

Alla fin fine, anche se è stato fidanzato con un mostro, non vuol dire che non è più il mio migliore amico.

"Sono solo stanca." Mento, scuotendo la testa, lasciando cadere qualche ciocca castana sul mio viso "Non ho dormito molto."

"Isaac ti ha fatto restare sveglia tutta notte?" Chiede, e subito sgrano gli occhi, allibita, mentre lui si mette a ridere "Oh, dai, non mi vorrai far credere il contrario."

"Non è successo nulla fra me ed Isaac, Evan." Borbotto, seria.

"Beh, indossi i suoi vestiti."

Abbasso lo sguardo, e noto che ho effettivamente la sua felpa addosso.

"Avevo freddo, è solo un prestito." Ribatto, incrociando le braccia al petto, offesa.

"Okay, okay, non ti arrabbiare." Mi sorride Evan, e vedo i suoi occhi brillare.

E' da tanto che non lo vedo così spensierato, che non passiamo una giornata a ridere e punzecchiarci.

"E' bello vederti, Lili."

Sorrido, ma subito faccio una smorfia, prendendolo in giro "Tu sei un pò meno bello."

Evan mi da un leggero pugno sulla spalla, ed entrambi scoppiamo a ridere.

Sembra quasi di essere ritornati a due anni fa, quando l'unico problema che avevamo per la testa era quello di diplomarci.

Niente mostri, niente fidanzate psicopatiche, nessun licantropo.

Solo due amici che si divertivano insieme.

"Comunque lui mi piace." Esclama, improvvisamente, prendendomi alla sprovvista.

"Lui?" Chiedo, sorpresa.

Evan annuisce, serio "Isaac, sembra tenerci veramente a te."

Mi si secca la gola, ed il peso sul mio petto si fa più pesante.

Evan non può sapere la verità, e penso che in tal caso non mi direbbe mai queste cose.

"E' un bravo ragazzo." Dico, quindi, abbassando lo sguardo.

"Anche l'altro non sembra male."

Rialzo subito lo sguardo, sorpresa "L'altro?"

Evan annuisce, tranquillo "Si, quello biondo, è venuto qui un paio d'ore fa."

"Sebastian è stato qui?" Chiedo, sorpresa: non pensavo nemmeno che quei due si conoscessero.

"Cercava te, in realtà, e mi ha lasciato questo."

Lo vedo spostarsi verso il comodino, aprendo il cassetto e afferrando un piccolo foglietto giallo.

Lo prendo subito, leggendo più volte le parole scritte in una calligrafia ordinata.

"C'è scritto che vuole vedermi." Leggo, sorpresa.

"Beh, non mi sembra una poi così brutta notizia." Esclama Evan, osservandomi.

"No." Sussurro, rialzando subito lo sguardo "Devo essere lì fra mezz'ora."

Evan ride "Dovresti muoverti allora."

Annuisco, ancora un po' intontita mentre mi rialzo, guardandolo ancora.

"Dovrei andare."

"Si, dovresti." Ribatte ancora, sorridendo.

"Okay." Confermo, uscendo dalla stanza ancora un po' stupida da quell'invito.

Ho avuto così tante cose per la testa in questi giorni che proprio non ricordavo dell'esistenza di Sebastian, e sono più che sorpresa di aver ricevuto questo invito.

Pensavo che anche lui si fosse dimenticato di me.

Sebastian ha scelto un bar molto carino per il nostro incontro, anche se in una zona un po' isolata.

Mi avvicino al posto chiamato Fusion, e cerco fra i visi delle persone che stanno chiacchierando quella di Sebastian.

Noto un ragazzo dai capelli chiarissimi, e anche se non lo vedo in viso capisco essere lui.

È vestito in modo elegante, con tanto di giacca dello smoking, e la cosa mi fa sentire in imbarazzo, dato che io sono in tuta e felpa.

Ho quasi voglia di andarmene, ma poi lui si volta verso di me, e mi ritrovo incastrata in questo appuntamento.

Alza una mano, salutandomi con una grande sorriso che io ricambio timidamente.

Sorrido appena, facendo un passo per avvicinarmi, ritrovandomi subito bloccata.

Il mondo intorno a me vibra e si fa più scuro, più freddo.

Sono sull'orlo di un precipizio, e io potrei cadere da un momento all'altro.

Sento subito alcune gocce di sudore cadermi lungo la fronte, mentre i brividi mi investono ogni parte del corpo.

Ho paura di cadere, ho paura di perdere il controllo, eppure sento i miei piedi ben saldi a terra.

Continuo a ripetermi che è un sogno, eppure tutto questo mi sembra così vero che ho quasi paura di respirare.

Non voglio abbassare lo sguardo, perché ho il terrore di vedere il vuoto sotto di me.

Tengo lo sguardo fermo davanti a me, ed improvvisamente vedo una figura muoversi.

È lui, è il Gravione, e sta venendo verso di me.

Trattengo il fiato quando lo vedo alzare una mano verso di me, ed un tocco gelato si irradia in tutto il mio corpo.

Un dolore atroce mi colpisce, seguito da un forte calore che sembra bruciarmi ogni lembo di pelle.

Inizio ad urlare e a piangere, e per la prima volta mi viene da desiderare di morire, pur di non provare per un altro secondo tutto questo.

E quando il buio arriva, penso che finalmente abbia deciso di esaudire il mio desiderio.

Phobia {Isaac Lahey}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora