Eleven

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La moto di Isaac corre forte, ma mai quanto il mio cuore in questo momento.

Le mie braccia sono strette intorno al petto del ragazzo, ma questo è un contatto obbligato, perchè ora come ora toccarlo è l'ultima cosa che voglio.

Continuo a darmi della stupida e dell'incoerente, perchè ho passato un intero giorno dicendomi che non sarei mai tornata da lui, che è un mostro e che potrebbe farmi del male, ed ora eccomi qui, stretta a lui mentre mi porta nella sua tana segreta.

Sono la ragazza più stupida di questo mondo, e ho paura che queste mie scelte mi porteranno presto ad un destino simile a quello di Claire.

Ma cosa posso farci? Sembra che Isaac non voglia uscire dalla mia vita.

Il biondo ferma la sua moto davanti ad un edificio bianco di recente costruzione, e mi rendo subito conto che siamo sulla riva del mare, anche se dalla sua finistra non si riesce a vedere.

Cerco di togliermi il casco, ma noto subito che non ci riesco, ed impreco a bassa voce, continuando a sentire il classico senso di impotenza verso il mondo.

"Si è incastrato." Isaac mi si avvicina, e le sue mani affusolate vanno subito al laccetto, che libera con una maestria che gli invidio "Fatto."

Mi sta sorridendo, ma io non riesco a pensare che al posto di quei denti ci potrebbero essere dei canini affilati.

Isaac forse lo capisce, e smette di sorridere, facendomi cenno di seguirlo dentro l'edificio mentre prende le chiavi nel giubbotto in pelle.

Non mi è mancato questo posto, e se ora penso al fatto che ho passato una notte qui, in completa balia di un licantropo, mi sembra ancora più terrificante.

"Vuoi qualcosa? Non ho molto, ma te lo offro con piacere."

"No, sto bene," sussurro, restando in piedi mentre Isaac si toglie la giacca, alzando lo sguardo su di me "grazie."

Le sue labbra si contraggono, e si gratta appena il braccio prima di alzare le maniche del suo maglione grigio.

"Se vuoi puoi seder-"

"Isaac, voglio che tu mi dica perché mi hai portato qui." Lo interrompo, e lui subito si blocca, mostrandomi una delle sue solite espressioni impenetrabili.

Isaac si sente attaccato, ed ora sta creando velocemente il suo muro di cristallo, così da non rischiare di essere ferito.

Ma il cristallo può rompersi, e le schegge fanno male.

"Ti ho promesso la verità." Esclama, continuando a fissarmi con il suo sguardo chiaro.

Il divano è fra noi, ma mi sembra comunque di sentire il calore del suo corpo e il freddo del suo sguardo.

Isaac è fatto così; è un tornado di emozioni che nessuno, nemmeno lui, può controllare.

È acqua e fuoco, è una persona confusa che cerca il proprio essere, anche se vorrebbe mostrarsi solo nella sua forza più totale.

Isaac indossa una maschera, la stessa che ora sto cercando di togliergli dal viso.

"La sto aspettando." Dico, e lui mi guarda ancora, almeno fino a quando non si arrende, sospirando.

Abbassa lo sguardo, e afferra dalla tasca un piccolo pacchetto, e non capisco di che si tratta fino a quando non ne tira fuori alcuni filo di tabacco.

Si siede sul divano, iniziando a preparare la sua sigaretta mentre io lo osservo attenta da lontano.

Isaac ha detto che lui non si può ubriacare, forse nemmeno il fumo gli fa male.

"Ho iniziato a fumare un anno e mezzo fa." Dice, chiudendo la sigaretta inumidendo la cartina con la punta della lingua.

Phobia {Isaac Lahey}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora