Four

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Come ogni altra mattina nella mia vita spengo la mia sveglia borbottando nel sonno.

Tocco il materasso e lo sento umido, così come i vestiti che ho addosso.

Mi strofino la maglietta, ricordandomi improvvisamente di ciò che è successo ieri sera.

Pioveva, per questo sono così bagnata.

Sbadiglio, sciogliendomi i capelli dall'elastico e rialzandomi a fatica, strisciando verso il bagno, dove mi spoglio e mi immergo sotto il getto d'acqua calda, che quasi fa riprendere vita alle mie ossa fredde.

Mi strofino bene con il sapone, bloccandomi quando immergo le mani nei miei capelli.

"Ma cosa.."

Guardo la mia mano e vedo del fango: dell'orribile terriccio secco rappreso fra i miei capelli.

Non riesco a capire perché ho del fango fra i capelli, alla fin fine ieri non ho fatto nulla di straordinario, giusto?

Finisco di lavarmi ed esco dal bagno con l'asciugamano intorno alla vita, non curandomi di sgocciolare per tutta la stanza.

Mi infilo un vestito nero che mi arriva al ginocchio e metto nella borsa una felpa asciutta, così da essere preparata ad un eventuale temporale.

Indosso le scarpe e vado in cucina, dove sorrido quando riconosco la voce felice di mio padre.

Sta cucinando, ed intanto canticchia una canzoncina che passa alla radio.

"Papà, non devi sforzarti, posso preparare io la colazione." Dico, afferrando le maniglie della sua sedia a rotelle, portandolo verso la tavola mentre ha ancora in mano una padella con del bacon.

"Sei sempre in ritardo tu, dovrei aspettare mezzo giorno per una colazione."

Dovrebbe essere un rimprovero, ma il suo sorriso mi fa capire che è felice di vedermi.

Mi siedo a tavola, riempiendo i piatti di entrambi mentre lui abbassa il volume della radio.

"Allora, tesoro, come è andato il tuo primo giorno di lavoro?"

"Bene, ho lavorato più di quello che pensavo." Confesso, sinceramente "Sono stanchissima."

Mio padre sorride, e i suoi occhi nocciola si illuminano "Appena ti abituerai sentirai meno la stanchezza, e poi sai che non ti farei fare questo lavoro se non fosse necessario."

"Papà, sta tranquillo." Dico, sorridendo "Lo faccio volentieri."

Ed è la pura verità, perché è solo colpa mia se non riceviamo più i fondi statali necessari al nostro sostentamento.

Mio padre aveva diritto ad una pensione per il suo infortunio alla gamba, ed io avevo diritto ad un aiuto fiscale per quanto riguardava la mia istruzione, dato che mia madre era morte e mio padre non poteva, ovviamente, lavorare.

Questi fondi però erano finiti quando non avevo attuato la mia iscrizione per il college, mostrando la mia sottintesa intenzione di voler iniziare a lavorare e far fronte personalmente alle finanze della famiglia.

In realtà non è proprio così, anzi, avrei voluto continuare a studiare, se solo avessi saputo cosa farne della mia vita.

Phobia {Isaac Lahey}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora