Era martedì. Autunno. Me lo ricordo bene. A scuola avevamo fatto una battaglia di foglie secche, durante l'intervallo, e quell'imbecille di Nikolai ne aveva buttato un mucchio sulla maestra. Erano le 12.30. Le lezioni erano finite. Uscii da scuola.
I miei compagni correvano e si gettavano tra le braccia di mamme, papà, fratelli o sorelle. Mi guardai intorno: la macchina dei miei non c'era. Non mi sorpresi: non erano mai venuti a prendermi a scuola. Mi incamminai lentamente verso casa. Non c'era fretta. Più tardi arrivavo, meglio era. Desiderai che fossero di nuovo le 8.30 di quella mattina.
Desiderai di restare a scuola. Desiderai di non tornare a casa. Desiderai di non vederli mai più, quei due mostri che dichiaravano di essere i miei genitori. Non sapevo che, il giorno dopo, non li avrei più rivisti per davvero. Mercoledì mi sentii in colpa per questo. Ma poi realizzai che non avevo desiderato la loro morte; solo che si togliessero dai piedi. Per me, se se ne fossero andati, sarebbe andato benissimo e mi sarebbe bastato. Non volevo che morissero. Non per colpa mia.
Arrivai nel nostro cortile. Non si sentivano urla, come era consuetudine... Strano. Entrai. Desiderai di non aver mai aperto quella porta. Percorsi il corridoio d'entrata. Arrivai in cucina. E, per terra, vicino al tavolo apparecchiato per tre, con la minestra ancora calda nei piatti, stava il corpo di mio padre. Morto. In un mare di rosso.
La prima cosa che realizzai, in quel momento, era che di lui non sapevo assolutamente nulla. Neanche da quale Paese venisse. Perché no, non era tedesco: aveva un accento strano, diverso da quello dei tedeschi. Forse era polacco? Era lui che si era impuntato col cattolicesimo. Mia madre, essendo russa, era inizialmente cristiana ortodossa. Quindi, boh, mio padre poteva essere polacco.
Non pensai subito al fatto che fosse morto, né il motivo per cui si ritrovava in quella pozza vermiglia.
Chiamai mia madre. Mi rispose di raggiungerla in camera da letto. Aveva un che di felice nella voce.
- Che cosa è successo a Vladimir? – le chiesi.
Già, "Vladimir", il mio caro "paparino"... E lei, "mia madre", era la mia cara ed amorevole "mammina", che se ne stava sul balcone, il vento a scompigliarle i lunghi capelli biondi. Quasi una diva del cinema. Non rispose alla mia domanda.
- Mihael, quante volte ti ho detto di parlare in russo e non in tedesco, almeno con me? – mi rimproverò.
- Sembra che sia giunto il momento di dirci addio, Mihael... Keehl. Finalmente, aggiungerei. Sei abbastanza grande per capire e per arrangiarti. Dopo sette lunghi e schifosi anni passati a rovinarmi la vita a causa tua, sono pronta a lasciarmi andare. Tienilo bene a mente: tutto questo, è solo colpa tua. – continuò. Aspettai un momento ancora, ma non disse altro.
Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere. Salì sul parapetto del balcone e si buttò giù. Davanti ai miei occhi.
Non mi ricordo cosa successe dopo, solo che mi risvegliai sul pavimento della camera da letto dei miei. Probabilmente persi i sensi.
La prima cosa che feci fu andare ad affacciarmi al balcone. Anche mia madre, adesso, era avvolta dal rosso, e non si muoveva. Poi salii sul letto dei miei, rivolto verso la testata e mi ritrovai davanti la piccola scultura di un angioletto che aveva appeso al collo un rosario. Il rosario di mia nonna. Glielo sfilai e me lo misi in tasca.
A distanza di anni, posso affermare che il mio comportamento fu da malato mentale. E forse lo ero per davvero. E forse lo sono ancora adesso. Non chiamai la polizia. Non chiesi aiuto. Non mi misi a piangere. Ma feci quello che mi sembrò più giusto. Credo che sia questa consapevolezza a turbarmi di più. Il fatto che io ritenni giusto pensare che non conoscevo mio padre solo nel momento in cui lo vidi morto. Il fatto che io ritenni giusto assicurarmi che anche mia madre fosse morta. Il fatto che io ritenni giusto prendermi il rosario di mia nonna, qualcosa che non mi apparteneva, quindi rubarlo. Ma "giusto" nei confronti di chi?
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Ritorno alla Wammy's House
FanfictionL decide di tornare in Inghilterra per sistemare delle questioni importanti alla Wammy's di Londra. Nel frattempo, Mello, Near e Matt vengono spediti all'orfanotrofio di Winchester. Tra ricordi, crisi e scoperte, le ombre del passato torneranno ad i...