Mello, dopo aver mangiato, si era diretto in giardino. Erano le 21.00. Matt lo raggiunse poco dopo. Il biondo stava seduto sulla panchina accanto allo stesso albero vicino al quale Matt lo aveva trovato poco meno di due ore prima.
- Ehi! – "Ma che coglione che sono!" pensò subito Matt dopo il suo fantastico esordio. Mello si voltò, ma non gli rispose. Chiara negli occhi la domanda: "Che cazzo vuoi?".
- Mello... Vorrei che venissi un attimo con me. – continuò il rosso.
- Perché dovrei? – chiese Mello in tono piatto, tornando a guardare davanti a sé.
- Perché... Andiamo, fammi questo favore! –
- Convincimi! - lo sfidò Mello.
- Vorrei rimediare all'errore che ho fatto prima. –
- Quale errore? – chiese sornione il biondo.
- Quello del primo piano non è un "cazzo di sgabuzzino" qualunque. – gli rispose Matt, avvicinandosi all'albero.
- Ah, no? E cosa lo rende speciale, allora? –
- Se mi segui, te lo mostro... - gli sorrise leggermente il rosso.
- Non saprei... Affermazione tipicamente tua: non ti sei sbilanciato molto e, come al solito, hai dato più importanza alle azioni. Lo sai che, per me, rivestono un ruolo fondamentale anche le parole. Non si direbbe, ma è così. E se io non volessi seguirti? – lo mise alla prova Mello.
- Se non volessi venire con me, ti direi le mie intenzioni. Ma poi non ti potresti godere la sorpresa. Quindi nessuno di noi due ne trarrebbe vantaggio. D'altro canto, sono sicuro che muori dalla voglia di seguirmi. Non tanto per sapere quello che ti aspetta (quello lo puoi già intuire). Ma perché vuoi mettermi alla prova. –
- Ottima spiegazione. – disse il biondo, non dando segni di volersi alzare.
- Io sono sicuro di aver visualizzato il ricordo giusto. –
- Ma davvero...? E quale ricordo sarebbe? –
- Se vieni con me, lo saprai... - con questa frase Matt porse una mano a Mello, per aiutarlo ad alzarsi.
- Guarda che ce la faccio anche da solo, eh! – si schermì il biondo, alzandosi e mettendo su un'espressione riluttante (anche se, in realtà, era curioso di sapere se Matt avesse finalmente capito).
- Allora, prima di tutto ti dico che devi evitare di urlare. Se proprio ne senti il bisogno, cerca di trattenerti. Potrai dare sfogo alle tue frustrazioni quando saremo tornati in America. Fino ad allora, cerca di stare calmo. –
- Perché mi stai dicendo una cosa simile? Hai intenzione di farmi arrabbiare ancora di più? –
- No, è che andremo di sopra. E ci sono già bambini che dormono. Quindi dobbiamo stare zitti. –
Matt non aspettò la risposta di Mello e lo prese per mano, trascinandolo dentro, poi lungo il corridoio, fino a quando giunsero alle scale.
- Accendiamo le torce dei telefoni; su hanno già spento tutto! – Ma Matt non si stava lamentando, anzi! Ne era felice: in questo modo ricordava molto di più l'episodio accaduto quattro anni prima.
Con la fioca luce dei cellulari salirono le scale e fecero qualche passo. Si trovarono vicino al dannato (o forse benedetto?) sgabuzzino. Matt aprì piano la porta, facendo finta di sbattere il piede contro l'uscio semiaperto (come nei suoi ricordi aveva anche fatto quattro anni prima, tutto scombussolato dall'idea del suo primo bacio), sperando che Mello si ricordasse a sua volta di quel particolare. Aperta la porta, i due entrarono.
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Ritorno alla Wammy's House
FanfictionL decide di tornare in Inghilterra per sistemare delle questioni importanti alla Wammy's di Londra. Nel frattempo, Mello, Near e Matt vengono spediti all'orfanotrofio di Winchester. Tra ricordi, crisi e scoperte, le ombre del passato torneranno ad i...