ALLIE (Parte 3)

54 2 0
                                    

«Che caratterino! Lo ammetto, mi piace il genere femminile, come tutti gli uomini di questo mondo, ma non seguo ogni donna che mi capita di vedere. La verità è che trovo interessante che un'estranea, che prima mi riprende su qualcosa e che infine mi segue scendendo alla mia stessa fermata, voglia scappare improvvisamente, quasi come se la stessi perseguitando. Tu eri interessata a me, ammettilo» affermò compiaciuto, come se avesse vinto alla lotteria.

«Ti sbagli, ho solo confuso la fermata.» Ed era vero, anche se quel tizio non era disposto a credermi.

Non avevo mai conosciuto qualcuno di così schietto o che cercasse ogni occasione per mettermi alle strette.

«Sei una bugiarda.»

«E tu cosa ne sai?» gli chiesi con fare distratto, mentre continuavo ad avanzare facendo finta di sapere dove stessi andando.

«Perché un bugiardo come me riesce a individuare facilmente un altro bugiardo» ammise senza temere il mio giudizio.

Alcune mie amiche mi avevano raccontato delle loro storie con dei ragazzi di quel genere, ragazzi che non erano in grado di dire la verità nemmeno quando era palese. Mi ricordai di tutti i loro pianti disperati, quando finalmente si erano rese conto di chi si erano innamorate.

Giorni passati con la testa sotto le coperte, cercando in tutti i modi di anestetizzare quella sofferenza. Desideravo stare con qualcuno, ma non volevo assolutamente finire nelle medesime condizioni.

«Non ti rende per niente affidabile quello che hai detto.»

«Dovresti apprezzare che con te sono sincero. A proposito come ti chiami?» replicò, senza vergognarsi nemmeno un po' della persona che si dimostrava ai miei occhi.

«Mi chiamo Allie, tu?»

Mia madre era fissata con i nomi inglesi, forse perché per un periodo aveva vissuto a Londra. Così quando ero nata mi aveva chiamata in quel modo. Ad essere oneste a me non dispiaceva affatto.

«Mattia.»

Sorrisi, era un nome alquanto banale per uno come lui.

«Vuoi continuare a seguirmi ancora o ci salutiamo? Sai non mi piacciono troppo i bugiardi che mi girano intorno» piagnucolai ormai stanca di quel comportamento insistente.

«Perché sei così ostinata a non volermi fare compagnia? Oggi non ho niente da fare» aggiunse divertito.

«Oh scusami! Vorrei tanto farti compagnia, ma purtroppo mia madre mi ha espressamente vietato di parlare con gli sconosciuti» risposi sarcastica.

Mi stava usando come passatempo e la cosa mi indispettiva ulteriormente.

Ignorò ciò che gli avevo detto e continuò a stare al mio passo, mentre il fumo di sigaretta andava a impregnarsi sui miei vestiti puliti.

«Sentiamo quanti anni hai ragazzina?»

Sbuffai quando sentii l'ultima parola. «Non chiamarmi in quel modo. Ho 21 anni e tu invece? Non sembri tanto giovane.»

«Dovrei offendermi per l'ultima frase. Io ne ho 31 e me li porto molto bene, ragazzina.»

Poi si fermò e buttò la sigaretta a terra, calpestandola per spegnerla.

«La verità non può considerarsi un'offesa» risposi.

«Però lo sembra, per questo preferisco non dirla mai.»

Mi bloccai anche io e mi guardai intorno per capire cosa fare. Presi il cellulare che avevo in tasca e scrissi alla mia amica di raggiungermi appena si fosse liberata dai suoi impegni.

«Ti sei rassegnato?»

Lo stuzzicai un po', giusto per infrangere quel silenzio che era venuto a crearsi tra di noi. Era piuttosto imbarazzante dopo tutte le battute che ci eravamo scambiati in quel breve incontro.

Il suo sguardo improvvisamente si fece scuro.

«Credo sia ora che io mi tolga di mezzo. Non ho nessuna voglia di conoscerti meglio, non sono il tipo che conosce meglio le persone, non lo faccio nemmeno con le ragazze che mi porto a letto, figurati con una incontrata su un tram. Ho capito l'antifona ragazzina, me ne vado» tuonò duramente.

Mi sorprese quel suo cambio repentino d'umore, ma giustificai quella reazione col fatto che era stato appena rifiutato da una sconosciuta che aveva cercato di abbordare su un tram.

Probabilmente si era reso conto che non avrebbe mai ottenuto da me quello che si aspettava e aveva deciso di lasciar perdere.

«Bene, allora addio» lo salutai con indifferenza. Naturalmente non rispose.

Tornai a muovermi diretta verso un bar che avevo notato nelle vicinanze. Avrei atteso lì l'arrivo della mia amica.

Non mi voltai nemmeno una volta per constatare se fosse ancora dietro di me o fosse sparito, un po' come fa il sole quando ormai stanco sparisce all'orizzonte.

Era stato tutto così strano, quel modo d'incontrarci, quel non cedere l'uno all'altra. Lui mi aveva attratta in un modo a me incomprensibile, mi aveva incuriosita, ma non potevo mettermi a inseguire un perfetto estraneo solo per un banale capriccio.

Mischiai il drink che avevo ordinato con la cannuccia, mentre i pensieri mi portavano via poco alla volta da tutto ciò che mi circondava.

Ero sempre stata una ragazza seria, una di quelle dalle idee chiare che sapeva bene cosa voleva dalla vita, ma in quell'attimo mi sentivo come spaesata. Non solo perché non conoscevo quel posto, ma anche perché ero partita verso qualcosa di nuovo per il motivo sbagliato.

Ero nata in un paesino del Molise, dove tutti si conoscevano senza conoscersi veramente, ed ero scappata per rifugiarmi in una città che invece di chiarirmi le idee, le confondeva ancora di più.

"Dovresti smetterla di fantasticare, sciocca."

Le parole di Manuel rimbombarono nella mia testa, come se una parte di me gli stessero dando ragione. Per un po' avevo quasi creduto di averlo accanto a me, di vederlo spuntare dietro le mie spalle come era abituato a fare di solito.

"A cosa stai pensando con quello sguardo perso?"

Volevo che uscisse dalla mia testa. Mi alzai dalla sedia come se quel gesto potesse mettere a tacere la sua voce e le sue frasi sprezzanti e irritanti. Sembrò funzionare perché di quell'istante di follia non era rimasta nessuna traccia.

Il mio cervello stava impazzendo.

Era alquanto assurdo come quel ragazzo mi venisse in mente nei momenti più impensabili, come un piccolo demonio che mi portavo su una spalla, pronto a mettere il dito dritto nella piaga. Era davvero arrivato il momento in cui dovevo lasciar perdere le fantasia e darmi una svegliata.

Angoli di cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora