Cercavo di dire a me stessa che era solo un po' paranoico, che in fondo non era successo nulla di grave.
Eppure quel comportamento che avevo appena intravisto, era una parte di lui che non ammetteva repliche, né spiegazioni. Non mi aveva dato scelta se non quella di rinunciare alla mia amicizia con Alessandro per evitare ulteriori problemi.
«Ehi anima in pena, tutto bene?» Una voce che conoscevo bene mi spinse ad alzare la testa.
Era Manuel. Manuel era il mio vicino di casa, un tipo molto riservato con cui avere una conversazione decente era pressoché impossibile. Io e lui avevamo appena cinque anni di differenza e raramente ci parlavamo se non per salutarci quelle poche volte che ci incrociavamo.
Era uno di quelli che la gente definiva "strano."
Si era trasferito sei anni prima nel mio stesso condominio, ma la sua famiglia era sempre stata molto riservata e distante.
Di lui conoscevo ben poco, aveva una piccola cicatrice sul sopracciglio destro che raccontava una storia di cui non mi aveva mai fatto cenno. I suoi occhi verdi mi ricordavano sempre una foresta spaventosa, aveva lo sguardo del pericolo e in esso c'era il riflesso di una sofferenza silente, che non dava tregua.
Una di quelle sofferenze che ti consumano lentamente.
Portava sempre i capelli spettinati, come se non gli importasse di apparire più gradevole o ordinato agli altri.
In quel momento mi fissava come se fossi una pazza. Per la prima volta mi stava facendo una domanda, e io per la prima volta ero completamente spaesata da non riuscire nemmeno a lasciar passare le parole che si erano impigliate in gola.
«Si sto bene, perché non dovrei?» gli feci con un'occhiataccia circospetta.
Non mi piacevano i ficcanaso e lui non era da meno. Con gli estranei ero sempre molto diffidente, mi mettevano a disagio, specialmente Manuel, che oltre prendermi in giro, non mi aveva mai chiesto nulla di serio.
«Sembravi sul punto di svenire. Hai la faccia sconvolta.»
«Ah tranquillo, è solo la mia espressione naturale» ribadii sarcastica.
«Non te l'ho mai detto prima, ma quando ti arrabbi sei veramente bruttina.» Sapevo che stava solo scherzando, ma ciò non mi faceva sentire meno furente nei suoi riguardi.
«Vattene Manuel» mi limitai a rispondere.
«Ok ho capito l'antifona. Se vuoi parlare sai dove trovarmi, non ho nessuna intenzione di mettermi a discutere con una ragazza isterica» sorrise divertito, ammirando soddisfatto il mio volto che rispecchiava nitidamente tutta la mia irritazione.
«Non ti ho considerato per tutti questi anni e non inizierò oggi, e il motivo mi pare abbastanza chiaro» ribattei acida.
Volevo fargli sparire dalla faccia quell'aria divertita, ma la mia reazione sembrava sortire l'effetto contrario.
«Sono certo che ci ripenserai, ciao Amelia.»
Se ne andò, non senza avermi paragonata alla famosa papera dei fumetti Disney.
Quel giorno avevo collezionato in un solo colpo una lite con il mio quasi ragazzo e un sopranome orribile da un individuo a cui ero sempre stata alla larga.
Rimasi di nuovo sola, ma almeno quel breve incontro mi aveva distratta da riflessioni un po' troppo scomode e che non avrebbero portato a nulla di buono. Chiusi gli occhi e lasciai che i suoni esterni mi portassero in fuga verso la fantasia, verso l'astratto, verso l'unico universo che potevo plasmare a mio piacimento.
Ma sapevo che quello era solo un inganno, che mi stavo solo illudendo per l'ennesima volta.
Il cellulare ricominciò a suonare, era di nuovo Mattia, ma non avevo nessuna voglia di sentire quello che aveva da dirmi.
Sicuramente si era reso conto di quanto fosse stata esagerata quella sua reazione e voleva solo giustificare quel suo modo di fare, dando tutta la colpa a me.
Alla fine un messaggio sul display fece la sua comparsa, solo tre parole.
Mi spiace, scusami.
Lo avrei perdonato, lo amavo, ma di quell'amore scucito ai bordi, che forse poi era più un bisogno incondizionato di credere che un uomo potesse veramente farmi sentire una donna completa. Un madornale errore.
Lui era arrivato a quella conclusione prima di me. Lo aveva letto nei miei occhi, si era preso quella confessione senza dirmi nulla. Come un abile manipolatore stava usando i miei sentimenti come se fossero la mia più grande debolezza.
Mi rendevo conto che nel nostro stare insieme c'era qualcosa che non andava. La nostra storia era nata per un bisogno di riempire il vuoto che ci portavamo dentro. Per lenire i solchi sull'anima, le fratture del cuore, ma niente poteva riassorbire la nostra sofferenza.
Lui non sarebbe stato il mio per sempre, ma sicuramente sarebbe stato l'ennesimo livido violaceo sulla pelle, uno di quelli che si nascondono sotto uno strato spesso di vestiti, come un segreto di cui ti vergogni.
Se un giorno mi avessero chiesto di lui, avrei semplicemente detto che non eravamo fatti per stare insieme, che eravamo due persone troppo diverse, due persone affette dallo stesso male.
Che sì lo avevo amato, perché era stato l'unico a regalarmi una parvenza di felicità. Che era stato l'uomo che mi aveva resa consapevole dei miei limiti e del fatto che non tutte le persone trovano la possibilità di redimersi.
Io ero la sua possibilità, lui era la mia favola ma senza lieto fine, cercavamo entrambi qualcuno che ci accettasse e io avevo fatto di più, lo avevo amato ma senza rinunciare a me.
Lo avevo amato come si ama il primo amore, come si ama qualcosa d'irraggiungibile, lo avevo amato senza fidarmi mai di lui. Credendo in noi stavo per spezzarmi ancora di più.
Gli avevo dato l'arma per distruggermi e qualcosa mi diceva che l'avrebbe usata per ferirmi ferocemente.
Lui sarebbe stato il mio rimorso, quella cicatrice che non avrei mai mostrato alla luce del giorno, ma che di notte avrei accarezzato fino a stancarmene. Forse non eravamo fatti l'uno per l'altra, ma chissà perché ancora mi convincevo del contrario.
Lo amavo, ma amavo di più quella mia illusione d'amore per lui.
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Angoli di cuore
ChickLitAllie e Manuel sono vicini di casa da diversi anni e tra loro scorre da sempre una certa antipatia, qualcosa di talmente viscerale che l'unico modo che conoscono per andare d'accordo è quello di evitarsi. Allie è una ragazza come le altre, se non...