13. Evadere dai pensieri

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POV'S LUCAS
Mi chiudo la porta alle spalle e mi sembra quasi che un uragano mi sia appena passato addosso. Devo ancora fare chiaro tra i vari chiarimenti e i nuovi pezzi che oggi ho ottenuto. Non mi aspettavo un lato talmente fragile in una ragazza dalla corazza di titanio. Mentre il mio corpo la intrappolava contro il mobile alle sue spalle, la osservavo. Osservavo come tutte le sue barriere crollassero davanti ai miei occhi stupiti e in qualche modo impotenti. Il dolore era impresso nei suoi occhi e non riesco a capacitarmi della grandezza del suo passato e del peso che può avere... Vederla mentre tremava, scossa da singhiozzi i cui echi ancora si ripetono nelle mie orecchie e si fanno largo nella mia mente tartassandomi, e il modo in cui ho visto una parte di lei frantumarsi davanti ai miei occhi impotenti, è... è stata un'esperienza che non voglio più ripetere in vita mia.

Il timore che il lato peggiore, quello che cerco di seppellire, di me avrebbe potuto venire fuori proprio in quel momento delicato, acceca la mia vista obbligandomi a fermarmi sul corridoio e appoggiarmi al muro.
La fronte rivolta e a contatto con la parete, con la fredda sensazione che si espande nel mio corpo facendo scaturire una concatenazione di brividi lungo la spina dorsale. È solo per il freddo, mi ripeto cercando di convincere me stesso, anche se invano, perché devo almeno provarci per lei, per me... Non posso affezionarmi ad una persona non ne sarei comunque capace, ma soprattutto non posso scaricare su di lei i miei fottuti casini che occupano le mie giornate e le mie notti da ormai oltre sei anni.

La consapevolezza che il mio tocco, in quel momento di vulnerabilità in cui sembrava che solo il suo corpo fosse a qualche centimetro dal mio perché i suoi pensieri occupati da chissà cosa la tenevano occupata ad anni luce di distanza, potesse in qualche modo distruggerla mi fa ribollire il sangue.

Batto entrambi i pugni ai lati della mia testa nel mentre che il ritmo del respiro diventa, nel giro di qualche istante, incalzante e frenetico.

Non ha importanza se un movimento o una parola detta a vanvera! Due cose all'apparenza insignificanti, ma che nel caso di Emily avrebbero avuto lo stesso effetto della benzina sul fuoco, non avrebbero fatto altro che alimentare le fiamme che la stanno logorando lentamente nel modo più infimo esistente. I suoi fantasmi la stanno consumando a livello non fisico ma psicologico. Qualcosa la rode a tal punto da farla implodere crollando priva di forze come è appena successo. Si è addormentata tra le mie braccia come se fosse l'azione più naturale del mondo, come se lei non odiasse qualsiasi forma di contatto con le persone.

Traggo un lungo respiro e mi allontano dal muro con una spinta mentre le mie gambe si muovono automatiche verso le scale. Le scendo e quasi non mi rendo conto che i gradini siano finiti. Entro in salotto e stranamente non trovo nessuno, così vado in cucina ma non c'è anima viva in nessuna delle possibili stanze. Estraggo il cellulare dalla tasca posteriore che ha vibrato e leggo che ci sono un paio di messaggi da tutti i ragazzi che mi chiedono come sta andando la situazione. E sinceramente non saprei nemmeno io, che l'ho vista combattere contro se stessa e piegarsi davanti al suo passato, sopraffatta da tutti i suoi demoni, se affermare sinceramente che vada tutto bene e che in realtà la sua vita non vada a rotoli. Un'altra vibrazione mi avvisa dell'arrivo di una nuova notifica che mi desta dai miei pensieri.

"Quando puoi raggiungici in spiaggia, al solito posto"

Visualizzo il messaggio e lo ripongo nuovamente in tasca dopo aver dato un'occhiata all'orologio affisso nel muro della cucina. Non è possibile che siano già le due passate! Mi passo una mano tra i capelli e sospiro, mentre cerco di assimilare l'idea che mezza giornata mi sia scivolata tra le mani senza che me ne rendessi conto come granelli di sabbia sospinti dal vento. Non secondi, minuti, ma ore: il tempo che è rimasta tra le mie braccia finché il respiro si è regolarizzato del tutto ed è caduta in un sonno profondo.
Mi prendo una bottiglietta dal ripiano, la stappo e ne bevo un lungo sorso perché sarà il caldo o tutto ciò che è successo ma sento come se avessi una fonte di calore che mi irradia un tepore sempre crescente che non accenna a diminuire.

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