19. Oceans

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LUCAS' POV
Stappo una bottiglia di birra e la passo a Ryan che, dopo un cenno del capo, torna in salotto con gli altri.
Lo seguo, anch'io con una bottiglia fresca di birra bionda in mano, senza però entrare, facendo il punto della situazione. È proprio vero che quando si sta in compagnia il tempo passa più velocemente.

Sono le 21:30 e abbiamo appena finito di mangiare le nostre pizze.
I contenitori con i tranci avanzati, invece, assieme alle bottiglie vuote di birra e alle lattine di Coca-Cola, bevuta da Lucy sotto costrizione della cugina, che le ha vietato di assumere alcolici, sono disposti sul tavolo, che abbiamo spostato verso il muro: otto ragazzi in un salotto? Per quanto grande possa essere, non è esagerato cercare di recuperare più spazio possibile.

Le due poltrone inclinabili sono occupate dai gemelli, che ogni due secondi si lamentano del film romantico scelto da Lucy. Si potrebbe dire che ha la stessa determinazione della cugina perché, indifferente alle loro parole, risponde occhi a cuoricino e sospiri. Seduta sul divano, è la regina del telecomando, mentre nei restanti posti a sedere ci sono Mark e Jack che, con un evidente nota di ironia, scimmiottano i protagonisti, scaturendo l'impazienza di Lucy. Ultimo ma non meno importante c'è Scott, ai cui piedi, con la schiena tra le sue gambe siede Emily. Non che a lei interessi il film, sta messaggiando senza interruzione con, Dio solo sa chi, da quando abbiamo fatto rientro a casa.

Ora che ci penso, è stata stranamente silenziosa per tutta la serata, sorridendo a comando quando la situazione lo richiedeva, per poi rifugiarsi nel suo mondo digitale. L'unica vera emozione, che è trapelata dai suoi occhi, è stata il ribrezzo, anzi no, il terrore, il panico più assoluto quando sua cugina ha iniziato ad elencare uno dopo l'altro film strappalacrime.

Le luci spente, fuorché quelle dello schermo luminoso della TV e del telefono di Emily, sembrano far risaltare una stanchezza nei lineamenti di Emily, della cui presenza non avevo fatto caso il primo giorno, quando ci siamo incontrati. Lei stava lì, seduta ai piedi dell'albero, parlando molto probabilmente con la stessa persona di stasera, e sembrava un angelo, innocente come il sorriso genuino che le alzava gli zigomi.

Come se avesse sentito il mio sguardo, alza lo sguardo e ci fissiamo per vari secondi. L'atmosfera non è quella di questo pomeriggio, i nostri sguardi non si fondono e le sue iridi non sono più luminose e radiose. Nascosta dietro ad una maschera, esibisce un'indifferenza ferrea. Sembra stanca, e forse lo è veramente, ma c'è qualcosa dietro quel suo sguardo vuoto che mi fa dubitare. È qualcosa di tormentato, che ti respinge qualora volessi avvicinarti.

Riprendo il mio posto, sedendomi accanto a Emily, e colgo l'occasione per distogliere l'attenzione proprio dalla ragazza al mio fianco: inizio a preoccuparmi seriamente per me stesso. Non so cosa mi stia succedendo, ma una cosa mi è chiara: Emily sta diventando una dipendenza, è come un virus informatico che compromette i pensieri e la fermezza nel prendere decisioni.

Rasentando la disperazione, tento di concentrarmi sul film pensando di raggirare la mia mente. Osservo l'ambientazione in cui è girato, i costosi mobili che riempiono il salotto in cui i due protagonisti stanno parlando fra loro in un acceso litigio, le mani della ragazza scattare fra i propri capelli in un gesto dettato dalla rabbia e dalla frustrazione, che entrambi hanno tatuati sulla loro pelle.

Tento più volte, ma ogni volta fallisco. E pensare che il motivo del mio insuccesso è a pochi centimetri di distanza da me: non posso cercare di eliminarla dai miei pensieri, se il profumo del suo bagnoschiuma infesta l'aria che respiro.

Chiudendo gli occhi, posso percepire fragmenti regolari del suo respiro, mentre le nostre braccia si sfiorano senza mai toccarsi realmente, come la più silenziosa delle torture.
Sento il mio autocontrollo sbriciolarsi perché la ragione, l'unica che ancora riuscirebbe ad impedirmi di toccarla ed esaudire i miei desideri, mi ha abbandonato accanto alla tentazione. Non posso far altro che crogiolarmi finché...

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