17. Il nostro primo passo

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POV'S LUCAS
Un messaggio a Jack ci ha avvisato che le ragazze arriveranno in ritardo. Siamo in spiaggia da più di mezz'ora e di loro alcuna traccia. Perché? Perché ho accettato di venire? Avevo un brutto presentimento, ma ho lasciato perdere e ho accettato lo stesso... Errore enorme, ma in fondo me lo sarei dovuto aspettare da due ragazze sempre davanti allo specchio per sistemarsi anche se hanno solamente un capello fuori posto.

Finisco in fretta il mio frullato alla fragola e la mia stupida mente corre subito a Emily e alle sue labbra rosse proprio come il dolce, profumato e piccolo frutto, il mio preferito.
- Vacci piano con quella cosa, sono peggio di una droga per te! - esclama storcendo il naso Scott, l'unica persona che conosco odi con tutto se stesso questa prelibatezza che hanno per mia fortuna inventato. Se solo sapessero in realtà cosa, o meglio chi sta diventando una dipendenza per i miei pensieri mi prenderebbero di certo per matto. Alzo le spalle scocciato del tempo durante il quale siamo seduti ad aspettare sui divanetti del bar in spiaggia. Arriva la cameriera a portare via le nostre ordinazioni e guarda caso è la stessa bionda che mi ha servito l'altra volta.
- Piuttosto, sicuro che abbiano detto che venivano ancora? - domando rivolgendo il mio sguardo a Jack che però sta sorridendo leggermente guardando un punto alle mie spalle.
- Ho dato la mia parola e, io, mantengo sempre ciò che prometto. - come non detto... Mi volto e osservo la figura snella di Emily con le braccia incrociate al petto e il peso tutto su una gamba. Dietro di lei la ragazza che c'era alla cena dei suoi genitori le circonda le spalle con un braccio. Le osservo minuziosamente e mi è impossibile non notare le evidenti differenze fra l'una e l'altra. Emily con i suoi shorts e top, gli occhiali da sole inforcati sulla testa che le mantengono i capelli dietro alle orecchie e la sua tipica espressione adirata ogni qualvolta che ci sono io nei paraggi. Sua cugina, credo si chiami Lucy, invece, ha il corpo fasciato da un abitino floreale che le esalta le dolci linee dei fianchi e del seno. Gli occhiali da sole in mano, mentre fa scivolare il suo sguardo su ciascuno di noi giocatori. Si sofferma soprattutto su Jack ricambiando il sorriso del mio migliore amico ed infine su di me, l'ultimo del suo giro. Assottiglia lo sguardo e poi si alza sulle punte dei sandali per bisbigliare qualcosa all'orecchio di Emily. Le sue labbra si increspano in un sorriso derisorio, mentre mi soffermo ad osservarle gli occhi illuminati da una luce divertita.

E resto zitto.
E resto fermo.
Non muovo alcun muscolo quando invece vorrei scattare in piedi, lasciando che sia l'impulsione a prendere il sopravvento.
Il mio corpo è diviso tra la parte sulla difensiva e l'istinto. Stranamente però in questa occasione quest'ultimo e la ragione vanno a braccetto, così decido di seguire i sensi che mi ordinano di aspettare, di non agire per irritazione, ma di soffermarmi e pensare alle mie mosse perché in ballo c'è proprio la fiducia di Emily, se vorrò mettere a compimento i miei pensieri osceni su di lei che mi tormentano fin dal primo momento in cui era incastrata tra il mio corpo e il muro alle sue spalle, il giorno che ci siamo conosciuti. Ogni tanto mi domando se non sia tutto tempo sprecato quello che usufruisco per mettere in sicurezza il terreno che mi separa proprio dal possesso del suo corpo.

Sì, perché quando c'è di mezzo Emily mi sembra di camminare su un filo sospeso sopra ad un canyon, dove basterebbe anche solo un alito di vento perché quella sottile corda su cui arranco, si spostasse facendomi soccombere nei profondi abissi sottostanti da cui sono sicuro mi farebbe marcire per il resto del tempo che passerò sotto al suo stesso tetto l'intera estate. È così tanto bella ed innocente da come si comporta con tutti noi, eppure so che la sua è solo una copertura, una maschera. Tasta il terreno prima di fare un passo verso le persone ed è proprio questo suo comportamento che mi intimorisce perché sono proprio le persone a cui hanno strappato una parte importante di loro stessi che sono in grado poi di far patire le pene dell'Inferno se solo i loro animi si scaldassero troppo e non trovassero qualcuno in grado di sbollirli prima di innescare la distruzione totale di se stessi e di chi li circonda. Anch'io ero come lei e, forse nel profondo, lo sono ancora. Non posso affermare di sapere cosa le sia successo di così grave in passato da preferire apparire indifferente e quasi quasi apatica agli occhi delle persone, però, a differenza sua, io, ho praticamente superato tutte le volte che gli altri se la prendevano con me, anche se il rimorso con il quale convivo a causa del miei patti per uscirne, è ancora vivo in me.

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