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23 Marzo

'Non è possibile, non può finire così' 'Cosa abbiamo fatto per meritare tutto questo?'
Sono frasi che diciamo spesso, anche nelle occasioni più inutili ma ora non riesco a dire nient'altro. Il pianto straziato di Jane fa venire i brividi, ma la sua faccia senza espressione è peggio. I capelli biondi sono sparati ovunque e la camicia dell'ospedale è spostata sul petto per poter permettere ai medici di rianimarla.
Le labbra sono leggermente aperte e gli occhi chiusi sono rilassati.
Non riesco a pensare a nulla se non al fatto che non la rivedrò più e questo mi spezza il cuore in mille pezzi.
Le mie lacrime le bagnano il volto; sembra stia piangendo con me. Invece no, sono da solo, senza di lei dopo quindici anni, sono senza la mia ragazza.

Dieci anni prima
Luke

I capelli biondi della mia vicina spiccano nel giardino verde di fronte a casa sua, subito dopo la strada c'è la mia casa.
Il suo nome è Candice, ma la chiamo Candy, da sempre. All'inizio faceva il broncio ma ora probabilmente si è abituata.
Lei è sempre allegra, saltella e corre. Dal canto mio sono felice, vuole dire che potremo giocare insieme. Quando sono arrivato qui il primo giorno mi è corsa incontro con pallone e degli occhi speranzosi.
«Beh, ti va di giocare? Mi sto annoiando parecchio qui» aveva detto girando gli occhi, avevo pensato subito fosse molto più grande di me. Sono passati due anni e le cose non sono cambiate poi tanto.
Mi infilo le scarpe e scendo di corsa. «Luke! Accidenti devi smetterla di correre giù per le scale» mi madre è vestita da lavoro, o così chiamo io quei vestiti neri, mi guarda severa. Quando fa così devo ammettere che mette paura. «Scusa mamma» abbasso lo sguardo e aspetto...tre...due...uno.
«Okay tesoro puoi uscire, aspetta dove stai andando a proposito?» alza un sopracciglio, sa perfettamente dove sto andando. «Da Candy, a giocare» «Mmm...va bene ma voglio che tu sia a casa per cena, con i vestiti puliti Luke!» sono corso fuori prima che finisse.
«Candy!» urlo mentre attraverso la strada. Alza la testa nella mia direzione e mi saluta con la mano. «Finalmente pensavo di dover fare io tutto il lavoro» mentre mi avvicino vedo tantissimi palloncini pieni di acqua. Sbarro gli occhi, fa troppo freddo per giocare con l'acqua.
«Che c'è non mi aiuti?» mi passa un palloncino vuoto. «Candy io... non vorrei rovinare il tuo gioco ma è novembre, e qui fa fresco anche d'estate» dico cercando di non sembrare spaventato, sicuro ora si mette a prendermi in giro.

«Hahaha che sciocco che sei» ride di gusto e io abbasso lo sguardo, cavolo c'è da ridere? Se tutto va bene mia mamma mi urlerà per aver bagnato i vestiti e non mi verrà il raffreddore.
«Pensi seriamente che voglia lasciarti addosso acqua gelata ora?» mi fa un sorridono dolce.
«È per Cody, l'antipatico che vive in fondo alla strada. Sai che cosa ha fatto?» trattengo una risata perché è seria ma sorriso e scuoto la testa, cosa ha fatto quello lì...
«No? Mi ha preso i pattini nuovi, solo perché erano più belli dei suoi, e li ha riempiti di sabbia. Poi ha detto a tutti i suoi amici che sono antipatica e che non devono giocare con me» la faccia arrabbiata viene sostituita da una smorfia triste e credo sia sul punto di piangere. L'abbraccio forte «Candy è solo geloso perché non può essere tuo amico, non devi starci male. Ora però ci vendichiamo; dimmi il piano» il sorriso senza alcuni denti torna sulla sua faccia. «Quando saranno le sette ci appostiamo davanti a casa sua, mentre i suoi genitori sono dentro a fare la cena lui sicuramente uscirà in giardino e a quel punto lo colpiamo più volte possibile. Ovviamente ci portiamo le bici per scappare.» mi guarda con un sorriso soddisfatto, da mente criminale e inizia a riempire un sacchetto con tutti i palloncini pronti. «Facciamone altri due, poi basta» dopo aver finito Candice nasconde tutto quello che è avanzato nella casetta degli attrezzi.
Dopo dieci minuti siamo sulle nostre bici diretti nella prima casa del quartiere. Ci nascondiamo in un cespuglio di fronte alla casa e aspettiamo. Dopo poco, come previsto, Cody esce in giardino. Ha i capelli neri e folli occhi scuri che sembrano maligni, sta tirando un calcio alla palla, dandoci la schiena, quando il braccio di Candy esce dal cespuglio e lo bombarda senza fine di acqua; ha anche una buona mira.
Subito la seguo per finire più velocemente e tornare di corsa a casa. È abbastanza buio quindi da qui non ci vede ma basterebbe che venisse nella nostra direzione per capire chi siamo. «Chi è!! Basta!! Mammaaaaa» ha iniziato a urlare e a qual punto io e Candy prendiamo le bici e più veloce possibile torniamo a casa. Io mi fiondo in casa mia e lei in casa sua per far vedere ai nostri genitori che siamo in casa. Senza dire nulla mi metto davanti alla TV con il cuore che batte a mille. So che i genitori di Cody busseranno a ogni casa e sono sicuro che non ci abbia visto, ma è meglio se la mamma mi vede così mi difenderà senza problemi dopo.

Siamo tutti a tavola, mio padre parla con Damien della sua partita di calcio di domani, la mamma ascolta tranquilla e io faccio finta di seguire la conversazione. Damian, mio fratello è più grande di me di due anni, ma abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto, mi conosce bene e ogni volta che uno combina qualcosa l'altro lo copre.
Sono le otto e venti quando suona il campanello e mi irrigidisco un po'. «Chi viene a disturbare a quest'ora Marlene!» mio padre sembra infastidito, cosa che non capita spesso e mia madre scuote la testa alzandosi.
«Signora Wilson! Salve spero di non interrompere. Il mio bambino, Cody, ogni è stato attaccato da qualche ragazzaccio del vicinato con una valanga di palloncini d'acqua! È una cosa assurda e irrispettosa! Inoltre è novembre quindi probabilmente si prendere qualche raffreddore. So che il mio Cody e Luke...non hanno un bel rapporto e...» mia madre da bravo avvocato che è la interrompe alzando una mano.
«Signora Watson! Ma lei è venuta qui, a casa mia alle otto, ora di cena, solo per dirmi che suo figlio è stato vittima di uno scherzo, sicuramente non divertente ma pur sempre uno scherzo, ed è qui per accusare mio figlio! Lo ha almeno visto sul posto? Perché sono certa che mio figlio era davanti alla televisione o massimo dai nostri vicini qui di fronte mentre preparavo la cena quindi pretendo immediatamente delle scuse almeno che non abbia delle prove concrete da mostrarmi.» lo sguardo cattivo ma impassibile di mia madre fa sbiancare la signora grassottella. Tutti la conoscono in quartiere, è un matta con una famiglia di matti. In tutto questo mio padre non ha proferito parola e con sguardo annoiato ha ripreso la cena.
La signora Watson non dice una parola e mia mamma ribadisce «Bene vedo che abbiamo chiarito, arrivederci signora» e chiude la porta in faccia a quella megera, con mio immensa soddisfazione. Cerco di sembrare calmo o almeno arrabbiato per l'accusa ingiusta. «Luke tesoro cerca di stare lontano da Cody per favore, sappiamo tutti che sei stato tu ma quel bambino è tremendo, così come sua madre, e si meritava una cosa così, sono guai per te se ricapita» mia madre ha un viso dolce e gentile ma so perfettamente che non fa minacce a vuoto e senza aggiungere o protestare annuisco. Damien dal canto suo è entusiasta della scena «Cavolo mamma è stato fighissimo!» mi batte il cinque e con tutto me stesso cerco di nascondere un sorriso.
Anche questa volta ce l'abbiamo fatta Candy.

Candice

La madre di Cody si presenta mentre mangiamo e sono preoccupata per quello che potrebbe dire, non ha nulla contro di me ma mia madre tende a credere agli altri quando si tratta delle marachelle che combino.
«Signora Watson mi scusi sta dicendo che mia figlia, Candice, ha bombardato suo figlio di acqua?» mia madre è infastidita dall'interruzione e non riesce a credere quello che dice la signora.
«Candice, vieni qui per favore» mi alzo riluttante.

Non mi ha visto, non mi ha visto, non mi ha visto.

«Salve Signora Watson» dico piano
«Allora Candy hai lanciato acqua a Cody?» mia madre sembra annoiata da morire e il suo unico interesse è quello di mostrare che sa essere una madre molto severa.
«No mamma» lei annuisce lentamente poi si rivolge alla donna che probabilmente ha appena fatto tutto il vicinato a piedi arrabbiata e ha ottenuto solo porte in faccia.
«Direi che è chiaro che mia figlia non c'entra nulla, mi dispiace, arrivederci e buona serata»
Ritorno a tavola e Andrew mi guarda con un sopracciglio alzato ma non dice nulla, mio fratello ha già capito tutto.

«Allora che ha fatto quel deficiente?» Mio fratello si butta sul mio letto e lo occupa tutto. È più grande di me di solo due anni ma è enorme. «Nulla, non so cosa tu voglia Andrew ma ora vattene dal mio letto!» lui si mette a ridere e mi scompiglia i capelli. «Wow sembri quasi convincete» mi metto a ridere e scuoto la testa è uno stupido.
«Ti dico solo che tutto accade per una ragione» dico.
«Ehi ma che film guardi» detto questo esce dalla stanza sorridendo.

Il giorno dopo Luke mi aspetta di fronte a casa mia con un sorriso soddisfatto stampato in faccia. «Com'è andata con la pazza?» mi chiede mentre aspettiamo l'autobus della scuola. «Alla grande, non sospetta nulla, lei...» mi metto a ridere e Luke mi segue a ruota.
Per il resto della giornata a scuola stiamo vicini e giochiamo. A ogni lezione mi siedo affianco a lui facendo arrabbiare alcuni suoi amici ma non mi interessa. Voglio stare con Luke, quindi sto con Luke.

<<mine story>>

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