14 - Afraid

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"Ho paura" sospira.
Le prendo una mano tra le mie baciandone il dorso: "Andrà tutto bene, qualsiasi cosa sia"
Annuisce un po' insicura stringendo la coperta con la mano libera sull'addome.
Non so esattamente da quanto tempo siamo chiusi in questa stanza d'ospedale, ma il sonno che inizialmente era scomparso a causa dell'agitazione, ora sembra essere tornato più pesante di prima.
"Dovresti andare a casa a riposare, sarà stato un lungo viaggio" mi accarezza la testa sorridendo.
"Sto bene, prenderò un caffè. Non posso lasciarti qui da sola" annuisce e mi lascia uscire dalla stanza.
Fortunatamente trovo delle macchinette sul piano in cui ci troviamo. Non mi aspettavo fosse più buono delle schifo che facevo io, ma lo apprezzo sentendomi un po' più sveglio.
Mentre torno da mia madre una dottoressa entra subito dopo di me con una cartella in mano.
"Ivory Larracuente, giusto? -Sorride gentilmente- e lei è?" Mi indica confusa.
"Il figlio, Adam" borbotto, è di fondamentale importanza?
"Il marito non c'è?"
"No" squote la testa mia madre.
"Non vuole chiamarlo, o aspettare che arrivi?" Ridacchia nervosa la dottoressa.
"Perché non ci dice con sta succedendo e poi decideremo se dirlo anche al padre?" Alzo un po' la voce spazientito al cui la mano di mia madre stringe la mia dicendomi non verbalmente di non agitarmi.
"Lei è d'accordo?"
"Assolutamente sì" annuisce.
"Va bene... -apre la sua cartella sospirando- I risultati delle analisi dicono che ha subito un aborto spontaneo a causa della caduta lungo le scale. Procederemo con la pulizia presto, vi chiedo solo di pazientare" sorride tristemente ed esce dalla stanza senza più dire nulla.
Non posso far a meno di sbuffare con disappunto, dire che quel triste sorrisino fosse falso sarebbe un eufemismo.
"Guarda te..." Borbotto tra me e me ma quando mi giro verso mia madre la trovo silenziosa e in lacrime intenta ad osservarsi la pancia e massaggiarla lentamente.
E solo ora realizzo le parole della dottoressa.
Un aborto spontaneo, quel piccolino che era a malapena tre mesi è morto per colpa della caduta sulle scale.
"Mama..." Fermo la sua mano dal continuare a toccarsi la pancia e le accarezzo il viso asciugandole le lacrime cercando nel frattempo di non far uscire le mie.
Per quanto odi i bambini, non ho mai pensato o voluto che uno di loro morisse, soprattutto non ancora nato. Mi ero abituato all'idea di avere un possibile nuovo fratello, o sorella.
"Dovresti andare a casa -sospira tremolante- nessuno deve sapere di questo, solo io e te, capito?"
"Cosa? Perché diamine vorresti una cosa del genere?" Le chiedo incredulo ormai al limite dell'agitazione.
"Perfavore" supplica incastrando il suo sguardo pieno di lacrime del mio sull'orlo di scoppiare. Il naso pizzica e ho un groppo in gola dolorante, non ci vuole tanto prima che io lasci le mie lacrime uscire.
"Non dirò nulla -scuoto la testa tirando su con il naso- ma rimarrò qui e torneremo a casa insieme" porto il suo braccio attorno al mio collo e poggio la testa vicino al suo fianco circondandole il bacino.
Non andrò via adesso, la mia missione può aspettare, e se così non fosse, morirò sapendo di aver trascorso i miei ultimi momenti con la persona più importante della mia vita.
Chiudendo gli occhi cullato dalle dita di mia madre sui miei capelli provai ad immaginare come sarebbe stata la mia vita se Charlotte non fosse esistita. Se il giorno in cui Brandon ha ucciso i Johnson avesse trovato anche lei.
Sarei cresciuto al suo fianco, mi avrebbe portato al parco che c'è al fondo della stradina, avrei giocato insieme a Cole a pallone e Brandon avrebbe comprato il gelato. Avrei affrontato il mio primo giorno di scuola in una scuola vera, tenendo per mano mia madre che sorridendo intenerita mi avrebbe accompagnato nella mia classe. Probabilmente avrei anche pianto dalla disperazione, cosa che farei anche quando ritornerò a scuola, ma ho una reputazione da mantenere.
In poco tempo cado in un sonno profondo, senza nemmeno accorgermene. Senza alcun sogno, solo un tranquillo momento di riposo recuperando quelle venti ore in macchina stressanti.

Al mio risveglio mi sento le ossa doloranti, forse dormire su una sedia di plastica non è stata una buona idea.
Mi giro verso mia madre trovandola sveglia intenta a guardarmi con un sorriso fiero, ma di cosa non ne ho la più pallida idea.
La sua pelle è leggermente pallida e ha delle grosse occhiaie sotto gli occhi un po' gonfi.
I capelli sono disordinatamente legati in una coda e la sua colazione è intatta.
"Non hai mangiato nulla" sbadiglio sfregandomi un occhio e alzandomi subito cercando di far scrocchiare qualche osso.
"Non ho fame" sospira.
"Dici sempre così -scuoto la testa facendo il giro del letto e raggiungendo il comodino su cui hanno posato il vassoio della colazione- sembra roba buona" stupito spezzo a metà il croissant cosparso di zucchero a velo e assaggio la crema al suo interno porgendolo poi a mia madre che con titubanza lo afferra per morderlo.
I miei occhi cadono sull'orologio appeso al muro appena le porgo il bicchiere di succo di frutta, vorrei ancora rimanere con lei, ma vorrei ancora vivere un po'. Devo andare alla casa abbandonata sperando che abbiano concluso qualcosa con Charlotte.
"Quando ti dimettono?"
"Dovrebbe passare la dottoressa tra poco a fare gli ultimi controlli, perché?"
"Dovrei andare alla casa abbandonata, Brandon ha detto di dovermi parlare" scrollò le spalle cominciando a sbucciare la mela rossa tagliandola poi a spicchi.
Mi sento un genitore che cura sua figlia. Non ho mai fatto così tante cose, sono un tipo pigro generalmente.
Non pensavo nemmeno di essere capace a sbucciare una mela, un po' maluccio, ma l'ho sbucciata.
Presto arriva la dottoressa del giorno prima per gli ultimi controlli confermandomi che tutto il procedimento è andato a buon termine, e le analisi dicono che non c'è nessuna emorragia nel suo corpo.
Così, un'ora dopo siamo liberi di uscire dall'ospedale diretti verso casa.
"Ti lascio a casa, così riposi, dovrebbe esserci Clare oggi se non sbaglio" le lancio una veloce occhiata trovandola annuire.
"Voglio solo il mio letto" sbuffa portandosi una mano tra i capelli.
"Sicura di star bene?" Mi mordo il labbro fermando la macchina.
"Adam, fai quel che devi fare, ci vediamo questa sera" lascia un bacio sulla mia fronte e la vedo solo più superare il cancello dopo che l'uomo in grigio ha aperto guardandomi male e l'ha fatta passare accompagnandola fino alla porta.
Anche se ho dormito su una sedia mi sento decisamente molto meglio di ieri, appena finito tutto questo nessuno mi vieterà di dormire come un orso in letargo.
Entro con tranquillità nella casa trovando Brandon uscire dalla stanza delle riunioni: "Adam! Come stai?"
Senza giri di parole passo subito al punto evitando anche di salutarlo: "Charlotte?"
"È ancora nella sua cella" mi guarda un po' confuso ma non lo lascio replicare perché mi dirigo subito a passo svelto verso il seminterrato.
Sento delle voci femminili il che mi fa credere che Barbara e Candice sono di guardia alla cella, ma appena arrivato lì, davanti alla porta blindata aperta, non posso credere ai miei occhi.

Questo capitolo a parer mio è venuto particolarmente bene :') -saltando il pezzo iniziale

Cosa mai avrà visto Adam?
Aperto il banco delle scommesse!!!

A parte gli scherzi, spero che la scena tra Ivory d Adam abbia almeno un po' di intensità, o quel che è, e non che sia qualcosa di insensibile.
Evito di rileggerlo perché potrei finire per odiarlo :')

Lily&Guns - The KingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora