9 - Alive

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"Non è morto, è solo svenuto" qualcuno vicino a me sbuffa pesantemente. Sento che se aprissi gli occhi potrei trovarmi una lampada puntata in faccia pronta ad accecarmi. Il mio corpo è un unico dolore, dalla testa ai piedi niente sembra darmi sollievo. Se provassi a muovere le dita dei piedi potrebbero far male anche quelle.
"Va bene, faccio io qui, andate pure" un'altra voce parla e poi il suono di una porta chiudersi lascia lo spazio al silenzio.
"So che sei sveglio -una pacca sul petto poi delle dita sottili scendono fino all'addome che istintivamente si contrae per il dolore- Ti sei divertito immagino" il suo tono di voce fa sentire un'evidente smorfia. Picchietta con le dita su entrambe le braccia e poi sulle gambe facendomi contrarre ancora, un gemito di dolore esce dalle mie labbra quando mi tocca l'avambraccio destro.
Provo ad aprire gli occhi trovando una luce lieve al posto di un faro cosa che mi fa un minimo tranquillizzare.
"Finalmente" ridacchia la ragazza prendendo lo sgabello con ruote e sedendosi vicino al lettino.
"Dove sono?" provo ad alzare il busto stringendo i denti, mi sento come se cento coltelli si divertissero a bucarmi il corpo.
"Infermeria -riconosco Megan ridacchiare girando sullo sgabello per mostrare l'ambiente- quanto male hai da uno a dieci?" si ferma appoggiandosi con il gomito al lettino.
"Sette o sei -borbotto toccando un livido sullo stomaco- Mi avete usato come sacco da boxe?" le lancio un'occhiata preoccupata.
"Non ricordi? Hai fatto a pugni con Maria Antonia" ha un sorriso a trentadue denti che cambia diventando un ghigno arrogante.
"Sembri molto entusiasta di questa cosa" mi passo una mano sul viso trovandolo pieno di graffi, un occhio dolorante e il naso fasciato. Di bene in meglio insomma.
"Hai sconfitto Maria Antonia, anche se dopo qualche secondo sei svenuto" scrolla le spalle. Si alza dallo sgabello e prende dei vestiti impilati su un tavolo per poi porgermeli. Indosso la mia felpa con qualche difficoltà e poi la giacca.
"Che ore sono?" chiedo sospirando profondamente e cercando di alzarmi da quel scomodissimo lettino. Rischio di cadere con la faccia a terra per un improvviso dolore alla caviglia destra ma torno in piedi prendendo un sospiro di incoraggiamento.
"Le otto meno dieci, perché?" e scrollo le spalle scompigliando i capelli più di quanto non lo siano già realizzando poi cosa significasse quell'orario.
"Cazzo -il mio sguardo si punta sulla porta, devo tornare a casa entro dieci minuti- I corsi di recupero. Devo tornare a casa" tocco tutte le tasche trovando le chiavi della macchina nella giacca insieme al cellulare. Spero vivamente che non abbiano già controllato la mia roba, probabilmente adesso sarei già morto.
"Chi mi dice che non andrai a confessare tutto alla polizia?" mi blocca il passaggio e non posso far a meno di ridere. Penso di essere l'ultima persona a poterlo fare. Sono in due società segrete diverse, una contro l'altra, le cose si fanno più interessanti giorno dopo giorno.
"Io, chi se no?" la sorpasso uscendo dalla stanza e trovando subito il lungo corridoio. Sento i tacchi di Megan alle mie spalle, e solo adesso mi rendo conto che tutto il centro di ricerca è vuoto.
"Theo!" mi chiama ma in questo momento non posso star troppo ad ascoltarla.
Mi giro verso di lei continuando a camminare velocemente all'indietro: "Tornerò tra circa cinque ore, se non avrò un'altra montagna di esercizi" trovo la porta aperta e l'ascensore già aperto, cosa che mi fa stupire ancora di più.
Sento un dolore incredibile alla spalla che mi fa ricordare come Maira Antonia mi abbai tirato giù saltandomi poi addosso con una gomitata nello stomaco. Sento il dolore solo a pensarci.

L'ascensore sembra impiegarci un secolo ad arrivare a piano terra. Mi appoggio ad una delle pareti e chiudo gli occhi, non so con quale strana forza sia riuscito ad arrivare fino a qui ma adesso se muovessi anche solo un muscolo potrei piegarmi in due dal dolore. Dopo interminabili minuti riesco ad uscire dal grattacielo e raggiungere la mia macchina. Appena seduto al posto guida mi sento come se fossi più al sicuro. Sospiro mettendo in moto e guido velocemente fino a casa sperando che il professore non sia ancora arrivato. Cinque minuti dopo parcheggio velocemente e anche male, mi avvicino al portone trascinando i piedi fino alla porta di casa mia dove trovo il professore suonare al campanello e sbuffare stufo.
"Ci sono, sono qui" ansimo raggiungendolo, mi sembra di aver fatto dieci rampe di scale di corsa.
"Cosa diamine hai fatto?" mi guarda male spostandosi dall'uscio della porta e io apro lasciandolo poi entrare. Non se dirgli esattamente della mia situazione attuale e quindi spiegargli il perché di questi lividi e tagli e quant'altro. Ma Brandon ha detto che è uno dei nostri, quindi la prima cosa che mi passa per la mente e guardargli la mano destra, e trovo l'anello nero.
"Non so se Brandon ti ha raccontato tutta la faccenda o se è arrivata voce anche da te... -lo lascio accomodare in cucina mentre mi tolgo la giacca- sono in missione, e diciamo che per riuscire a compiere un pezzo della missione ho dovuto fare a botte" escludiamo il soggetto da cui mi sono fatto pestare.
"Brandon? Brandon Larracuente?" chiede ansioso e quasi spaventato che potessi fargli qualcosa. Adesso non so se presentarmi come figlio di Brandon o come figlio di Cole, non abbiamo parlato di questa cosa e dall'auricolare che stranamente ho ancora nell'orecchio non mi arriva nessun suggerimento.
"Si... Faccio parte della famiglia -cerco di trovare una soluzione migliore, ma non mi viene nulla quindi non cerco di cambiare la frase- sono un parente stretto, molto stretto" i suoi occhi si spalancano come se avesse appena realizzato di avere la regina Elisabetta davanti e mi viene in contro con fare sconvolto.
Spero non si inginocchi ai miei piedi.
Mi tocca il viso e una ciocca di capelli: "Non ho fatto caso alla somiglianza che c'è tra te e il Capo, è incredibile"
"Già, vero?" Ridacchio nervosamente cercando di accompagnarlo al tavolo per cominciare questa dannata lezione.
Preparo il caffè nella speranza che sia migliore di quello di ieri e gli porgo la tazza.
Mi sta venerando con gli occhi e penso di non essermi mai sentito così in imbarazzo.
Tossisco per richiamare la sua attenzione e gli metto davanti i miei compiti con fare abbastanza infastidito bevendo il mio caffè dallo stesso gusto del giorno prima: "Possiamo cominciare? Ho delle cose da fare".

Quindi Theo aka Adam è vivo, anche dopo che una vecchietta l'ha macellato un po'.
Non so che dire su Megan. È....Una ragazza, capo dei messicani :p
Il nostro professore sembra cagarsi in mano al sentire il nome "Larracuente" e lecchina un pochino.
Adam non ha voluto dire esattamente chi fosse essendo ancora in missione, ma il professore non ci ha impiegato molto a capire.
Dettagli
Come va?
Io ho appena passato il pomeriggio a spostare mattoni dopo esser stata ad un matrimonio, ieri...
Vacanza, mi dicevano.
Poi ti ritrovi a lavorare più di quello che fai a casa

Mi sono accorta di aver pubblicato il 10 prima del 9 pf

Lily&Guns - The KingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora