22 - Hospital

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Esco fuori dal boschetto con mia madre nelle braccia sanguinante.
Perché mi ha coperto? Perché ha dovuto prendere il colpo al posto mio?
"Cosa è successo?" Brandon mi corre in contro e appena vede il viso di mia mamma lui sbianca cominciando ad urlare per far ripulire il posto.
"Portiamola via da qui" mi afferra per un braccio e mi tira verso la sua auto aiutandomi a metterla nei sedili posteriori sulle mie gambe.
Guida velocemente mentre parla con Luke al cellulare per farlo andare in ospedale ma non riesco a concentrarmi sulle sue parole.
Tengo una mano sul collo di mia mamma cercando di controllare il suo battito, il proiettile è veramente vicino al cuore e sto lottando contro me stesso per non fare qualche cazzata.
Avrei dovuto far più male a Megan, il coltellino che le ho lanciato non è nulla, avrei dovuto finirla per bene.
Inizialmente ho avuto una vaga idea di risparmiarla, adesso sarà meglio che marcisca all'inferno.
"Com'è?" Brandon mi risveglia dai miei pensieri.
"Ha il battito molto lento -borbotto singhiozzando, non mi ero nemmeno accorto di aver cominciato a piangere- Non posso perderla, papà, non adesso" faccio fatica a parlare talmente son forti i singhiozzi.
"Vedrai che andrà tutto bene" mi guarda con un sorriso fiero attraverso lo specchietto e spero abbia ragione perché dopo non aver vissuto con lei la maggior parte della mia vita non voglio perderla adesso.

"Dobbiamo stare molto attenti a non danneggiare maggiormente gli altri organi" sento la voce di Luke all'interno della sala operatoria. Sono qui da soli cinque minuti e già non ho più pazienza.
L'unica persona con cui voglio parlare adesso è solo mia madre, Brandon ha provato ad avvicinarsi ma ho distolto lo sguardo, sento ancora la sua mano sulla mia schiena. È silenzioso e lo ringrazio, probabilmente sa come mi sento.
"È la prima volta che mi chiami papà" sussurra ad un certo punto e sembra come se tutto il chiacchiericcio nella sala d'attesa si sia interrotto mettendo il mondo in pausa.
Cosa dovrei rispondergli? Non ne ho la più pallida idea.
È uscito fuori normalmente, non ho pensato alle mie parole, anche se più volte nella mia vita mi sono ritrovato a chiedermi se dovessi chiamarlo papà, dopotutto lo è.
"Papà" ripeto lanciandogli un'occhiata veloce a cui sorride.
"Io non sono nato per volontà vero?" Incrocio le braccia al petto appoggiandomi allo schienale della sedia.
"No, non penso -guarda i suoi piedi pensieroso- No, decisamente no, dato che sono quasi morto quando tua mamma è andata via"
"Mamma mia che coppia" ridacchio roteando gli occhi al cielo.
"Che ci puoi fare, tua mamma era persuasiva anche con l'atteggiamento di uno scaricatore di porto" lo guardo sospettoso.
Penso che nel profondo provi ancora qualcosa verso lei, e mi chiedo come abbia potuto lasciare che si sposasse con suo fratello.
Insomma, ha provato a sposarla in qualche modo ma poi Cole gli prende il posto è lui si sposa con Barbara. Come abbia fatto a sopportarla in questi anni come moglie ancora me lo chiedo.
Il suo cellulare squilla interrompendo i miei pensieri: "Pronto?"
Mi avvicino un po' per sentire le parole dall'altra parte della chiamata.
"Capo non siamo riusciti a recuperare i bambini..." Riconosco la voce di Dylan spaventata.
"Cosa vuol dire?"
"Sono morti capo" istintivamente mi allontano portandomi le mani sul viso. Come hanno potuto uccidere due bambini? Due bambini! È già tanto se sanno scrivere il loro nome e questi li uccidono.
"Clare? È viva? -chiede lui insicuro- meno male -sospira- Cole? -balbetta abbassando poi il capo- va bene, grazie Dylan, finite lì il lavoro e assicuratevi che non rimanga nessun spettatore, vi avvertirò se c'è qualche novità" riattacca sospirando.
"È successo tutto troppo in fretta" borbotto.
"Non sarebbe dovuta andare così" mi copro il viso con le mani, non voglio farmi vedere piangere, io non sono così. Porto le mani tra i capelli al limite della sopportazione tirando le ciocche ma Brandon mi tira i polsi stringendomi la testa con forza: "Sei un uomo forte, Adam, più di quanto tu lo possa immaginare, un uomo è un uomo ancora più forte quando mostra le sue debolezze: sfogati, urla, prendi a pugni un muro, ma non farlo mai da solo."
Le sue parole mi arrivarono come uno schiaffo, i suoi occhi puntati nei miei con l'obbligo di guardarli nascondono qualcosa che probabilmente non sono ancora pronto a sapere, l'abisso nero, la voragine che lo tortura sembra sfiorarmi per un momento e vorrei aver paura e scappare ma rimango lì, stringendomi al petto della persona che mia ha dato vita.
"Non fare il mio stesso errore" sussurra e lo sento a malapena.

Infinite ore dopo sono ancora seduto su una sedia nella sala d'attesa, per quanto odio aspettare non trovo la forza di volontà per uscire dal dannato ospedale. Brandon è finito da qualche parte nei corridoi dell'ospedale senza dire nulla, qualsiasi rumore mi da fastidio e vorrei sparare all'anziano che sta urlando per i corridoi per non so quale ragione.
Vorrei anche lanciare il mio cellulare a terra appena suona ma il nome sullo schermo ruba tutta la mia attenzione.
"Adeline?" Rispondo titubante. Non l'ho sentita da quando è finita la scuola, e dopo la festa di Brooke ho parlato con lei poco e niente, grazie a Jason.
"Hey Adam, meno male, pensavo di aver sbagliato numero" ridacchia imbarazzata.
"No, no... È giusto" sospiro, mi è difficile anche solo sorridere.
"Tutto okay?" Il suo tono di voce cambia darsticamente da allegro a cupo, preoccupato.
Lei non deve preoccuparsi per me, non ci conosciamo.
"Si tutto bene" asserisco sperando di essere credibile.
"Dove sei? Non ti ho più visto in giro nell'ultimo mese"
"Ero a New Orleans, per dei corsi di recupero"
"Capisco, ti va di incontrarci?"
"Adeline adesso non è un buon momento..." Sbuffo sperando di poter chiudere la chiamata il prima possibile.
"Immagino, chi stai aspettando?"
Rimango qualche secondo cercando di capire la sua domanda: "Cosa stai dicendo?"
"È da tanto che sei qui?" Una persona si ferma davanti a me e quando alzo lo sguardo riconosco subito i capelli rossi di Adeline.
"Cosa ci fai qui?" La guardo confuso chiudendo la chiamata.
Si siede nella sedia al mio fianco e sorride: "Sono venuta a visitare mia nonna, ormai manca poco"
Sposto subito lo sguardo portandolo ai miei piedi. Non posso sentire nulla di simile riguardo mia mamma.
"Tu? Perché sei qui?"
Mi mordo un labbro: "Mia mamma è in sala operatoria"
"Oh..." Si ammutolisce e una grande tensione si crea tra di noi.
"Passerà" spero.
Sospiro appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi.
"Vuoi fare un giro? Magari ti farà sentire un po' meglio"
"No, grazie, penso che resterò qui ad aspettare"
"Dai, voglio farti vedere una cosa" mi tira un braccio e vorrei urlarle contro ma lei non ha nessuna colpa, non posso prendermela con chiunque per cosa sta succedendo.
Sbuffo pesantemente alzandomi con malavoglia, magari mi farà bene.
"Cosa vuoi farmi vedere?"
Usciamo fuori dall'ospedale e proprio davanti alle porte, nel mezzo del parcheggio c'è una grossa moto nera verso la quale Adeline si dirige.
"Wow wow wow, aspetta" mi fermo a qualche metro.
"Adeline Sullivan, innocente ragazza dai capelli rossi e lentiggini guida una Triumph Speed Triple?"
"Tutti hanno un segreto" mi guarda ovvia salendo in sella.
"E il tuo segreto è una moto total black?"
"Questo... È una parte del segreto" mi fa cenno di salire porgendomi un casco.
"Ragazza... Mi incuriosisci sempre di più"

Heylaa gente :D
Rieccomi, non sono morta.
Probabilmente nessuno conosce Adeline perché il nome l'ho messo solo adesso.
In poche parole Adeline è la ragazza di cui si parla nel extra di Lily&Guns - The Heir, l'amica della sorella di Jason che era presente alla festa di Brooke.
Si è un po' confuso, ma Ehy! Vi presento Adeline.
:D

Lily&Guns - The KingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora