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"Un vero genio" mi disse Savannah quando le raccontai come mai me l'ero data a gambe scorgendola da lontano: "Jeremy è a capo di un miliardo di attività diverse ed è piuttosto pedante con tutte".

"Davvero"? Domandai incuriosita, di primo acchito avrei detto si trattasse di un emerito cazzone: uno di quei figli di papà che gioca a fare il ribelle, non che uno così non possa avere interessi ma, normalmente, badano bene a mostrarli in pubblico pur di tenere il loro personaggio da duro. Categoria che non sopportavo assolutamente.

"Boh, forse non così tante, ma vien sempre a far propaganda, lo incontrerai ancora".

Guardai Savannah timorosa, certo, ero consapevole che prima o poi l'avrei rivisto e, probabilmente, non avrei più potuto recitare il ruolo della francese, ma non avrei immaginato sarebbe stato per forza presto; l'orologio mi distrasse dalle mie preoccupazioni: dovevo darmi una mossa se volevo arrivare per tempo.

Salutai la mia amica con un bacio sulla guancia, poi, mi recai al corso d'introduzione alla biochimica; decisa più che mai a fiondare la testa sui libri e pensare solo alla biologia, che a quanto sembrava dai miei orari, era la materia predominante del martedì. Introduzione alla biochimica, introduzione alla biologia e laboratorio di biologia solo la mattina. Biologia molecolare il pomeriggio, e poi, siccome ero pazza, avevo deciso di prendermi pure un corso opzionale di antropologia medica. Avevo ben altro a cui pensare che non fosse la mia figura di merda con il figo della scuola.

La mattina trascorse tranquilla. Più o meno... stare dietro alle spiegazioni dei professori, nonostante fosse il primo vero giorno di scuola e quindi fossimo solo ai fondamentali, mi risultò più difficile del previsto. L'anno di pausa mi aveva addormentato il cervello a livello di studio e mi parve di non essere più in grado di seguire due ore di lezione senza perdere la concertazione.

Mi risollevai il morale durante il laboratorio, nonostante nella vita fossi costantemente impacciata ero una che amava la pratica più della teoria. In questo senso avevo scelto un campo ingrato, perché prima di poter praticare il mestiere avrei dovuto aspettare un sacco di anni, ma nel frattempo questi laboratori mi andavano benissimo: mi permettevano di mettere in pratica le cose imparate sui libri, e solo così, avevo la sensazione di averle capite davvero. Non vi era nessun altro modo, i concetti teorici che studiavo a memoria rimanevano astratti finché non riuscivo a riprodurli fisicamente davanti a me, per questo non ho mai amato le materie umanistiche.

L'ora del pranzo arrivò abbastanza velocemente, e fu un gran sollievo poter fare una pausa. L'università mi parve fin troppo tosta, e grande, ebbi un momento si smarrimento cercando il ristorante indicatomi da Savannah. Il Danforth dining center, dove ci sono anche le cose vegan, mi aveva scritto, ma che razza d'indicazione era? Maledii Savannah e le sue manie alimentari, che non duravano mai più di qualche mese, e cominciai a guardarmi intorno alla ricerca di un Dining Center di cui non vedevo traccia. Camminai ancora, superando un altro corridoio, poi mi decisi a chiedere aiuto.

Domandai ad un gruppo di ragazzi quale direzione dovessi prendere, e loro, ridendo, mi fecero notare che a pochi passi da me c'erano delle casse, degli stand con il cibo e l'insegna Dining Center proprio sopra di me. Risi anche io per la mia sbadataggine, loro mi tranquillizzarono dicendomi che era normale sentirsi persi i primi giorni, ma che presto avrei percorso l'intero campus ad occhi chiusi. Ringraziai i ragazzi, poi raggiunsi Savannah ai tavoli del Danforth Dining Center a passi veloci. Non vedevo l'ora d'inghiottire del cibo, che fosse pizza o altro: a causa dell'ansia da primo giorno non avevo fatto colazione, stomaco e cervello stavano cominciando a protestare a gran voce. Non ero brava a resistere alla fame, anzi, in passato avevo sofferto di crisi di fame piuttosto violente. Diventavo una pazza furiosa finché finalmente non trovavo del cibo.... a dire il vero mi erano capitate solo mentre ero con "lui" e, beh, siccome poi non avevo più avute le avevo imputate al forte disagio che stavo vivendo in quel periodo.

Quel disastro meravigliosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora