"Ok", mormorai ancora immobile.
Clayton scese dall'auto ed andò all'altro lato per aprirmi la portiera: "Vai e torna vincitrice" sussurrò tendendomi la mano ed invitandomi a scendere: "quando c'è di mezzo il cuore non c'è miglior cosa da fare che non sia seguirlo in tutte le sue follie", aggiunse con l'aria di chi la sapeva lunga.
Gli sorrisi sperando con tutta me stessa che avesse ragione, poi, in un attimo, entrai nel pub affollatissimo.
La musica mi rimbombò nei timpani, procurandomi un immediato mal di testa; la quantità di persone m'impedivano una buona visuale e scorgere Jeremy mi risultò impossibile. Se in auto raggiungere Jeremy e placarlo m'era sembrata una buon'idea, in quel momento me ne pentii amaramente e desiderai attendere il giorno seguente per cercare un chiarimento normale. Meditai sul da farsi, senza riuscire a prendere una vera decisione.
Inalai l'aria, come mio solito, mi venne in mente Jeremy quando mi scherniva dicendo che assomigliavo ad un cane... un sorriso amaro spuntò sulle mie labbra e mi decisi: l'avrei trovato e gli avrei gridato quanto deficiente fosse ad aver anche solo pensato che avrei potuto fare qualcosa con il suo amico. E che era stato arrogante a non cercarmi dopo avermi trattata in quel modo, quel pomeriggio.
Scansai la gente con decisione, convinta di raggiungere il palchetto su cui, da lì a poco, si sarebbero esibiti i gruppi musicali emergenti per avere una visuale migliore di tutto il parterre. Mentre mi facevo largo tra la folla le narici si riempirono di un profumo conosciuto e familiare: Jeremy. Doveva essere nelle vicinanze per forza di cosa, mi dissi sempre più decisa a trovarlo per cantargliene quattro.
Mi girai di scatto, quasi cosciente di trovare Jeremy alle mie spalle, e fu così che il mondo mi crollò addosso. Jeremy era lì, con i suoi ricci e il suo profumo e i suoi occhi verdi, che baciava intensamente una bionda coi capelli a caschetto.
Restai immobile a fissarlo alcuni minuti, sperando che si accorgesse di me per potergli sputare in un occhio.
Come aveva potuto? Io ero corsa fino a lì sperando di chiarire una cosa che non avevo fatto e lo trovavo già fra le braccia di un'altra? Dopo tutto quel che mi aveva fatto quel pomeriggio? Non avrebbe dovuto essere costantemente alla mia porta a rassicurarmi e farmi stare bene?
Invece no.
Prima era sparito, poi era tornato all'improvviso per incazzarsi per nulla, e ora se ne andava al pub a scoparsi la prima che capitava?
Le lacrime salirono agli occhi e non potei fare nulla per ricacciarle indietro, tutti i piani di vendetta che avevo meditato in quei secondi: lanciargli una bibita addosso, fargli fare una figuraccia davanti a tutti, compreso gridare come un'ossessa tutto il mio odio per lui; svanirono in quegli istanti.
La ragazza si voltò e vide che li stavo fissando a bocca aperta: "Cazzo vuole sta stronza che fissa", disse rivolta a Jeremy. Prima che Jeremy potesse voltarsi io ero già svanita. Corsi a più non posso in mezzo al corridoio del pub non curante della gente, spintonando e sgomitando contro tutti, arrivai presto a varcare la soglia d'uscita.
Sentii una fitta al cuore, l'aria mancarmi nei polmoni. Spalancai la porta del locale e tentai di inalare aria a grandi boccate sperando di sentirmi meglio, ma non servì a niente. Il fiato continuava a essere corto e il respiro si fece via via più affannoso, un buttafuori mi notò e venne in mio soccorso: "Tutto bene signorina"?
"Credo", risposi mentre mi si annebbiava anche la vista.
"C'è qualcuno con te"? Annuii, sentii la voce del buttafuori in lontananza, domandarmi dove fossero i miei amici, e io tentai d'indicare l'automobile di Clayton con un vago cenno, poi le palpebre diventarono talmente pesanti che mi fu impossibile tenere aperti gli occhi, mi adagiai a terra provando sollievo al contatto del terreno fresco sulla mia pelle che restituiva leggerezza alla mia testa pesante solleticandola con una specie di lieve formicolio.
Quando mi risvegliai mi trovavo nell'auto di Clayton, Savannah, Ethan e Clayton mi stavano fissando preoccupati: "Come stai"? Gridò subito Savannah vedendomi riaprire gli occhi.
"Sono svenuta"? Domandai io senza capire cosa fosse successo.
Gli altri annuirono, ancora scossi, mi spiegarono che mi aveva portata sino lì il buttafuori, a cui avevano chiesto se non fossi accompagnata da un tizio ma lui aveva risposto di no, che ero da sola.
"Allora gli ho detto che se vedeva un tizio che ti cercava poteva pure prenderlo a calci, così sulla fiducia", mi spiegò Savannah cercando di sdrammatizzare il tutto.
Quanto avrei voluto essere solo con lei, ora che avevo ripreso i sensi la mia mente era subito andata a parare lì: alle immagini di Jeremy avvinghiato a quell'altra, che si permette pure di chiamarmi stronza.
Cercai di spiegare in breve a tutti quel che avevo visto, di come ero fuggita e dello svenimento nel giardino del pub. Tentai di non mostrare i miei sentimenti agli amici di Jeremy per non dargli nemmeno quella piccola soddisfazione di sapere per certo quanto mi avesse fatta soffrire, nemmeno tramite loro, ma non riuscii a ricacciare le lacrime che presto presero a scendermi copiose sul volto.
"Che vi devo dire, è così no quando si ha a che fare con Jeremy... Bisogna accettare la sua follia", dissi tentando maldestramente di ripetere le parole di Clayton.
"Che cretino, è proprio cretino", sbottò Clayton ad un certo punto.
"Oh si, ma gli daremo tante di quelle pedate nel culo che..."
"Lasciate stare ragazzi", interruppi entrambi: "voglio solo dimenticarmi della sua esistenza per un po' "
I ragazzi annuirono con scarsa convinzione, mentre Savannah continuò a fissarmi preoccupata.
"Voglio solo andare a casa", implorai tutto il gruppo vedendo che nessuno aveva intenzione di muoversi.
La strada del ritorno mi sembrò ancora più lunga, le luci m'apparirono quasi troppo forti e stonate, le immagini di Jeremy e la tipa coi capelli a caschetto non si levarono dalla mia mente continuando a riaffiorare per tutto il tragitto. Guardai distrattamente fuori dal finestrino, cercando di non far sgorgar le lacrime dagli occhi, senza proferire una parola.
"Voglio solo dimenticarmi di lui", mormorai ancora a Savannah una volta arrivate a casa. Lei mi abbracciò forte: "Lo so", mi sussurrò all'orecchio stringendomi forte
"Lo so".
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Quel disastro meraviglioso
ChickLit"E chi sarebbe stato tanto scortese nei suoi confronti"? Continuò con il suo sarcasmo snervante. Mosse un passo verso di me e io mi sentii svenire. Percepii un fremito attraversarmi il corpo: partire dalla gamba sinistra espandersi fino alla punta...