4

3.5K 85 7
                                    


"No Fanny non voglio sentire ragioni"! Annunciò Savannah ferma davanti all'auditorio: "Tu ci vieni e basta, anche se sei una demente che si è ficcata in un guaio che manco un bambino di sei anni..."

Perché la mia amica doveva avere sempre questa cruda brutalità nel dirmi le cose? Mi domandai osservandola mentre si lisciava i capelli già lisci, appoggiata al mio armadietto. Riusciva ad essere elegante in qualsiasi momento, anche quando aveva l'aria imbronciata e stanca: la sua postura era perfetta e si notavano i tanti anni di danza classica l'avevano forgiata nell'anima e nel corpo.

Io, sempre più sgraziata, non ero in grado di reggermi su dei tacchi a spillo sui quali lei talvolta ballava le variazioni dalle sfumature più moderne. Una linguista ballerina, e infatti aveva scelto di seguire entrambi i curricula all'università, con non pochi sforzi. Se io ero stata pazza ad aggiungere corsi opzionali alla mia tabella, lei era stata completamente psicopatica a scegliere addirittura due indirizzi: teatro e linguistica.

"Non lo so Savannah, non lo so.... non mi sento ancora pronta", replicai io sapendo che fosse una risposta poco convincente e che il vero motivo per cui non avevo nessuna voglia di partecipare alla festa era lui. Jeremy. E la figura di merda che finalmente avrei dovuto fare.

"Tolto il dente tolto il dolore Fanny", rispose lei prima di accorgersi, insieme a me, che Jeremy era affianco a noi e ci stava fissando da un periodo di tempo che non avrei saputo definire. Guardai Savannah impaurita che alzò le spalle scuotendo la testa per indicarmi che, lei pure, non aveva idea di quanto fossi nella merda.

"Fanny Lee Perez lei è dunque una mitomane"? Chiese lui non appena incrociò il mio sguardo: "O trovi divertente prendere per il culo le persone in generale"? chiese lui più serio avvicinandosi a me. Per un momento mi sembrò seriamente scocciato, e da un lato lo capivo, ma dall'altro non comprendevo il perché di tanta pesantezza, non aveva altro a cui pensare che non la mia finta provenienza? Ero sicura di sì

Mi domandai anche come fosse possibile che questo tizio mi si parasse davanti ad ogni istante? Non avevo conosciuto alcuna altra persona all'infuori di lui in tutto il campus, non avevo visto due volte il medesimo volto, né nelle giornate di presentazione né durante le lezioni del giorno prima, perché era già la terza volta che incontravo lui? Aveva deciso di passare la vita davanti al mio armadietto per mettermi in imbarazzo ogni giorno? Che gioco era?

La mia mente cominciò ad elaborare strani complotti ai miei danni attuati da bei giovani, ma non mi fu consentito divagare troppo, poiché ad interrompere il flusso dei miei pensieri fu Savannah.

"Jeremy è solo una demente che si è ritrovata a dire una stronzata e poi non ha più saputo come cavarsi dall'impiccio".

Lui guardò Savannah sorpreso, poi si voltò verso di me: "Perché"?? Domandò allora un po' accigliato, ed io rimasi ammutolita.

Avrei voluto dirgli tante cose, ma non ne seppi dire mezza. M'impedii di scappare solo per non ripetere le stesse scene del giorno precedente, dunque mi limitai a starmene lì, immobile, cercando di trattenere le lacrime uscire dagli occhi a causa dell'imbarazzo. Jeremy restò impalato, quanto me, a fissarmi.

La scena mi parve eterna: "Riccioli d'oro, crescendo mi sono abituato che quando pongo una domanda le persona poi mi rispondano", sibilò con fare deciso.

Savannah mi diede un colpo col gomito e io la guardai supplicandola con gli occhi, ma la nostra abituale telepatia non funzionò, o forse Savannah fece apposta, ma anziché venire in mio soccorso si congedò con una scusa qualsiasi come che stava iniziando la sua lezione. Lei, che nella sua vita non aveva idea di cosa volesse dire arrivare puntuale.

"Sto aspettando eh, che hai la voce e sai parlare l'inglese lo sai mentre dicevi alla tua amica che non saresti andata alla festa sabato sera. La mia festa, tra l'altro", mentre parlava s'avvicinò ancor di più e posò una mano contro il muro, affianco alla mia spalla.

"Allora"? M'incitò lui: "Mi sto spazientendo"

"È che sono una maledetta stupida" dissi poi tutto d'un fiato abbassando lo sguardo, non abbastanza rapidamente per perdermi il suo ghigno.

"Cara Fanny, di questo mi ero reso conto già vedendoti parlare da sola... Non hai pensato che ti avessi sentita parlare in inglese sin dal primo momento"? Rise di gusto ed io avvampai, capii che Jeremy mi aveva presa in giro sin dal principio ed aveva retto il gioco sino a quel momento, pur sapendo la posizione in cui mi trovavo.

Provai la sensazione di volergli scaraventare qualche cosa addosso, ma i miei quaderni non mi sembrarono abbastanza pesanti per lo scopo, così gli diedi uno spintone che lo fece barcollare e me ne andai senza dire nulla.

Mi sentii così stupida ad aver recitato la parte della francese quando lui non mi aveva creduta sin dal primo minuto, ed aveva continuato a prendermi in giro. E chissà quali risate si era fatto con i suoi amici dopo avermi incontrata al Dining Center, pensai.

Rimproverai me stessa ripetute volte, prima di raggiungere l'auditorio e dedicarmi all'anatomia.

Presi posto in fondo all'auditorio, ma anziché alle ossa badai piuttosto ad escogitare un piano di fuga che non prevedesse passare dall'uscita principale. E ad un modo per raggiungere i miei corsi senza dover passare in alcun modo dal campus... come il teletrasporto. Pensai che le uniche alternative fossero rimanere a lezione fino a notte fonda e poi scassinare la serratura, o dormire direttamente in classe, accamparmi nella 201 dove si svolgevano la maggior parte dei miei corsi obbligatori. L'importante era raggiungere la prima aula, tutti gli altri corsi li avrei per forza dovuti raggiungere mischiandomi alla folla.

E alla festa non ci sarei andata. Non vi sarebbe stata parola di Savannah capace di convincermi del contrario.

Tentai di concentrarmi sulla lezione di anatomia, ma la mia mente continuava a tornare sulla tremenda scenetta di poco prima: nella mia vita non mi ero mai sentita così infinitamente piccola di fronte ad un'altra persona, non mi ero mai vergognata così tanto.

Ripensai alla perfidia di Jeremy, non aveva dato cenno di sospettare nulla aspettando la mia confessione, è vero, ero stata stupida ma perché aveva voluto umiliarmi così?

E perché invece di detestarlo continuavo a provare quella fitta allo stomaco? Non ci eravamo praticamente mai parlati, se non per quei brevi istanti in cui io mi fingevo francese, ma lui sapeva benissimo che non lo fossi.

Pensai automaticamente a Killian e a quanto amasse farmi sentire inferiore e la fitta allo stomaco passò all'istante, anche Jeremy era uno di quei maleddettissimi bastardi, e io non avevo intenzione di ricascarci. Anzi, decisi in quel momento che gliel'avrei fatta pagare anche in nome di tutto quello che avevo vissuto: sarei andata alla festa e me ne sarei sbattuta alla grande di Jeremy. L'avrei fatto sentire un coglione per avermi umiliata in quel modo, poi l'avrei ignorato per il resto della serata divertendomi con la mia amica e conoscendo nuove persone. Non avevo più intenzione di darla vinta agli arroganti.

Quel disastro meravigliosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora