Arrivai a scuola trafelata, come se avessi appena percorso cinque chilometri a corsa, e invece ero solo provata dal troppo pensare.
Cercai di evitare i corridoi principali per non incontrare Jeremy, al quale stavo pensando ossessivamente. La discussione con Savannah mi aveva fatto voglia di restar sola, così evitai ogni possibile contatto umano per tutta la mattinata.
Purtroppo non potei fare lo stesso in pausa pranzo, nonostante tentai d'andarci più tardi del solito e l'idea di recarmi al connections, dove non mangiavo praticamente mai.
Purtroppo come afferrai il vassoio sentii la voce di Clayton chiamarmi: "Ehi Fanny siamo qui" gridò sbracciandosi, tutti gli studenti presenti al connections si voltarono, prima verso di lui, poi verso di me. Arrossii, chinai il capo e continuai a servirmi cercando d'ignorare Clay che gridava il mio nome a squarciagola. Gli lanciai un'occhiataccia che non bastò a farlo smettere: "Fanny dai muoviti non vogliamo passare la giornata in pausa pranzo".
Jeremy, seduto accanto a lui, con le braccia conserte e uno stuzzicadenti in bocca restò muto a fissarmi. Sentivo il suo sguardo profondo su di me, lo potevo percepire ogni secondo, anche quando non ero voltata. Clayton gridò di nuovo il mio nome, mi voltai pronta a mandarlo al diavolo, ma qualcuno mi precedette.
"Dacci un taglio", tuonò ad un certo punto Jeremy rivolto al suo amico. Si alzò e venne verso di me, mi poggiò una mano alla base della schiena e sussurrò: "Se vuoi ti faccio compagnia mentre pranzi, possiamo mangiare a un altro tavolo".
Tutta la mensa ci stava fissando, ero nell'imbarazzo più totale, guardai Jeremy supplicandolo con gli occhi di salvarmi da quella situazione. Lui capì.
"Ho un'idea", disse sottovoce, vidi un lampo di follia balenare nei suoi occhi: in un attimo mi strappò il vassoio dalle mani e mi ordinò di seguirlo. Lo seguii senza batter ciglio fuori dal connections, ovunque mi sembrò un posto migliore che là, dove mi sembrava di avere un pubblico che osservava ogni mio movimento. Superammo la biblioteca principale a passo veloce mentre lui ancora reggeva il mio vassoio, arrivammo in un antro del corridoio buio, Jeremy a quel punto mi ripassò il mio vassoio.
"Tieni, ora ho bisogno di usare le mani", mi spiegò. Estrasse un bastone con un gancio sulla cima da non so dove, e con quello apri una botola sul soffitto che non avevo mai notato fino ad allora e che non osai chiedere a Jeremy come mai sapesse della sua esistenza.
"Tu porti il bastone e io il vassoio"? Domandò entusiasta, io annuii. Una volta in cima Jeremy accese la sua fedele torcia, poi mi aiutò a salire e richiuse la botola su di noi.
"Non ci può disturbare nessuno qui", disse sorridendo.
"Tranne il preside" risposi ridendo.
"Nemmeno il preside, tranquilla", m'assicurò lui senza spiegarmi su quali basi poggiassero le sue certezze. A detta mia, certo non solide.
"Passi la vita a cercare angoli segreti in cui passare il tuo tempo da solo"? Domandai sorpresa, come diamine era arrivato a conoscere la soffitta segreta della scuola, sapere dove trovare il bastone per aprirla e tutto il resto?
"Non passo la vita a cercare angoli segreti", tagliò corto lui senza fornirmi ulteriori delucidazioni.
"È solo che ogni tanto ho voglia di stare solo, e in casa mia non è facile", sospirò dopo un momento.
Potevo capirlo, i suoi amici sapevano essere davvero invadenti, e Jeremy, così riservato, doveva sicuramente far fatica a sopportarli nei suoi momenti no.
"Quindi Riccioli d'oro guardi un po' anche questa volta in quale magnifico meandro l'ho portata" disse assumendo il tono solenne di quando mi scherniva.
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Quel disastro meraviglioso
أدب نسائي"E chi sarebbe stato tanto scortese nei suoi confronti"? Continuò con il suo sarcasmo snervante. Mosse un passo verso di me e io mi sentii svenire. Percepii un fremito attraversarmi il corpo: partire dalla gamba sinistra espandersi fino alla punta...