14.

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Il cielo profumava di pioggia quando lasciammo il ristorante, la strada era illuminata da una luna già alta e dal sorriso di Jery. Il cuore mi batteva all'impazzata, il mio cervello era in panico totale e non riuscì ad elaborare nemmeno mezzo pensiero coerente o sensato durante il tragitto.

"Sta per piovere", gli dissi prima che raggiungessimo il suo trabiccolo, come per spezzare il silenzio.

"Sono tanto noioso"? Mi domandò lui ridendo.

"Noioso tu????" Ribattei io incredula, lui alzò un sopracciglio e mi fece gesto di continuare a parlare.

"Da quando ti ho conosciuto la mia vita non è certo noiosa" scherzai.

Jeremy mi diede un colpetto e mi prese in giro come suo solito: "Questo perché prima di conoscermi non facevi mai niente, ci voleva poco per rendere la tua vita meno noiosa".

Non che avesse torto, salvo la mia esperienza, breve ed intensa, all'estero, non avevo mai fatto alcunché nella vita... tranne la brava fidanzata.

Nemmeno quelle serate brave che normalmente gli adolescenti collezionano. Ero una persona noiosa e ne ero consapevole, a me piacevano la noia, il divano e le ciabatte.

Glielo dissi ridendo e lui mi sembrò rabbuiarsi per un istante, poi mi prese la testa con due mani per costringermi a fissarlo, le mie gambe erano di gelatina e fu difficile non sciogliersi lì, davanti a lui, in quel preciso momento.

"Fanny, anche la mia vita non è certo noiosa da quando TU sei piombata dentro all'improvviso. Sei speciale, sei diversa, non sei noiosa".

Le sue parole mi sorpresero non poco, da quando Jeremy era diventato un campione di empatia e un motivatore emozionale? Mi mordicchiai il labbro non sapendo che rispondergli, non sapevo nemmeno quanto credere alle sue parole che mi sembrarono dette per consolarmi e non rovinare il momento, più che per farmi dei veri complimenti.

"Comunque non sta per piovere", cambiò discorso lui mollando la presa e porgendomi il casco.

"Sta per piovere", ribadii convinta afferrando il mio casco: "Ho annusato l'aria".

"Hai annusato l'aria"? Jeremy mi guardò incredulo, scoppiando in una fragorosa risata.

"Sei per caso un cane? Un lupo mannaro? Per questo ogni tanto poi sparisci"?

Jeremy aveva voglia di scherzare e io non me la sentii di dirgli che ero sparita, per un tempo evidentemente troppo breve, solo a causa sua.

"Annuso l'aria come tutti gli esseri umani abituati a stare all'aperto" gli risposi scoppiando a ridere a mia volta.

Non so quanto impiegammo per raggiungere il loco ameno di Jeremy, il venticello leggero che s'era alzato durante la notte mi sfiorava la pelle sollevandomi appena il vestito mentre ripercorrevamo a ritroso la strada lungo il Genessee, quando Jeremy svoltò riconobbi la Genessee Forest, anche io adoravo quel bosco, anche se non vi ero andata molto spesso.

Jeremy fermò la moto e si sfilò il casco, scese reggendola per permettermi di scendere, ma, nel vedermi, s'imbambolò come uno stoccafisso.

"Mi hai visto le mutande? Che fissi"? Lo presi in giro io, questa volta.

"Magari ti avessi visto le mutande", esclamò lui entusiasta.

Replicai con un'espressione finto scioccata, e mi portai una mano alla bocca per sottolineare la sua impudenza. Jeremy scoppiò a ridere.

"Quindi l'anno prossimo cambio di curriculum e svetti su arti teatrali"? Rise di gusto, una risata piena e contagiosa a cui mi unii prontamente. Arrivai ad avere mal di pancia, nonostante fossi consapevole non fosse successo niente di così esilarante: era il momento ad essere speciale, era l'alchimia che c'era fra di noi a rendermi ebbra e ridanciana.

Quel disastro meravigliosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora