20.

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A casa trovai una Savannah fuori di sé, mi lanciò addosso tutto il mobilio del nostro salotto e dovetti aspettare che finisse tutto il suo repertorio d'insulti prima di raccontarle per filo e per segno come fosse andata.

"Povera Fanny innamorata", disse una volta che terminai il mio racconto. Savannah mi abbracciò forte e io mi lasciai cullare dall'abbraccio della mia amica, prima di cadere in un profondissimo sonno.

Mi svegliai ancora infreddolita, probabilmente un po' febbricitante, ma mi diressi comunque a scuola pronta ad affrontare la mia giornata con determinazione. Avevo già lasciato che l'affare Jeremy mi distogliesse dai miei doveri troppo a lungo, comunque fosse andata non avrei più dovuto permettermi di prestare scarsa attenzione ai corsi a causa sua.

Incontrai tutti i suoi amici nel tragitto dormitori - auditorio, che questa volta mi presero in giro per essere scomparsa ed aver fatto inquietare tutti.

Vidi Jeremy seduto sulla panchina, gli feci un cenno di saluto e lui picchiettò la mano accanto a lui, per farmi capire che dovevo andare a sedermi lì. Ci andai timidamente poiché non mi era chiaro a quale punto fossimo rimasti il giorno prima, non avevo idea se fosse ancora arrabbiato con me o meno siccome mi aveva congedata con quella frase criptica a proposito di darmi una lezione.

"Buon giorno riccioli d'oro" cinguettò allegramente.

"Buon giorno", risposi in un sussurro.

"Immagino anche tu abbia riposato troppo poco ieri"? Domandò sorridendo.

Assunsi un'espressione imbarazzata, le sue parole, nonostante fossero un segno di pace, mi fecero nuovamente sentire in colpa. Come lui si allontanava, mi sembrava evidente fosse lui lo stronzo; come mi stava vicino non potevo fare a meno di sentirmi colpevole e sbagliata.

Lui rise e mi scompigliò i capelli: "Scusa ieri se ti sono sembrato brusco e se quando mi hai fatto innervosire, per un attimo di ho piantata lì", disse poi tutto d'un fiato. Io rimasi impassibile, più per lo shock di averlo sentito scusarsi che altro.

Vedendomi ammutolita cominciò a darmi dei colpetti sulle spalle che si tramutarono poi in piccole spinte, io mi lasciai dondolare a peso morto, senza opporre alcuna resistenza, alla fine scoppiammo a ridere entrambi.

"È che mi sono davvero preoccupato quando mio fratello mi ha detto che avevano tutti telefonato a casa perché eri dispersa ed ero l'unico che forse sapeva dove trovarti".

"Ho capito", risposi soltanto: "Anche Savannah mi ha fatto una sfuriata" gli dissi sperando di strappargli un sorriso, e, soprattutto, rendergli noto che avevo capito davvero: non sarei sparita senza avvertire mai più.

"E ha fatto bene!" Esclamò con convinzione, i suoi occhi puntati nei miei mi fecero trasalire, aveva decisamente il potere di farmi sciogliere solo con uno sguardo, pensai.

"Perché continui a fissarmi"? Gli domandai con un tono finto-infastidito, sperando che smettesse di guardarmi in quel modo imbarazzante in mezzo alla scuola.

Jeremy sospirò: "Lo vuoi davvero sapere riccioli d'oro"?

"Certo che lo voglio davvero sapere se no mica te l'avrei chiesto", ribadii stizzita.

"Forse poi ti arrabbi, scappi in un bosco diverso e questa volta non ti trova più nessuno", mi schernì lui. Ottimo, gli era tornata la voglia di scherzare, pensai, peccato l'oggetto delle sue risate dovessi sempre essere io.

"Prometto che non scapperò", lo rassicurai aspettando che mi desse delucidazioni in merito al suo comportamento ambiguo. Cosa avrebbe mai potuto dirmi di tanto scabroso? Aveva immaginato di assassinarmi nel bosco?

"Va bene", sospirò lui: "è che ero molto arrabbiato ieri, quando mi hanno detto che eri scappata per colpa mia e io sapevo benissimo di non averti fatto niente".

Sul non avermi fatto niente avrei avuto da ridire, ma evitai d'interromperlo visto tutto il tempo che c'aveva messo a cominciare a parlare.

"Ho notato", dissi ironicamente ripensando alle urla con cui Jeremy mi aveva aggredita la sera prima.

"No, Fanny, non hai visto niente", rispose lui con una risatina amara e un po' inquietante, aveva davvero immaginato di uccidermi? Mi ero innamorata di uno psicopatico?

"Beh continua allora perché quello che hai da dire, giuro, non può essere peggio di quello che sto immaginando ora", lo incitai.

"Tu e la tua fervida immaginazione", rise lui.

"Continua, non perdere tempo" lo imbeccai.

"Allora quando ero in auto e guidavo come un pazzo per raggiungere il bosco, sperando di trovarti lì, ho immaginato che non appena ti avessi vista te l'avrei fatta vedere io... E ti ho immaginata, diciamo, in molti modi..." gli spuntò un sorriso, e nei suoi occhi intravidi un lampo di lussuria, non capii dove volesse arrivare ma avvampai lo stesso, sentivo il rossore evidente sulle mie guance e, ancora una volta, rimasi senza parole di fronte a Jery.

"... In molti modi"? Domandai timidamente, senza capire.

"Sì, in molti modi. E certi non riesco proprio a levarmeli dalla mente..." Jeremy lasciò appositamente la frase in sospeso, mentre continuava a divorarmi con gli occhi. Mi sembrò avesse voglia di prendermi lì, su quelle panchine in mezzo al campus, di fronte a tutti.

Quali molti modi poteva aver immaginato Jeremy? Mi domandai senza osare ripetere il quesito ad alta voce: "E quando ti sei arrabbiato la seconda volta"? Chiesi al posto di ciò che avrei voluto.

"Quando mi sono arrabbiato la seconda volta ho dovuto trattenere le mie mani che prudevano per non rovesciarti sulle mie gambe ed impartirti una sonora sculacciata, come avresti meritato", concluse lui strizzandomi l'occhio.

Trasalii, cosa diamine stava dicendo? Aveva immaginato di sculacciarmi? Erano questi i "molti modi" in cui mi aveva immaginata? Allora decisamente sì, mi ero appena innamorata di uno psicopatico? Nonostante le sue parole mi preoccuparono, mi procurarono un brivido e una fitta allo stomaco. Era mia possibile? Quello stava dicendo che avrebbe voluto picchiarmi ed io mi stavo eccitando?

"Ss-cusa"? Riuscii a dire soltanto, lui sghignazzò.

"Poi quando ti ho vista ero soltanto felice nel constatare che stessi bene", disse ad alta voce, poi, si avvicinò al mio orecchio e sussurrò: "...anche se non mi dispiacerebbe affatto darti a posteriori la lezione che avresti meritato ieri".

Arrossii di nuovo e rimasi lì, con le farfalle nello stomaco, a guardarlo dirigersi verso il suo auditorio. Io, nonostante il trillo della campanella avesse già annunciato il momento di spicciarsi, non mossi nemmeno un muscolo, restai seduta a domandarmi se non fosse il caso di scappare seriamente da quel ragazzo assurdo.

Per tutto il giorno le sue parole mi rimbombarono nelle orecchie: aveva immaginato di sculacciarmi... da un lato mi convinsi che fosse solo uno dei suoi scherzi di pessimo gusto, ma la pulce nell'orecchio mi rimase, e se fosse stato uno di quei sadici di cui avevo letto nei libri? Non è che questa storia cominciava con la passeggiata romantica nel bosco e finiva per legarmi al soffitto di uno scantinato buio e cupo?

Quel disastro meravigliosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora