6 - Dry

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«Potrei anche dire che l'amore è come l'alcool. Lo provi una volta, ti fa girare la testa, ne vuoi ancora e ancora. Ti fa sentire male, tanto male che dirai di non voler provare mai più. Ma poi, al prossimo bicchiere ci ricascherai. E non dirai di no.»
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Il cuore mi batte forte. L'ascensore arriva al piano terra e mi precipito verso l'uscita dell'hotel. Scendo velocemente le scale cercando di non inciampare e cadere su quel tappeto rosso che riveste ogni scalino.

Corro verso le grandi porte girevoli e una volta fuori mi ritrovo libera, ogni pensiero, problema svanito nella rassicurante aria umida di New York.
Alzando il viso verso il cielo, accolgo le gocce cadere sui miei capelli, scendere rapidamente sul viso fino a cadere staccandosi lentamente dal mio mento sul quel cemento fresco.

Chiudo gli occhi, la pioggia mi ricopre il corpo e scivola sulla mia pelle. Faccio un respiro profondo e liberatorio cercando di recuperare quel che resta del mio equilibrio mentale.

Cosa è successo questa notte? Nessun uomo mi aveva mai fatto questo effetto, sarà stata la sua freddezza, il suo corpo perfetto, i suoi capelli.
Cosa è successo li dentro questa notte? Mi faccio scappare un sospiro di sollievo. Il mio cuore riprende a battere, chiamo un Taxi e mi dirigo a casa mia.

Mi lascio alle spalle il sorgere del sole e la luce che passa tra le nuvole fino ad arrivare ai palazzi di New York. Durante il viaggio inizio a sentirmi stupida e imbarazzata, ma allo stesso tempo mi sforzo di calmarmi, di non pensare a lui.

Mi ritrovo davanti la porta del mio appartamento, un po' infreddolita e tremante cerco d'inserire la chiave nella fessura. Apro la porta, e lascio scivolare i miei vestiti lungo il mio corpo facendoli cadere passo dopo passo sul pavimento fino ad arrivare nuda davanti la doccia. Entro nella doccia, apro l'acqua calda e mentre con una spugna impregnata di sapone, cerco di togliere di dosso il sudore, non riesco a smettere di pensare a quello che è successo. Sicuramente sto reagendo in modo eccessivo a qualcosa che esiste solo nella mia testa.

Mi asciugo, e riprendo i miei vestiti lasciati durante il cammino verso la doccia. Senza accorgermi, mentre sono piegata a raccogliere gli ultimi vestiti rimasti, alle mie spalle la luce del sole illumina la mia mente...

Sono le nove di mattina! E come sempre sono in ritardo!

Corro velocemente verso l'armadio, a trovare dei vestiti adatti. Mi vesto con difficoltà, ancora stordita per tutto quello che era successo quella notte. Prendo le cose utili ed esco dal mio appartamento. Mi trucco in ascensore, come mio solito e vedo John che mi aspetta sull'uscio della porta del palazzo.

«Buongiorno Elisa! Oggi è molto più in ritardo del solito.» Mi dice mentre mi apre la porta.

«Lo so, John! Buongiorno anche a te!» Esclamo mentre velocemente mi allontano per chiamare un taxi.

Arrivo in ufficio, si aprono le porte dell'ascensore e vedo Becky uscire dallo studio di Richard Gray. Sta piangendo disperata e io mi avvicino velocemente a lei per capire cosa è successo!

«Becky! Cosa è successo! Perché stai piangendo?»

«M-Mi ha licenziato! Ci ho messo una vita per arrivare a questo posto! E ora si sta sgretolando tutto!» Mi dice singhiozzando.

«Oddio! Mi dispiace!» Gli dico abbracciandola anche perché mi sentivo rammaricata. Ho dato io la colpa a lei riguardo il libro contabile, ma non pensavo che arrivasse al punto dì licenziarla.

«Senti, scusami ma ora voglio stare da sola.» Mi allontana da lei e se ne va dall'ufficio.

Io molto arrabbiata mi precipito nello studio di Richard e apro la porta con molta forza. Lui mi vede, prende la sua mano destra e se l'avvicina alla sua bocca facendo il segno di stare in silenzio perché sta a telefono e di sedermi.

TOMORROW | SospesoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora