14 - Vérité

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Sono passati più di 100 anni, cosa è successo, dov'è la mia famiglia, dov'è la mia vita...
All'ascolto di quelle parole, tutto intorno a me cade. Forse il fatto di essere uscita dal coma non è più una cosa bella, forse è uno dei rari casi, forse l'unico in cui è una cosa brutta.
Un vuoto si manifesta dentro la mia anima e piano piano si prende tutto quello che è mio, tutta me stessa, la mia esistenza.
Non riesco a crederci tanto che ad un certo punto, vedo in lontananza una luce dentro di me, è uno scherzo! Si, inizio a pensare che è tutto uno scherzo e quindi mi metto a ridere.
La mia però non è uno risata di felicità, spensieratezza, è una risata che pian piano diventava sempre più... isterica. Come se per me quella è una bugia a fin di bene, l'unica cosa che voglio sentire, che voglio pensare. Che tutto questo è solo uno scherzo.

"Me l'ha fatta! Hahahah è proprio un simpaticone, dai mi dica la verità." Gli dico con un ridendo.

Il medico non mi risponde, mi guarda negli occhi, si vede che è triste per me, che gli dispiace. Io non voglio crederci, è solo un bravo attore.

"È UNO SCHERZO!"
"LO DICA! SE È VERO DOVREI ESSERE MORTA O ALMENO INVECCHIATA!" Strillo.

All'ascolto del mio strillo entrano altri medici, infermieri nella mia stanza. Mi guardano, mi fissano.

"Cosa avete da guardare? Vi prego! Ditemi che è uno scherzo e che voi siete degli attori. Ha organizzato tutto Richard per farmi uno scherzo vero?"

Ad ogni respiro una parola, più cerco di fargli ammettere che è uno scherzo più stanno in pena per me.
Vedo i loro occhi, distanti e luccicanti. Come se stanno per piangere per me.

"Mi dispiace..." Mi dice il medico.

All'ascolto di queste parole così semplici quanto dolorose, come una coltellata per ogni lettera detta... gridai.

"NO! Non ci credo è una bugia! Perché mi sta mentend..." Non finisco la parola che mi metto a piangere. Un pianto di disperazione.

Il medico si avvicina e mi abbraccia. Gli altri restano sull'uscio della porta, e pian piano si allontanano con il dispiacere impresso nei loro sguardi.

Questa volta non c'è più una luce, questa volta un buco nero mi prende e mi uccide. Non sono morta fuori, ma sono morta dentro.

"Riposa, ne parleremo più tardi." Mi dice il medico dopo avermi abbracciato.

Si allontana dalla stanza, lasciandomi sola tra i miei pensieri.

Non riesco a riposare, non ce la faccio. Non sono ancora pronta ad accettare la verità. Dentro di me c'è solo un senso di odio.
Se tutto è vero, significa che la mia famiglia è...mio padre e mia madre, non gli sono stata affianco nei momenti difficili, chi sa quali sacrifici hanno fatto, per me...
I miei amici, la mia vita...
Richard, lo amo.

Rimango in silenzio.

Tra milioni di pensieri, domande che in quel momento mi riempiono la testa. Una domanda precisa torna più volte nella mia mente, perché sono stata in coma. Cosa mi è successo.

Più ci penso, più mi agito. Voglio sapere di più ora, voglio tutta la verità sperando che mi uccida veramente.

Stacco da me tutti gli affari attaccati al mio corpo.
Cominciano a squillare diversi allarmi, mi metto seduta sul letto, mi alzo e faccio un passo. Cado subito dopo, le mie gambe, i miei muscoli non ce la fanno. Cerco con il corpo di muovermi verso la porta, con i denti, con disperazione.
Arrivano 3 infermieri di corsa nella mia stanza, mi vedono per terra, a strusciare come un verme. Cercano di aiutarmi.

"NON MI TOCCATE!" Strillo disperata appena mi prendono per aiutarmi.

"CE LA FACCIO DA SOLA" Strillo ancora, questa volta piangendo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 05, 2018 ⏰

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