Capitolo 21

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Una poesia di una cara amica, che ha saputo interpretare benissimo il personaggio di Damon. Ecco a voi un piccolo estratto, vi consiglio di cuore, di fare un salto sul suo profilo.

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Grazie mille Marta, sei unica ❤️

I CAN'T FALL IN LOVE

E sono stato tradito, umiliato, abbandonato. Per un errore, che non avevo creato. Per uno sbaglio, ho pagato. Sentirsi soli, non era tra la mia lista di sentimenti, ma dentro una cella con te, c'è solo quello che senti. Tornato, rispettato. Non più quello che ero stato. Ma un oceano infinito, mi ha invaso i pensieri. Il respiro, alla sua dolcezza si è fermato. E ho spento tutto, ma non ha funzionato. Un angelo puro come te, non dovrebbe farmi quest'effetto. Il diavolo, senza bruciargli le ali, può amare un angelo?

****

Il giorno dopo, non si fece altro che parlare di quella festa.
La gente cominciava a sospettare e la mia paura, aumentava.
Indubbiamente, Damon, Jered e Thomas, non avevano una bella reputazione, tutti li temevano e nessuno avrebbe mai mosso alcuna accusa nei loro confronti.
Tate, cercò informazioni dappertutto, ignara che la sua ingenua amica, avesse assistito, in prima persona, a tutta quella faccenda.

"Tutto bene?". La domanda di Jacob, mi prese in contropiede, ero completamente assorta nei miei pensieri.
"Oh, sì certo", gli sorrisi.
Le cose fra di noi si erano raffreddate, cercavamo di andare avanti ed ero molto felice che lui, non provasse rancore nei miei confronti.
Era un buon amico.
"Sembri distratta", disse, aspirando fumo dalla sua sigaretta.
"Ho dormito poco", scrollai le spalle. "Eccoli", aggiunsi, cambiando subito discorso, quando vidi arrivare Tate e Luke. Avevano appena finito il loro corso mattutino, in palestra.
"Di che parlavate?". Domandò Tate, la solita impicciona, ma io non ero da meno e Damon, avrebbe potuto confermarlo.
Quella mattina, lo avevo visto di sfuggita, sembrava molto arrabbiato ed ero sicura, non avesse neppure notato la mia presenza.
Come sempre, d'altronde.
"Nulla di che", intervenni.
"Avete sentito quello che è accaduto ieri sera a casa di quello della quinta A?". Ed ecco che l'argomento del giorno, riaffiorò.
Non ne potevo più.
"Oddio si", squittì Tate. "Per una volta che non partecipo ad una festa", sbuffó.
"Beh meglio, non trovi?". Inarcai un sopracciglio.
Mi diedi dell'ipocrita da sola, ma in tutta onestà, preferivo sapere la mia amica al sicuro.
A differenza di quello che Damon pensava, sapevo badare a me stessa.
"Si, ma", tentennò. "Sarà stata una figata".
Non ero molto d'accordo, anche se, alla sottoscritta, era andata di lusso e avevo persino rimediato un bacio, sulla fronte, da Damon.
Patetica, mi dissi.
"Come vuoi", alzai gli occhi al cielo, era impossibile farle cambiare idea.
Notai, come Jacob, non avesse speso una sola parola a riguardo, si era ammutolito tutto d'un tratto, accendendosi nel frattempo, la terza sigaretta.
"Sei silenzioso", gli feci notare.
"Beh, ci siamo alternati", mi sorrise, ma qualcosa, nel suo atteggiamento, non mi quadrava.
Avevo come la sensazione che lui sapesse, quello che Damon faceva.
Speravo di sbagliarmi, lo speravo vivamente.
Non scorreva buon sangue fra loro e temevo che prima o poi, qualcosa di molto brutto, sarebbe accaduto.
Tate continuò ad improvvisare varie ipotesi sulla serata precedente, sembrava quasi più interessata a quella, che all'uscita con il suo Carl, della quale non mi aveva raccontato nulla. Per il momento.
"Tate, entriamo?". Le chiesi.
L'intervallo era appena terminato e ci aspettavano altre due ore di lezione, prima di poter considerare quella giornata, conclusa.
Sbuffó, lasciando il resto della sua sigaretta a Luke, seguendomi.
"Allora cosa hai fatto ieri sera?". Mi chiese e per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva.
Mentirle, sarebbe stato impossibile.
Mi conosceva troppo bene.
Qualcuno lassù, però decise di aiutarmi.
"Cavolo, ho dimenticato lo zaino fuori", battè il palmo della mano sulla sua fronte.
"Ti aspetto in aula, fà presto", non attesi una sua risposta, sgattaiolando via.
Prima però, avrei fatto una sosta al bagno.

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