Capitolo 57

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Per Damon.                                                            

Ti spezzerò, ti perderò, lo so. Ho paura di amare, ho paura di te.

 -Marta Bona, Bad Day, Bad century <3



"Sono contento che tu abbia accettato".

"Ehm, grazie per avermi portato in questo posto, si mangia davvero bene", sussurrai a disagio.
Quando avevo accettato di uscire con Rick, ricordandogli che non fosse un appuntamento, non mi sarei di certo aspetta di ritrovarmi in un lussuoso ristornate.
"Già, la cucina è ottima".
"Vero", annuì, bevendo un sorso di vino. Non mi piaceva neanche, ma doveva essergli costato davvero tanto, quindi era meglio assaggiarlo.
"Ti va di andare al bowling dopo?".
"Oh", guardai il mio orologio, erano appena le dieci e la Morris mi aveva dato il permesso di rientrare più tardi. Mi era sembrata davvero molto contenta di questa mia uscita con Rick, era più entusiasta di me, per intenderci. "Va bene". Dissi, abbozzando un sorriso.
"Perfetto, vado a pagare. Aspetta qui". Annuì, poggiando il mio tovagliolo al fianco del mio piatto.
Afferrai il telefono dalla mia borsa. Erano passati tre giorni da quando Damon aveva praticamente distrutto il mio armadietto. Tre giorni, nei quali mi evitava come la pesta.
Sospirai, cercando di cancellare o quanto meno attutire quel dolore al petto che si espandeva ogni qualvolta pensavo a lui.
"Andiamo?". Sussultai al suono della voce di Rick.
"Si", mi alzai, afferrando il cappotto poggiato sulla sedia.

"Sei silenziosa". Rallentò in prossimità di una grande struttura sulla quale lampeggiava a carattere cubitali la scritta bowling.
"Ma no", ridacchiai nervosamente. "Solo che, non so giocare", dissi la prima cosa che mi venne in mente, anche se in parte era vero.
"Tranquilla", sorrise dolce. "Ti insegno io".
Rick, senza ombra di dubbio era un bravissimo ragazzo, forse quello che tutte avrebbero dovuto desiderare per essere felici, ma non io.
La mia felicità, la cercavo da chi me la toglieva.
Entrammo, imbattendoci fin da subito in una marea di gente.
Sentì la mano di Rick, afferrare la mia.
"Potresti perderti", disse, trascinandomi in una zona, apparentemente più tranquilla.
"Allora...iniziamo".
"Ehm, ok", sussurrai incerta, assumendo la posizione da lui indicata.
Lanciai la palla che scivolò lungo la pista molto ma molto lentamente.
"Ma no", sbuffai, quando riuscì a stento a far cadere un solo birillo.
"Devi metterci più forza", ridacchiò. "Andrà meglio il prossimo tentativo".
"Lo spero", scrollai le spalle, lasciando spazio a lui per il suo tiro che fu sicuramente migliore del mio.
Alla terza partita persa, mi arresi.
"Basta, è inutile", ridacchiai, liberandomi dalla sua presa, quando tentò ancora una volta di farmi fare un tiro decente.
"Sei migliorata comunque".
"Grazie", sorrisi. "Ma non sai mentire".
"Dico sul serio, siamo passati da uno a tre birilli. È già un successo".
"In effetti", ridacchiai. "Ma ora credo che sia meglio andare, è quasi mezzanotte".
"Va bene", annuì. "Spero ti sia divertita", mi prese a braccetto, aiutandomi ad attraversare nuovamente quella folla che sembrava essersi triplicata.
"Si, molto", ed era vero, avevo passato una piacevole serata in sua compagnia, e non aveva fatto mai nulla per farmi sentire a disagio, anzi.
Tornammo in auto, lo ringraziai quando accese i riscaldamenti. Faceva davvero freddo quella notte e in più, giusto per non farci mancare nulla, aveva iniziato a piovere.
"Dovremmo ripetere una serata così", distolsi lo sguardo dalla strada, girandomi verso di lui.
"Perché no?". Dissi, mi bastava solo che avesse tutto chiaro, ma forse ero io che mi stavo facendo troppi problemi. Alla fine, Rick si era rivelato un buon amico e quella sera, grazie a lui, avevo evitato di ritrovarmi nel mio letto a piangere per una persona che non lo meritava affatto.
A cosa servivano le sue scenate di gelosia, se poi mi ignorava in quel modo? Aveva persino ripreso a parlare con Piper, speravo solo quello, non avrei sopportato altro. Il sol pensiero, mi spezzava il cuore.
"Siamo arrivati", sospirò, spegnendo il motore.
"Già", perché ora ero in imbarazzo? Era semplice, dovevo salutarlo e andarmene.
"Beh, grazie davvero per la cena e per...".
Le sue labbra si posarono sulle mie.
Spinsi le mie mani sul suo petto, allontanandolo subito.
"Rick, ma...ma cosa...".
"Krystal io...". Abbassò il capo, passandosi poi le mani fra i capelli. "Non ho resistito, mi dispiace".
"Io...pensavo che tu...che avessi capito", balbettai, portandomi le mani davanti la bocca.
"Credo di aver capito davvero, stavolta", un sorriso amaro lasciò le sue labbra. "Ti chiedo scusa".
"No, n-non fa nulla. Solo....".
"Lo so", mi guardò, quasi infastidito. "Solo amici".
"Ci tengo a te e...".
"Non devi giustificarti". Sospirò. "Ho rovinato tutto".
"Non hai rovinato nulla", distolsi lo sguardo. "Buonanotte", poggiai la mano sulla maniglia.
"Krystal".
"Si?".
"Spero che dopo questo, non ti allontanerai da me".
"Non pensarlo neppure", forzai un sorriso. "Ci vediamo a scuola".
"Certo", borbottò, abbassando il capo.
"Certo", sussurrai, chiudendo lo sportello della sua auto alle mie spalle.
Camminai lungo il viale che portava all'istituto, estraendo le chiavi del portone principale dalla mia borsa.
"Allora?".
"Oddio", sussultai, poggiando una mano sul petto, quando mi ritrovai Miss Morris seduta sulla poltrona davanti al camino.
"Come è andata?". Si alzò, venendo nella mia direzione. Mi sembrava un po' troppo curiosa.
"B-bene?".
"È una domanda?". Ridacchiò.
"È stato un disastro", sbuffai.
Perché mi sentivo in colpa?
"Perché?". Si accigliò.
"Mi ha baciata", sbottai.
"E non ne sei felice?". Aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
"No, per nulla". Sbuffai.
"Oh", distolse lo sguardo. "È un bellissimo ragazzo".
"Ma se non l'ha mai visto".  Mi accigliai.
"Ho spiato dalla finestra". Ammise.
"Si, è bello ma...non è Damon".
"Damon", sospirò. "Cosa avrà di tanto speciale questo ragazzo?".
"Tutto", sorrisi.
"Mh", fece una smorfia. "Anche quando ti fa soffrire è speciale?".
"Cosa?".
"Non pensare che io non noti nulla, krystal", sussurrò triste. "Quel ragazzo non mi piace".
"Ma lei...lei una volta aveva detto che...".
"Si può sempre cambiare idea". Scrollò le spalle.
"Lui è...è un bravo ragazzo, non deve fermarsi all'apparenza".
"Lo difendi sempre", mi scompigliò i capelli. "Non metto in dubbio che lui sia un bravo ragazzo, ma sono preoccupata", sussurrò. "Ha una brutta influenza su di te".
"Questo non è vero".
"Ti sta cambiando, krystal".
"Non sempre cambiare è una cosa negativa". Sbottai. "Sto crescendo e poi...lei non lo conosce".
"Tu si?".
"C-certo", balbettai, distogliendo lo sguardo.
"E ti sta bene? Quello che fa?".
"Cosa?". Spalancai gli occhi.
"È un ladro, uno spacciatore, come hai potuto nascondermi una cosa simile?".
"Miss Morris io...".
"Cerco di proteggerti, di prepararti al mondo. Non mi sarei mai aspettata che...un tipo come lui potesse...".
"Non si sceglie chi amare", la voce rotta. "Io...io non volevo deluderla ma...".
"Ti farà solo soffrire", afferrò le mie mani fra le sue. Aveva le lacrime agli occhi e anch'io. "È solo un amore di gioventù krystal, non permettergli di rovinare la tua vita".
"Non me la sta rovinando", una lacrima scivolò giù per la mia guancia.
"Kry", sussurrò, chiudendo gli occhi. "Ho sempre sperato il meglio per te".
"Lui è il meglio per me".
"E lui, vuole quello che vuoi tu?".
"Non lo so", scossi il capo.
"Bene", rilasciò un lungo respiro.
"Che vuol dire?".
"Fra non molto sarai maggiorenne e potrai decidere della tua vita da sola....ma cerca almeno di rispettare questo posto".
"Io...".
"Non può entrare qui dentro, di notte". Poggiò una mano sul mio viso. "Ricorda, dopo domani ci sono le adozioni". Lasciò un bacio sulla mia guancia, io rimasi a fissarla inerme, fin quando non andò via.
Portai le mani sulle mie labbra, avevo voglia di piangere, di urlare e di baciare Damon pur di cancellare un sapore che non era suo. Ma lui non c'era, non c'era mai quando ne avevo più bisogno.
Cercai di cacciare via il senso di colpa per quello che era successo.
Damon non era il mio ragazzo, ne io la sua ragazza, non gli dovevo alcuna spiegazione e con ogni probabilità, di quel bacio che Rick mi aveva dato, non gliene sarebbe importato più di tanto.
Forse.
Poi, una domanda si insinuò nella mia mente, una domanda che mi sarei portata dietro per chissà quanto tempo.
Come faceva la Morris a sapere quello che Damon faceva?

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