"Spacco la faccia a tutti".
"Tate", la rincorsi per tutto il corridoio, dove non c'era neppure più l'ombra di quelle foto. Scomparse nel nulla, e avevo la netta sensazione che dietro questo, ci fosse lo zampino di Damon. "Per favore, fermati", riuscì ad afferrarla per un braccio, prima che potesse entrare in aula e far succedere un casino, ma non bastò.
"Col cazzo", sbottò. "Dovresti denunciare una cosa simile".
"Se ne sta occupando già Damon".
"Un altro idiota, ma dico io...possibile che debba succederti tutto questo a causa sua?". Alzò le mani al cielo.
"Non è colpa sua", sussurrai. "Ci sono tante altre cose dietro che nemmeno lui sa".
"È un casino", sbuffò.
"Per favore, non voglio che la gente parli ancora di me. Lascia perdere". La supplicai con lo sguardo, dopo ieri o meglio dopo che Damon mi aveva baciata davanti a tutti, in mensa, nessuno aveva osato più parlare o prendermi in giro ed a me, andava bene così.
Volevo solo chiudere e dimenticare quella storia una volta per tutte, con la speranza che la Morris, non ne sarebbe mai venuta a conoscenza.
Sospirò, passandosi le mani fra i capelli. Quanto mi mancava parlare con lei nella nostra nostra.
"E va bene, ma il primo che ride, lo pesto".
"Ok", ridacchiai, spingendola verso l'aula. Con lei, al mio fianco, sarebbe stato sicuramente più semplice.
Non appena entrammo, tutti smisero di parlare. Mi guardarono, certo, ma un secondo dopo, distolsero lo sguardo tornando a fare quello che stavamo facendo prima che io e Tate entrassimo, ma questo non valeva proprio per tutti. Piper, infatti, non aveva abbandonato la mia figura, fin quando non presi posto al mio banco. Avevo sempre visto del marcio in lei, ma ultimante questa sensazione, stava diventando sempre più forte.
Non sapere cosa le fruttasse per la testa, mi spaventava parecchio.
"Allora", esalai un respiro tremolante. "Com'è andato il primo giorno?".
"Bene", sorrise. "Sono delle persone fantastiche, non vedo l'ora di presentartele come si deve".
"Certo", sorrisi di rimando.
"La mia nuova stanza è bellissima, ho un letto matrimoniale, quello con le tende di lato".
"Wow".
"Almeno quando vieni, possiamo dormire insieme".
"È un'idea fantastica". Mi sentivo già meglio. Sapere che si stesse trovando bene, in una realtà completamente diversa da quella alla quale eravamo abituate, era un sollievo per me. "Mentre...non so...ci sono delle regole da rispettare? Orari? Quando puoi uscire?".
"Di questo non abbiamo ancora parlarlo, ma sembrano molto flessibili. Sono giovani".
"Menomale".
"E poi sai come sono fatta, se voglio uscire, esco".
"Sei sempre la solita", ridacchiai, questo mi rendeva ancora più felice.
Non dovevo temere di perderla, questo non sarebbe mai accaduto.
"Tu piuttosto, quando Luke mi ha detto di quel bacio, stavo per soffocare". Assottigliò lo sguardo. "Che succede con Damon l'idiota?".
"Tante cose", arrossì. "Non so, se stia impazzendo lui o io".
"Ti sembra così strano che stia andando tutto bene?".
"Non mi aspettavo quel gesto, sinceramente...e poi...non so mai che significato dargli. È snervante".
"Perché non glielo chiedi?".
"Perché non posso, non ora. Lui...sta attraversando un periodo difficile, deve prendere delle scelte importanti e io...non ho ancora capito se rientro o meno in queste scelte", sussurrai, scarabocchiando sulle pagine del mio diario.
"E ti sta bene tutto questo? Cavolo, ti bacia...e non solo, come se fossi la sua ragazza, uscite insieme spesso, manca solo che vi prendiate per mano e il gioco è fatto", sbottò.
"Non mi sta bene per nulla, alle volte vorrei urlargli contro di prendere una decisione una volta per tutte. Ma non è così semplice, nemmeno per lui".
"Non giustificarlo Kry, deve darsi una mossa".
"Non voglio essere assillante".
"Ma se non gliel'hai mai chiesto", alzò gli occhi al cielo.
"Lui sa quello che voglio, gliel'ho fatto capire più volte". Abbassai il capo. Tate aveva ragione, ne ero consapevole, ma conoscevo anche la situazione di Damon e non me la sentivo di pretendere nulla, o di dargli un ultimatum.
Non era il momento adatto.
"Lui che dice?".
"Nulla di concreto, ci baciamo, stiamo bene...questo è il suo modo di rispodermi".
"Bah", fece una smorfia. "Dovresti dargli qualche segnale in più".
"I tuoi piani malefici, non mi sono mai piaciuti. Non giocherò a farlo ingelosire".
"Non dico questo, ma...cerca di essere meno disponibile".
"In che senso?".
"Se lui ti chiede di uscire, così all'improvviso, rifiuta".
"Come se fosse facile", sbuffai una risata.
"In questo modo, lui penserà di poter venire da te ogni volta che gli va, come se tu fossi un oggetto".
"Non è vero Tate, certo potrebbe sembrare questo, ma quando stiamo insieme, io lo sento che per lui sono qualcosa di più che una semplice...amica", solo dirlo, mi dava i brividi.
"Non lo metto in dubbio tesoro, ma....ma non è giusto che non stiate ancora insieme".
"Ma dai", ridacchiai. "Poi...non lo so". Sussurrai. "Se sarà destino, staremo insieme. Non voglio più montarmi la testa".
"Mh", borbottò per nulla convinta. "Cosa fai oggi?".
"Nulla, sono in punizione", sbuffai. "Il mese è lungo".
"Perché non vieni da me?".
"Non so se la Morris mi darà il permesso, ma posso provarci".
"Bene, poi fammi sapere", sorrise, sbuffando quando il prof di matematica entrò in aula, mettendo fine alle nostre chiacchiere che però, mi avrebbero dato molto da pensare.
STAI LEGGENDO
Sweet
Romance"La sua dolcezza è stata la mia rovina". Un anno di riformatorio non era bastato a cambiare, quelle che erano le abitudini di Damon. Qualcuno, avrebbe persino detto, che quel ragazzo, dagli occhi di ghiaccio e dai capelli costantemente in disordine...