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Niente... né messaggi né chiamate.
Il nulla assoluto. Mi sono fregata con le mie mani, brava Eva.
Sempre la solita impulsività che mi ha cacciata nei guai spesso.
Dovrei aver imparato dagli errori, invece no. Ci ricado sempre.
《Tesoro, faremo tardi》mio padre mi chiama dal piano di sotto.
Un ultimo sguardo allo specchio mi dice che sono pronta.
Tiro su un lato del vestito e scendo le scale.
Stiamo andando ad una raccolta fondi per un'associazione benefica. Gli introiti saranno destinati ad un progetto di bonifica nelle zone più povere dell'Africa.
《Eccomi, scusa del ritardo.》 
《Sei bellissima》, mi bacia la guancia e porge il braccio.
Salutiamo Maria ed entriamo nella limousine.
Non mi piacciono questi eventi così sfarzosi, ma devo presenziare per mio padre.
Lui mi parla, io riesco solo a osservare il telefono, nella speranza che squilli.

La festa è in pieno svolgimento. Tutti i membri di spicco della politica sono presenti. Sorrido, stringo mani e partecipo alle conversazioni.
《Ciao Eva》una mano si posa sul mio braccio.
《Ciao Connor. Come stai?》Non mi importa di saperlo, ma la buona educazione ha la meglio.
《Benissimo, grazie. Anche tu, a quanto vedo. Sei splendida.》
Abbozzo un sorriso, che suona insincero perfino a me.
《Grazie.》 Non so cos'altro dire.
《Allora, cosa mi racconti? La scuola, la vita in generale?》 Ma sono tutte domande "maschera", come le chiamo io. Servono solo ad arrivare al punto che gli interessa.
《Tutto a posto.》
《E la vita sentimentale?》 Eccoci al punto. Sempre le stesse domande.
《Esco con una persona》, non rivelo altro, ma basta. La sua espressione, infatti, passa dall'interessato al contrariato.
《È una cosa seria?》 Chiede.
《Non sono affari tuoi, non più. Dopo quello che mi hai fatto hai perso ogni diritto di chiedere. Adesso, se vuoi scusarmi, devo andare. Mio padre mi aspetta.》
Lo lascio da solo, come l'idiota che è.
《Tutto okay tesoro?》 Papà se ne è accorto.
《Sì, ho solo mal di testa.》
《Ti crea ancora problemi?》 Ha capito cos'è successo.
《Non direi problemi. Ma dà fastidio. Non perde occasione per... insomma, hai capito.》
《Facciamo così, tra un quarto d'ora puoi sentirti libera di andare. Non occorre che tu mi avverta. Paul ti porterà ovunque tu voglia. E se non ti vedrò a casa domattina, saprò che ti ha portata nel posto giusto.》 Beve un sorso di champagne.
《Come ci riesci?》
《Sei mia figlia, ti conosco. So che il tuo cuore batte per qualcuno.
Così come so che ti sta dando filo da torcere. Ricordati questo: ci ho messo un anno a far capitolare mamma. Se ne vale la pena non è tempo perso. In amore e in guerra tutto è permesso. Buona fortuna amore mio.》Una carezza e poi torna dagli altri ospiti.
Non aspetto neppure un quarto d'ora, esco e trovo Paul, chiedendogli di accompagnarmi a casa.
Ma non a casa mia, a casa di Link.

Il rumore di un'auto ci zittisce.
Mi alzo di scatto e vado alla finestra, scostando la tenda per vedere chi è.
Una grossa auto nera si è appena fermata difronte casa mia.
《Non ci posso credere!》
《Che succede Link?》 Domanda Sucre.
《Eva, è qui》, li sento ridacchiare, dietro le mie spalle.
Lo sportello si apre e lei scende.
È stupenda, ha un vestito lungo che le lascia scoperte le spalle.
Mormora qualcosa all'autista, sorride e si avvicina alla porta. La spalanco prima ancora che bussi.
《Che ci fai qui?》 Esce un ringhio.
《Vengo in pace. Torno da una stancante serata di beneficenza, ho bisogno di bere e di facce amiche, che non siano piene di trucco o ricoperte di gioielli. Posso entrare?》
《Eva... quante volte dobbiamo passarci? Credevo di essere stato chiaro, col mio silenzio.》
《Non ci sei solo tu, a quanto vedo. Sono passata a salutare Lj, se può farti stare più tranquillo.》 È furba.
Mi faccio da parte, lasciandola entrare.
《Ciao a tutti! Offrireste un drink e dello svago, a una povera sventurata?》 Si avvicina ai ragazzi, che sono a bocca aperta.
《Come no, baby. Vieni, siediti accanto a me!》 Fernando non perde tempo.
Lei si tuffa sul divanetto, togliendosi le scarpe. Mike mi lancia un'occhiata sorniona, io scappo in cucina a prendere da bere.
Torno in soggiorno e li trovo immersi in un'accesa discussione con tema il baseball. Stavamo guardando la partita, infatti.
《Ehi, è una fan sfegatata!》 Esclama mio figlio.
《Davvero?》 Mi stupisco.
《Certo! Come potrei non esserlo?
Si parla della mia città. E comunque, caro Sucre, ho ragione io.》
Si lanciano di nuovo nella disputa, che alla fine vince lei.
《Okay, okay, mi arrendo. Sei troppo tosta》le dice il mio amico.
Eva si versa da bere, lanciandomi degli sguardi da sopra il bicchiere.
《Io vado, altrimenti Sara mi uccide.》Michael.
《Anche io! Ho intenzione di fare un giro in centro.》Fernando lo segue a ruota.
《Io vado a dormire, sono stanco. 'Notte pà, ciao Eva.》
In un batter d'occhio scompaiono tutti.
《Allora, adesso siamo soli e puoi dirmi la verità, perché sei venuta?》 La affronto.
《Ho avuto una serata pesante Link. Volevo solo stare tranquilla, per un po'》, ma non le credo.
《Hai delle amiche per questo.
Te lo ripeto: cosa vuoi da me?》
《Voglio te. Nient'altro. Devo ficcartelo in testa a forza?》 Contrattacca. Di sicuro ha le palle questa ragazza.
《E io devo ficcarti in testa che non mi interessi?》 Ribatto.
《Se la finissimo, una buona volta?
Ti piaccio, lo vedo. E tu piaci a me.
Perché continuare con questa sceneggiata, quando potremmo goderne entrambi? La stai facendo più difficile di quanto è.》
Si alza e siede sul tavolino, a pochi centimetri da me.
《Voglio comunque lasciarti una via di fuga: guardami in faccia e dimmi che non mi vuoi. Se lo fai sparisco, per sempre.》
La guardo dritta in faccia, poi le dico: 《non mi interessi.》
Vedo il dolore nei suoi occhi, ma è meglio così.
Non fa una piega, si alza, rimette le scarpe e va' alla porta.
《Addio Link.》 Le trema la voce.
Apre la porta, io scatto.
La richiudo con un tonfo.
Sento il suo odore, percepisco il calore che emana. Mi maledirò, questo è certo, ma sono stanco di scappare, soprattutto da lei.
La volto, bruscamente, e la schiaccio col mio corpo alla porta.
《Se lo facciamo, non c'è ritorno Eva.》
《Non ho mai voluto che ci fosse. Ti voglio e basta.》
Le pupille dilatate, il respiro corto, il petto che si alza e abbassa velocemente.
《Non sono un uomo facile》 provo l'ultima chance che mi resta.
《Lo so. Se avessi voluto la semplicità non sarei venuta qui.
Basta parlare, basta respingermi. Mi sto dando a te, consapevolmente. Perché è così difficile prendere ciò che ti offro?》
Sussurra.
《Perché... perché ho paura, Eva.》 Ammetto.
《Anche io. Ma hai permesso alla paura di portarti via fin troppo.
Consideriamola una nuova opportunità. Vuoi?》 Mi guarda in un modo che mi scombussola tutto.
《Voglio.》 Le afferro la testa e trovo le sua bocca...

Continua.

SIAE Prison Break- Broken Souls.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora