Parole.

311 22 17
                                    

Ho aspettato per due giorni, prima di capire che non mi avrebbe chiamata.
In fondo perché avrebbe dovuto? Ha avuto la scopata facile, e adesso ciao straniera.
Sbatto lo scatolone sul pavimento, riuscendo a stento a contenere la rabbia. Sono proprio stupida, mi sono convinta che tutto sarebbe cambiato, che avesse capito. Ed eccomi qui a piangere, di nuovo.
Il cellulare suona, corro a prenderlo.
《Sì》
《Sono io. Progressi?》
《No, nessuno. È come pensavamo, non... non si lascia avvicinare.》 Mi esce rauco.
《Ho capito. Cosa pensi di fare? Sai bene cosa c'è in ballo.》 Prosegue.
《Lo so perfettamente. Ma come ti ho detto ci vuole tempo. Dopo tutto quello che ha passato non riesce a fidarsi.》
Silenzio dall'altro capo del telefono.
《Ci sei andata a letto, vero?》 Il suo tono è teso, di rimprovero.
《Non sono affari tuoi. "Fai tutto ciò che serve", sono state le tue parole. Le ho prese alla lettera.》
Non posso dirgli la verità. Non gli posso rivelare di essermi innamorata di lui.
《No, hai detto bene, non sono affari miei. Ma sai che tengo a te, così come sai che le cose potrebbero finire male. Non voglio che tu soffra, nel caso in cui decidesse di creare problemi.》
Minaccia.
《Non minacciarlo. Sai bene come reagisco a certe cose. Ed è meglio che io sia dalla vostra parte.》 Gli ricordo.
《Certo. Ma torniamo a cose serie.
Non ti ho chiamata solo per questo, voglio avvertirti. Hanno notato alcuni movimenti, si sono messi in moto. Devi agire, alla svelta.》 Racconta.
《Ho capito. Ci sentiamo.》
Chiudo la chiamata, sentendo il cuore che batte all'impazzata.
Mi devo calmare e devo riacquistare lucidità. Altrimenti...
Dei forti colpi alla porta mi fanno sobbalzare.
《Un secondo, arrivo!》 Mi dirigo alla porta, aprendo di poco il primo cassetto del mobiletto accanto.
Apro e me lo trovo davanti.
《Link? Come...》sono senza parole.
《Ciao. Scusa se piombo così a casa tua. Volevo dirti che il mio telefono è morto, per questo non ti ho chiamata.》 Si gratta la testa.
《Vieni, entra. Scusa il macello ma sono ancora in pieno trasloco.》 Lo accolgo.
《Non importa. Bella la tua casa》, si guarda intorno.
《Grazie. Mi dici come mi hai trovata?》 Sono curiosa.
《Sai che Michael è un genio, no?》
Gli sorrido, avendo capito.
《Okay. Non era necessario che ti scomodassi.》 Ma sono felice che lo abbia fatto, anche se...
《Volevo vederti.》 Sintetico come sempre.
《Vuoi qualcosa da bere?》, chiedo ospitale.
《Vino.》
Vado nella zona cucina, prendo una bottiglia di Chianti e la stappo.
《Ho solo calici, niente bicchieri da marmellata, mi spiace》, scherzo.
《Okay, me ne farò una ragione.》
Siede sullo sgabello davanti alla penisola.
《I ragazzi come stanno? Lj sta sistemando le ultime cose?》 Mi interesso.
《Stanno bene. Lj ha finito, domenica parte.》 Beve un sorso.
《Ottimo. Se siete ancora d'accordo per sabato, organizziamo una piccola festa di buon viaggio, ti va?》 Propongo.
《Volevo venire da solo.》
Resto un attimo interdetta, poi mi riprendo.
《Va bene, come preferisci tu. Salutalo da parte mia.》
《Puoi venire con noi, domenica. Gli farebbe piacere. Ti ha presa molto in simpatia.》 Rivela.
《Con piacere. Grazie dell'invito.》
Sento il familiare rimescolio nello stomaco.
《Bene. Adesso vado.
Ti lascio il nuovo numero, se mi mandi...》, non lo faccio finire, saltandogli addosso.
Mi stringe a sé, infilando una mano nei capelli. Io gli circondo il collo con le braccia, mentre lui si sposta verso la zona notte.
I vestiti volano via, lanciati distrattamente a terra.
Prendo il controllo e lo spingo sul letto, montandogli cavalcioni.
Mi muovo veloce, in preda alla smania.
《Vacci piano...》, sussurra.
《Non... non ci riesco.》 Le parole mi escono a intervalli, tanta è la bramosia.
Piega le ginocchia e si tira su col busto.
Stringe la schiena e mi bacia il collo, mentre io perdo ogni freno.
Mi aiuta spingendosi in profondità, e io lo accolgo.
Nel mio corpo e nel cuore. Lo amo, anche se questo fatto complica le cose, più di ogni altra cosa.
Sto per raggiungere l'apice, quando mi scappa detto: 《ti amo.》
Si immobilizza per un secondo, riprendendo subito dopo la cavalcata.
Arriviamo all'estasi, gridando. Dopodiché ci lasciamo andare sul morbido materasso.
《È vero quello che hai detto?》 Chiede.
《Sì, lo è. Ma non sei costretto a ricambiare o a dirlo a tua volta.
Volevo solo che tu sapessi cosa provo.》 Sono in imbarazzo. Non mi sarei dovuta scoprire così tanto.
《Eva io sento qualcosa per te. Ma ho bisogno di tempo e di andare al mio ritmo.》 Si mette seduto.
《Lo so e mi va bene così. Come ti dissi l'altra volta, nessuno ti costringe a fare niente. Amarti è un mio problema, non gravarti di questo peso, posso portarlo da sola.》 Un discorso contorto, ma spero ne capisca il senso.
《Okay. Ci vediamo sabato, alle otto?》 Mi stringe una coscia, senza mai guardarmi.
《Certo. A sabato. 'Notte Link.》
Si alza e si riveste in religioso silenzio. Io mi beo della vista del suo corpo.
Arriva alla porta e, sempre senza voltarsi, dice: 《buonanotte, dolcezza.》
Esce e chiude la porta.
Io resto nel letto, posando il viso dove fino a poco a prima c'era lui.
Aspiro il suo profumo, che è rimasto impresso in me in così poco tempo. Lo riconoscerei tra mille.
Poi vengo distratta da un rumore fuori della porta.
Mi alzo nell'esatto momento in cui una busta gialla vi scivola sotto.
La prendo, con le mani che tremano, per aprirla. Vedo il contenuto e chiudo gli occhi.
Una domanda mi martella in testa: e adesso?

Continua...

Spazio Autrice:

Grossi guai in paradiso, a quanto pare.
Eva non è chi dice di essere, strane telefonate con qualcuno di misterioso e, infine, strane buste dal misterioso contenuto, recapitate a domicilio.
Ma chi è Eva? Cosa nasconde?
Ma soprattutto, cosa c'è in quella busta?
Lo scopriremo andando avanti!
Se vi va lasciate un commento, magari con delle vostre ipotesi.
Un abbraccio, Vale.

SIAE Prison Break- Broken Souls.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora