CAPITOLO 5

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<<Erano passate già due settimane dal mio arrivo a casa Costa, tutto era cambiato e la malinconia pian piano stava svanendo.
Matthew? Di Matthew non ce n'era traccia.
Dalla nostra ultima discussione non mi guardava neanche più in faccia: avevo forse esagerato?>>

I miei pensieri furono interrotti dal rumore della sveglia che piombò nella stanza, l'unico suono che si sentiva fino ad allora era quello delle goccioline d'acqua che cadevano dal tetto grazie alla pioggia.
Scocciata girai il viso verso la sveglia, che quella mattina non era servita a nulla essendo già sveglia di mio, e la spensi.
Mi misi seduta e mi guardai intorno nella stanza, della Danardi non c'era neanche l'ombra, molto probabilmente era già scesa giù a fare colazione.

Quella mattina non avevo molta fame, quindi un pensiero mi attraversò la mente, facendomi alzare di scatto dal letto e poi subito verso l'armadio, contenente i miei vestiti, oltre ad altre cianfrusaglie.
Mi accovacciai e presi dal mobile un paio di leggins della nike, un top nero e la biancheria intima del medesimo colore, portando successivamente tutto in bagno con me.
Entrai nel bagno e mi liberai immediatamente dei vestiti, ormai sparsi per tutta la stanza, aprendo nel frattempo il rubinetto della doccia ed impostandolo sulla gradazione desiderata.

MATTHEW 'S POV.

'Dov'è finita quella fottuta maglietta?!' imprecai tra me e me, mettendo praticamente sottosopra tutta la stanza, non riuscendo ovviamente a trovare niente.

Al diavolo me e il mio disordine del cazzo.

Decisi di non indossare alcuna maglia, uscendo velocemente dalla mia camera da letto e scendendo giù in cucina.
Sorrisi soddisfatto non appena dinanzi a me si presentò la signorina Sara, così mi avvicinai a lei con fare spavaldo.
'Staresti proprio bene con la divisa da cameriera sexy, sai?' affermai ammiccando alla ragazza, alla quale non piacque evidentemente la mia battuta, visto che lasciò immediatamente la stanza senza calcolarmi minimamente; solo dopo notai che aveva un paio di cuffiette nelle orecchie, probabilmente stava ascoltando della musica.

Portai lo sguardo sul ripiano della cucina in cerca di qualche spuntino e scossi la testa accigliandomi quando vidi la colazione di Solène ancora intatta, così un pensiero di preoccupazione mi inondò la mente, il quale però fu subito rimpiazzato dal mio menefreghismo.

Maledetta ragazza, può anche morire per me.

Dopo aver riempito una bottiglietta d'acqua scappai di sopra, andando a mettermi un paio di pantaloni della tuta e prendendo un asciugamano pulito.
Uscii nuovamente dalla stanza e mi diressi nella mia palestra, dove però il mio sguardo fu rapito da una persona intenta a "scontrarsi" con un sacco da boxe.

SOL'S POV.

Una volta finito di farmi la doccia avvolsi il mio corpo in un accappatoio, che subito asciugò le goccioline d'acqua sul mio corpo.
Successivamente indossai la tuta ed uscii dal bagno, andando in camera dove presi ed indossai un paio di scarpe da ginnastica, dirigendomi infine in palestra.

Una volta arrivata di fronte alla grande porta della sala da boxe mi guardai intorno, accertandomi di non essere vista da nessuno, poiché il Signor Costa aveva compilato un documento dove dava degli orari ad ognuno di noi, così da non incontrarci mai in palestra, secondo le "suppliche" del figlio.
Ovviamente quello non era di certo l'orario riservato a me.

Decisi comunque di entrare all'interno della palestra, dove una serie di attrezzi ben puliti erano sparpagliati ordinatamente in giro per la stanza.

Pratico la boxe da quando avevo sette anni ed ancora oggi mi trasmette un senso di protezione.
Col tempo ho avuto modo di allenarmi sempre di più e perfezionarmi, fino ad arrivare al desiderio di voler fare una serie d'incontri un giorno.

Socchiusi così la porta dietro di me e mi avvicinai al guantone da boxe, poggiando tutte le mie cose su una sedia.
Presi un paio di guantoni e me li infilai, non prima però di aver avvolto intorno alle mani delle fasce già presenti nella palestra, portando successivamente lo sguardo sull'enorme sacco dinanzi a me, che iniziai a prendere ripetutamente a pugni dopo qualche secondo.

All'improvviso un rumore proveniente dal portone della stanza bloccò il mio allenamento ed istintivamente mi girai, strabuzzando gli occhi alla vista del ragazzo a petto nudo e con soltanto un paio di pantaloni sportivi addosso.

MATTHEW'S POV.

Cosa diavolo ci fa questa stupida ragazza in palestra durante il mio turno?
Pensai squadrando la ragazza da cima a fondo, socchiudendo gli occhi e stringendo i pugni come segno di rabbia.
Involontariamente notai il suo corpo slanciato e messo in risalto dalla tuta, il che mi fece leccare istintivamente le labbra.

'S-scusami' le sentii dire velocemente ed il mio animo da diavolo si calmò.
'Non dire altro, puoi restare' dissi dandole il permesso, passandomi una mano tra i capelli.
'Anzi sai cosa? Aiutami ad allenarmi, scontrati con me sul ring' continuo successivamente, osservando con attenzione la sua reazione e ridacchiando in risposta ai suoi occhi stupiti.

Andiamo, dolcezza.

Petrichor #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora