Capitolo 10 <Ian>

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Rimango immobile a fissare quella donna per un tempo che pare infinito prima che Connor mi risvegli dalla trance in cui sono caduto.

Non conosco Liv. Non so nulla di lei, né il cognome né la sua professione, ma una cosa l'ho capita: possiede uno spirito indomabile che le invidio.

Dovrei essere io quello coraggioso, dopotutto sono stato scelto per questa missione proprio per il mio carattere forte, invece quella sconosciuta, ora incosciente, mi surclassa ampiamente.

《Devo procedere...》Mi avvisa il ragazzo, posandomi una mano sulla spalla.

Sobbalzo lievemente e ricopro la provata Liv con la cerata ignifuga, atta a proteggerla da eventuali ustioni. Controllo, poi, i suoi parametri vitali e raggiungo il Genietto al tavolo.

Ci siamo trasferiti in un'altra stanza e abbiamo preso le dovute precauzioni, ma qualcosa può sempre andare storto quindi assieme a noi ci sono anche tre soldati, altamente qualificati.

《Quanto ci vorrà?》domando a Connor mentre lo osservo prepararsi.

Si vede lontano un miglio che il ragazzo è terrorizzato da quanto sta per fare, però, lui è l'unico abbastanza folle da procedere.

Gli altri due medici del Centro che ho consultato qualche ora fa si sono rifiutati di eseguire quest'operazione.

《Non saprei... Un'ora? Forse meno...》risponde il giovane con una punta d'incertezza nella voce.

《Non preoccuparti. Lei si fida di te. E anch'io.》

Gli stringo leggermente la spalla per fargli coraggio poi torno al letto dove giace la donna.

La cerata dorata le ricopre perfettamente tutto il corpo, lasciando scoperta solo la parte interessata, ossia il braccio attaccato dal fungo.

Avvicino due sedie al letto poi indosso un paio di guanti sterili, presi dalla confezione procurata da Connor.

《Anche la mascherina, Ian》mi consiglia il ragazzo, comparendo al mio fianco armato e pronto alla battaglia.

Lui ha preferito munirsi di tuta protettiva, bianca e aderente, guanti identici ai miei e mascherina monouso, onde evitare un'infezione da parte delle spore del fungo.

Io, invece, sono molto più ottimista: bastano guanti e mascherina.

《Ecco fatto》mormoro con una voce alterata dalla plastica.《Possiamo cominciare?》

Alzo lo sguardo su Connor e vedo nei suoi occhi un'espressione decisa e combattiva: salverà Liv.

Ne sono certo.

《Sì. Iniziamo.》

Il Genietto si siede accanto a me, accende il piccolo cannello dall'impugnatura blu, e subito una fiamma rossa si sprigiona dall'estremità metallica dell'oggetto.

Per un secondo mi domando cosa stiamo facendo, ma poi subentra il soldato che alberga in me e accantono dubbi e timori, concentrandomi su ciò che devo fare.

《Stendi la pelle》mi ordina Connor, accennando alla mano di Liv.

Abbiamo deciso di comune accordo di cominciare da una piccola porzione di pelle così possiamo limitare gli effetti collaterali qualora ce ne fossero.

Prendo la mano scura e gelida della sconosciuta fra le mie: la apro, tenendo il palmo rivolto verso il basso, e tiro leggermente l'epidermide fredda del dorso.

Connor avvicina lentamente la fiamma e subito noto una cosa strabiliante: appena il fungo avverte il calore intenso del fuoco, si ritrae, liberando il suo ospite dalla sua malsana presenza.

Io e il ragazzo ci scambiamo un'occhiata vittoriosa e compiaciuta prima di tornare al lavoro: dobbiamo salvarle l'intero braccio.

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L'intera operazione dura più di un'ora perché dobbiamo procedere adagio, un centimetro di pelle dopo l'altro, per evitare la comparsa di vesciche e ustioni.

Quando giungiamo al braccio, però, le cose si complicano un poco.

Il fungo, infatti, forse avvertendo la morte incombente, tenta di difendersi e rilascia nell'aria alcune spore nerastre che ci costringono ad una ritirata.

Io e Connor ci togliamo guanti e mascherina, ordinando ad un soldato di incenerirli all'istante: non possiamo permettere che quel fungo malefico contagi qualcun'altro.

Durante questa piccola pausa, del tutto imprevista, metto in funzione il piccolo aspiratore, posto sul soffitto, affinché catturi ogni minima spora fungina presente nella stanza.

Quando siamo certi che non ci sia più alcun pericolo, ci avviciniamo nuovamente alla paziente e riprendiamo la nostra lotta contro l'infezione che soccombe sotto la fiamma ardente di Connor.

《Fatto...》sbuffa lui, togliendosi la mascherina.

Siamo entrambi sudati e provati da ciò che abbiamo appena fatto, ma non è ancora tempo di riposare.

Lascio che il ragazzo si tolga la tuta protettiva e riponga il cannello sul tavolo sterile mentre io, levati con ferocia i dispositivi di protezione, prendo l'unguento del Centro e lo spalmo abbondantemente sul braccio arrossato di Liv.

Fortunatamente Connor ha avuto un'ottima manualità e non le ha procurato alcuna scottatura, però, la pelle si è, comunque, arrossata e ha bisogno di cure immediate.

Quando ho finito con la pomata, dal buonissimo aroma di menta, inizio a bendare il braccio, partendo dalla spalla e giungendo fino alle dita, che fascio separatamente.

Eseguita anche quest'ultima operazione, siamo pronti per svegliare Liv.

Con delicatezza, rimuovo la cerata protettiva e la porgo ad un soldato, che provvederà ad incenerirla. Dopo controllo il macchinario che monitora frequenza cardiaca e pressione sanguigna della donna e tiro un sospiro di sollievo quando noto che i parametri sono tutti nella norma.

《È ora di svegliarsi...》borbotto fra me e me, inserendo l'ago della siringa, contenente un blando eccitante, nel braccio sano di Liv.

Connor torna al mio fianco, senza tuta ma ancora provato, mentre aspetto di vedere i luminosi occhi verdi della Bella Addormentata.

Non dobbiamo attendere molto.

Qualche istante dall'iniezione, infatti, le palpebre della donna fremono leggermente e lei inizia a gemere sommessamente. Muove, poi, le mani come se volesse assicurarsi della loro esistenza e, infine, apre lentamente gli occhi.

Le occorrono pochi secondi per metterci a fuoco.

Capisco immediatamente quando realizza dove si trova e, soprattutto, il motivo per cui si trova qui.

《Acqua...》È la prima parola che pronuncia e mi maledico per non averle preparato un bicchiere, ma Connor giunge in mio soccorso, porgendomi un piccolo bicchierino in plastica.

Lo guardo e lui scrolla le spalle con noncuranza. Non mi resta altro da fare che sorridergli per ringraziarlo di questa premura.

Col bicchiere in mano, passo un braccio sotto le spalle di Liv, alzando quel tanto che basta perché riesca a bere, e mi sorprendo nuovamente per la sua leggerezza.

La recente malattia, però, non ha minimamente intaccato la sua bellezza.

《Grazie...》sussurra con voce roca, riscuotendomi dalle mie fantasie.《Ora, però, vorrei sapere dove mi trovo...》

Anomalie: New World Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora