Capitolo 33

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Il mio sguardo passa dalla foto al viso di Liam: è davvero lui.

《Quel ragazzino non esiste più...》afferma lui, con un tono di voce che non permette domande.

È così... straziante.

Il soldato volta le spalle alla parete e torna a presidiare le scale, dichiarando conclusa la nostra piccola conversazione.

《Ragazzi!》esclama Connor, richiamandoci, per poi essere zittito da Ian.

《Quale parte di "non gridare" non hai capito, Genietto?》brontola l'uomo, tappando la bocca del ragazzo con una mano.

《Mmhh...》Connor tenta di ribattere, ma Ian è irremovibile.

Quando, finalmente, il giovane tace, la mano viene tolta e lui può tornare a respirare.

《Mi stavi soffocando》sibila, incrociando le braccia.

《Ma purtroppo non ci sono riuscito...》commenta, sarcastico, Ian, alzando gli occhi al cielo.

《Bambini! Basta!》Li richiamo all'ordine, battendo piano le mani, e ricevo in risposta due mugugni e una risata.

Ovviamente la risata appartiene a Liam.

《Connor. Dove si trova il varco?》domando al ragazzo, che, come al solito, non mi delude.

《Ad una decina di metri da noi. Da quella parte》risponde, indicando una porta tagliafuoco.

《Perfetto. Andiamo!》

M'incammino in quella direzione con Connor che mi trotterella affianco e i due soldati nelle retrovie.

《Come mai non c'è nessuno in giro?》La domanda mi sorge spontanea non appena varchiamo la soglia.

Ci ritroviamo, infatti, in un corridoio dalle pareti tappezzate di armadietti, e varie porte che conducono ad altrettante aule.

Per essere una scuola, però, è davvero troppo silenziosa.

《Il Preside ha indetto una riunione. Ora sono tutti in palestra》mi spiega Liam con voce chiara, sorpassandomi.

《E tu lo sai perché...》

《Merito di Zeke》aggiunge come se dovesse essermi tutto più chiaro.

Dato che non ribatto, l'uomo accenna alle telecamere che si trovano disseminate lungo il corridoio: non le avevo notate presa com'ero a zittire i ragazzini che mi accompagnano.

《Si è insistito nel circuito di sorveglianza...》mormoro, ammirata.

《Siamo arrivati》annuncia Connor, riportandomi alla missione.

Siamo giunti di fronte ad una porta in finto legno, con una vetrata da cui riesco a vedere all'interno della stanza: si tratta della mensa.

《Vado prima io》afferma Liam, allontanandomi con un braccio.《Tu e Connor aspettate qui.》

《Ci penso io a loro》dice Ian, sfoderando una pistola, che teneva chissà dove.

《Veramente io e Connor siamo in grado di badare a noi stessi》brontolo, irritata.

Loro vogliono proteggermi e la cosa mi fa piacere, ma vorrei che mi trattassero come una loro pari e non come una donzella da salvare.

Gli uomini si scambiano una veloce occhiata mascolina e non ribattono.

《Vi odio》sibilo, arretrando di un paio di passi.

Connor mi si affianca mentre Liam, fucile alla mano, abbassa piano la maniglia e socchiude la porta.

Anomalie: New World Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora