Capitolo 56 <Liam>

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L'aria è frizzante e profuma di primavera.

La brezza spazza l'erba folta, quasi appiattendola al suolo.

Sono seduto su una panchina in legno scuro e ferro battuto, ma non sono solo.

Accanto a me avverto una presenza che da mesi mi mancava: Liv.

Mi giro un poco verso destra perché voglio vederla.

《Liam...》Pronuncia il mio nome e mi sorride come solo lei sa fare: in maniera insicura e radiosa allora stesso tempo.

I suoi capelli corvini sono liberi nel vento e paiono di una lunghezza infinita.

I suoi occhi verde smeraldo, preziosi come gemme e indecifrabili come pochi, mi fissano mesti.

Questo non è reale... Lo sai...》

Le mie orecchie percepiscono la sua voce come un sussurro lontano eppure le due labbra rimangono immobili, congelate in quel sorriso che mi rapisce il cuore.

Lo so.

Sono dolorosamente consapevole di trovarmi nel bel mezzo di un sogno, però...

Quante volte le nostre fantasie sono al di sopra della realtà crudele e spietata in cui annaspiamo?

È davvero una cosa così negativa cercare di protrarre l'incoscienza per passare un po' di tempo con lei?

《Liam...》

Liv allunga una mano verso di me, verso il mio viso, e mi carezza una guancia. Un fremito mi percorre il corpo, facendomi serrare gli occhi.

《Non parlare... Ti prego... Rimaniamo così, in silenzio...》

La scongiuro di non infrangere questo meraviglioso sogno, ma, ovviamente, lei non mi ascolta.

Non lo fa mai.

《Trovami. Sono più vicina di quanto credi.》Mi ordina con voce sempre più flebile.

Riapro gli occhi di scatto e Liv non si trova più accanto a me.

Mi alzo in piedi, angosciato, e tutto intorno a me svanisce: il prato, la panchina, il vento.

Ci sono solamente io immerso nel buio.

《Liv!》grido il suo nome con tutto il fiato che posseggo, ma la voce mi si incastra in gola e non emetto alcun suono.

《Trovami. Ti prego, Liam. Trovami.》


《Calmo, soldato... Era solo un brutto sogno...》

Un paio di volenterose mani mi afferrano per le spalle e mi schiacciano contro una morbida superficie.

Dopo qualche tentativo fallito, finalmente, riesco a sollevare le palpebre e vengo accecato da una forte luce che mi fa nuovamente chiudere gli occhi.

《Spegnila...》gracchio con voce terribile, tanto che provo persino dolore in gola.

Volto la testa dall'altra parte mentre la persona che mi ha svegliato preme l'interruttore e la stanza piomba nell'oscurità.

《Meglio?》domanda lui: ora realizzo che si tratta di un ragazzo.

Connor.

Dev'essere lui.

《Decisamente》commento, grato del suo gesto. Sbatto le palpebre velocemente per mettere a fuoco il luogo in cui mi trovo e lo riconosco subito: una stanza dell'ospedale del Centro.《Da quanto...》Mi schiarisco la gola due, tre volte e riprovo a parlare.《Da quanto tempo sono qui?》

《Quasi tre giorni ormai...》Il suo tono dispiaciuto quasi mi irrita, anche se la rabbia è rivolta totalmente contro me stesso.

《Che è successo?》gli chiedo, girando nuovamente la testa per guardarlo in volto.

La penombra ne altera i lineamenti, però, non ci vuole molto per capire che Connor è ridotto uno straccio.

《Come stai?》Cambio la domanda mentre cerco di mettermi a sedere.

Punto i gomiti sul letto e riesco, con uno sforzo che mi pare sovrumano, ad appoggiare la schiena al cuscino. Mi sento già meglio: detesto trovarmi in posizione di svantaggio, anche in presenza di un amico.

《Bene... No, non è vero... Credevo non ti svegliassi più...》mormora, sedendosi sulla sedia accanto al letto. Si prende la testa fra le mani e mi rammarico di non aver parole per lenire il suo dolore.《E, con tutto quello che sta succedendo, Dio solo sa quanto ci serva il tuo aiuto.》

Nell'udire quella notizia, la mente mi si snebbia di colpo e gli avvenimenti degli ultimi giorni mi invadono la testa: il varco, il cucciolo, l'agguato, la botta in testa.

Mi porto una mano alla tempia e trovo una spessa benda che mi cinge il capo.

Una commozione cerebrale coi fiocchi...

《Ok... Che sta succedendo?》domando al ragazzo che mi fissa con il terrore in volto.《Connor.》Addolcisco il tono della voce, anche in questo frangente mi riesce difficoltoso.《Sono qui e sto bene. Ci vuole ben altro che una mazzata in testa per mettermi k.o.》

《Lo so...》sussurra lui, abbassando lo sguardo. Nella penombra è complicato capire la sua espressione, però, la sua angoscia è quasi palpabile.《Dopo la... scomparsa della professoressa, io... non ho più nessuno e se anche tu... Dio, sembro un ragazzino lagnoso! Dimentica ciò che ho detto! Meglio se ci preoccupiamo della fine del mondo!》

Come sempre, una frase su due mi rimane oscura, ma, dopotutto, ho a che fare con Connor quindi la cosa non mi preoccupa molto: ho compreso la parte più importante.

《Te lo già detto una volta, Genietto, io non vado da nessuna parte. Ho fatto una promessa e intendo mantenerla: riuscirò a riportare Liv a casa.》Parlo in tono sicuro e privo di incertezze, però, nel profondo del cuore condivido la stessa paura di Connor.

Per quanti sforzi io compia, per quanto io combatta, non riuscirò mai a mantenere questa promessa. Ma probabilmente il ragazzo lo capisce, anche se non lo vuole ammettere con se stesso.

Lui, come me, ha bisogno di aggrapparsi alla speranza.

Una speranza flebile che, però, riesce a tenerci ancorati a questo mondo.

《E, comunque, tu sei un bimbetto lagnoso》sogghigno, incrociando le braccia al petto, nonostante la flebo mi intralci i movimenti.

Inaspettatamente Connor ridacchia poi si strofina il volto con le mani e mi fissa nuovamente.

《È la prima pseudorisata che riesco a fare da quando è iniziata questa storia...》borbotta, appoggiando i gomiti alle ginocchia.

《Quale storia?》Aggrotto le sopracciglia, nonostante una lieve fitta di dolore, e cerco di capire di che parla il ragazzo.

《Giusto. Tu dormivi quando è cominciata...》commenta, sovrappensiero.《Beh, giusto perché tu lo sappia il mondo sta finendo. Presto moriremo tutti o forse saremo inghiottiti da un buco nero. Qui le mie teorie divergono un poco... Ma il risultato non cambia. La razza umana sta per estinguersi.》

Anomalie: New World Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora