Capitolo II

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"Sapevo che ti avrei trovata qui! Mi dici cosa ti passa per la tes... Oh Cristo Santo, Elia, cosa è successo qui?" Emilia restò basita davanti al cadavere esangue della vecchia Sura.

Ancora sotto shock la giovane raccontò alla sorella maggiore a cosa aveva assistito.

"Mio Dio, Elia. Ti avevo detto che non saresti dovuta venire qui! Svelta, torniamo di corsa al villaggio. Nessuno dovrà sapere cosa è accaduto oggi." Era tipico di Emilia trovare sempre una soluzione ai problemi della sorella. Nonostante le differenze, le due erano molto complici.

La sorella maggiore si voltò immediatamente con l'intento di uscire ma fu bloccata per il braccio da Elia e costretta a rigirarsi.

"No, aspetta." Disse la ragazza. "Non la vorrai mica lasciare alla mercé dei ratti?"

"Cosa? Intendi seppellirla?" Chiese incredula sua sorella maggiore.

"No, la voglio bruciare. Lei avrebbe voluto così. Ti prego, Emilia, fallo per me." La giovane donna, forse intenerita dalle lacrime che solcavano le guance della sorella, acconsentì.

Le sorelle impiegarono circa tre ore a raccogliere la legna e a preparare una pira per il cadavere della vecchia. Per fortuna fu facile trasportare il leggero corpo della donna che dopo aver disposto sul cumulo di legna, le ragazze coprirono con i fiori del bosco.

Elia non conosceva quali parole pronunciassero i pagani durante i funerali e sapeva che se avesse pregato Dio di accogliere la sua anima nei cieli, lo spirito di Sura non l'avrebbe mai perdonata, quindi preferì tacere.

Mentre guardava il corpo della vecchia carbonizzarsi nella sua mente si susseguivano immagini del suicidio a cui aveva assistito. Quelle visioni le procurarono una serie di brividi che sembrò interminabile.

Una volta terminata la cerimonia, le ragazze si avviarono verso il villaggio senza parlarsi né guardarsi.
In realtà la disavventura che era capitata alle sorelle le aveva salvato la vita.

Durante la loro assenza dal villaggio, la porta principale, quella settentrionale, era stata sfondata da una guarnigione bizantina. I catafratti imperiali erano piombati sull'incauta plebe del villaggio mozzando teste e macellando sotto gli zoccoli dei cavalli uomini e donne di ogni età. Buona parte degli abitanti non ebbe nemmeno il tempo di trovare riparo. Alcuni riuscirono a barricarsi nelle loro abitazioni ma fu inutile. Una volta disseminate di cadaveri tutte le stradine, i soldati bizantini smontarono dai loro destrieri e iniziarono a pattugliare le case in cerca di superstiti. "Nessun prigioniero" Questo era l'ordine e i soldati avevano tutte le intenzioni di seguirlo.

Ogni porta chiusa veniva sfondata. Una volta entrati nelle abitazioni i soldati le ricoprirono di pece. I meno cruenti tra loro sgozzarono gli inquilini prima di dar fuoco alla loro casa, gli altri, invece, preferirono legare le vittime in modo da immobilizzarle e, dopo averle ricoperte di catrame, le disponevano sul pavimento e le lasciavano carbonizzarsi insieme ai loro effetti personali.

Letizia assisteva a quell'orrore dalla finestra della propria cucina. In tanti anni non aveva mai visto tanto sangue e tanto fuoco. La vendetta dell'Impero d'Oriente stava per abbattersi anche su di lei ma gli unici suoi pensieri erano rivolti alle figlie. Si chiedeva dove fossero e se fossero ancora vive. Il pensiero di averle perse le bruciava le viscere più di quanto qualsiasi fuoco avrebbe potuto fare. Rimase immersa nelle sue preoccupazioni anche quando i soldati entrarono in casa sua. Restò immobile, affacciata alla finestra con la speranza di vedere Emilia ed Elia fuggire via da quell'orrore. Probabilmente l'indifferenza che mostrò la donna fece innervosire l'uomo in armatura che le stava alle spalle. Il soldato prese l'anziana per i candidi capelli e la scaraventò sul pavimento. La donna reagì con un grido di dolore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 18, 2017 ⏰

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