3-Devon

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Dopo la mia terribile gaffe, mi precipito da Devon con l'intenzione di scusarmi e di recuperare la palla, ma quando gli sono davanti, lui esordisce dicendomi: << Tesoro se non sai giocare ti consiglio di guardare gli altri che si allenano da molto lontano, a meno che il tuo non fosse un tentativo di attirare la mia attenzione...>>

La sua voce è così fastidiosamente profonda e attraente, ma non mi imbambola, perciò ignoro i suoi occhi verdi e il suo bel visetto d'angelo e rispondo a tono: << Tranquillo ho ben altro a cui pensare che colpire la tua zucca vuota>> rispondo acida e nel frattempo raccolgo la palla e raggiungo le mie compagne con il suo sguardo che mi segue infastidito.

<< Keira ma cosa gli hai detto? Dev sembra incavolato nero.>> mi chiede Amanda appena torno da loro.

<< in realtà non ho detto nulla, solo che ero dispiaciuta. >> mento guardandola con un sorriso sornione stampato in faccia.

<< Quant'è bello e muscoloso, e poi sembra un angelo! fossi stata al tuo posto gli avrei chiesto il numero di telefono >> afferma sognante Mary, mentre tutte le altre la guardano comprendendo il suo entusiasmo.

Io invece mi trattengo dal vomitare, quelle ragazze sono così stupide ed ingenue, Devon è tutto tranne che un angelo e questo lo sapevo bene perché, Grace una mia compagna di classe che poi purtroppo si era dovuta trasferire, era fidanzata con il miglior amico di Devon, Mike, e ha raccontato a me e ad Hannah tutte le cose tremende che Devon aveva fatto a molte ragazze, che erano cadute nella sua trappola da ragazzo-angelo.

Le aveva sedotte e portate a letto per poi abbandonarle qualche secondo dopo per deriderle con i suoi stupidi amici. Era un bastardo che ci godeva a far soffrire quelle povere illuse che credevano di averlo conquistato, e io sicuramente non sarei stata una di quelle che lo ammiravano da lontano sperando che le rivolgesse la parola.

<< Ma smettetela è odioso ed egocentrico! Come fa a piacervi un tipo simile?!>> dico accigliata

<< certo che sei davvero strana Keira, non ti piace mai nessuno. Non sarai mica lesbica?>> mi chiede ridendo Amanda punzecchiandomi.

<< solo perché non mi piacciono i tipi come lui non significa che io sia lesbica!>> le rispondo offesa. Non capisco perché la gente per spiegarsi determinati comportamenti sente il bisogno di utilizzare etichette, è una cosa che proprio non sopporto.

<< dai su non te la prendere lo so che ti piacciono i tipi romantici >> cerca di rincuorarmi Clary ridendo e dandomi un buffetto sul braccio.

Penso ci abbia preso gusto a prendermi in giro, ma so che lo fa perché mi crede troppo cinica e prevenuta sui ragazzi, ma purtroppo non lo faccio di proposito è che ho sempre paura che le persone mi deludano, come ha fatto mio padre quando ha abbandonato me e mia madre 10 anni fa, perciò se una persona non mi sembra affidabile lascio perdere a prescindere, meglio evitare ancora delusioni no?

Finita l'ora di educazione fisica finalmente possiamo andare a cambiarci negli spogliatoi, ma prima di andare recupero il mio telefono e le chiavi del mio armadietto che lascio sempre sul tavolino della palestra dove il prof. lascia il registro per fare l'appello.

<< Ragazzina sei ancora qui per lanciarmi qualcos'altro?>> chiede una voce dietro di me che mi fa sobbalzare.

Mi volto per rispondere a tono, ma rimango di sasso perché mi accorgo che è troppo vicino e la sua stazza mi fa sentire totalmente a disagio e indifesa. Il mio cuore batte all'impazzata, lui mi guarda fissa negli occhi aspettandosi una risposta, ma non riesco a parlare.

<< ehm, io...io devo prendere il mio telefono e le chiavi dell'armadietto>> balbetto

Mentalmente mi schiaffeggio perché mi sto comportando esattamente come quelle cretine che gli vanno dietro sbavando.

<< Sta tranquillo sei al sicuro, non penso avremo la sfortuna di rivederci >> aggiungo acida

<< Mio dio ragazzina hai la lingua tagliente, cosa ti ho fatto di male? Fino a prova contraria sei stata tu a colpirmi.>> mi risponde lui offeso.

<< Primo, non ti ho colpito di proposito e secondo, devo andare a cambiarmi altrimenti faccio tardi per l'autobus>> gli dico affrettandomi verso l'uscita della palestra ignorandolo.

Ma lui mi afferra un braccio e sento una scossa elettrica attraversarmi il corpo dal punto in cui mi ha toccata, e il mio cuore ritorna a battere come se volesse uscirmi dal petto.

Perché mi faceva quest' effetto se non lo sopportavo? Non riuscivo proprio a spiegarmelo...

Mi volto verso di lui ma continuo a fissare la sua mano sul mio braccio, fino a ché lui non la toglie e io riprendo a respirare.

<< Aspetta, se hai bisogno di un passaggio posso dartelo io, ho la moto proprio qui fuori, così posso dimostrarti che sono un vero gentiluomo>> mi dice lui ammiccando.

<< Scordatelo non accetto passaggi dagli sconosciuti >> e così dicendo scappo via per paura che le mie emozioni possano prendere il sopravvento.

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