4- Brividi.

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Io ed Esmeralda torniamo a casa, nel tragitto verso casa non spiccico una parola, ripensando ancora alle parole di Nate, ma cosa avrà voluto dire? Esme si accorge del mio atteggiamento e mi tocca una spalla «Tutto apposto?» mi chiede, ma non lo so nemmeno io. «Si si.» rispondo, incerta , evitando di guardarla negli occhi. Parcheggio la macchina nel cancello e scendo, correndo verso la mia stanza inventando con Esmeralda la scusa dei compiti. Mi chiudo in camera e faccio partire la playlist di Spotify, cercando di eliminare dalla mia testa quegli attimi con Nate, e il suo sguardo schifato e deluso. Scuoto la testa, ma perché sto pensando a lui? Prendo il telefono dallo zaino e noto con piacere che Grey mi ha scritto. Non faccio nemmeno in tempo a rispondergli che mi arriva una chiamata. Quando sul display leggo Grey impazzisco, urlo e lancio il telefono sul letto. Corro poi a riprenderlo, mi schiarisco la gola e rispondo. «Ehi Grey, dimmi.» faccio finta di niente, cercando di sembrare il più normale possibile. «Ehi Amethist, nulla, mi chiedevo cosa facessi oggi pomeriggio.» Mi sta invitando ad uscire, e io sto per svenire. «Oh, nulla di particolare, e tu?» chiedo, sempre fingendomi disinteressata, è così che si fa, no? 

«Beh, si... neanch'io. Stavo pensando se ti andasse tipo di andare a prenderci un caffè.» E mi ha ufficialmente invitata. Il mio cuore ha incominciato a battere più forte. «Oh ehm... okay certo.» dico io calma, mentre dentro di me vorrei urlare. Lui mi saluta dicendomi che in un'oretta sarebbe passato a prendermi. Non riesco ad immaginare che Grey mi abbia chiesto di uscire. Ovviamente la prima cosa che faccio (dopo urlare come se fossi impossessata) è chiamare Tara e raccontarle tutto, ovviamente anche dall'altra parte della cornetta ci sono urla sconnesse. Quando la telefonata finisce, mi avvio in bagno e mi lavo, mi vesto nel modo migliore possibile, urlo ad Esmeralda di stare uscendo e mi precipito fuori casa, esattamente nello stesso momento in cui Grey arriva con la sua BMW, ovviamente grigia. Apre lo sportello ed esce a salutarmi, e ha il sorriso più bello che io abbia mai visto. «Possiamo andare?» mi chiede, intimidito. Io gli sorrido e annuisco, entrando in macchina dopo che lui, da vero galantuomo mi ha aperto lo sportello per farmi accomodare. Chiude lo sportello con delicatezza e corre verso il suo, entrando. «Dove andiamo?» mi chiede, partendo. «Per me è uguale.» asserisco io, che essenzialmente me ne frego del bar o del caffè, è di lui che mi interessa. Cosi mi porta in uno dei bar al centro, non ricordo neanche il nome, e ci sediamo ai divanetti di pelle bianca piazzati fuori, sotto degli ombrelloni dello stesso colore. 

La cameriera arriva e la riconosco, viene a scuola con noi. Appena ci vede, o meglio, vede Grey sgrana gli occhi e diventa rossa in volto, visibilmente a disagio. «C-cosa vi porto?» balbetta lei, e io le sorrido per rassicurarla. «Per me un the alla pesca, senza limone e con poco ghiaccio.» asserisco io, e le sorrido nuovamente. Poi sposta lo sguardo su Grey e noto che i suoi occhi non riescono a smettere di fissarlo. «Per me un caffè espresso, e una ciambella al cioccolato.» dice lui, la tizia annuisce velocemente e corre dentro. «Sei complicata tu, ah?» mi chiede, ricordandomi la richiesta che avevo appena fatto. «Non sono complicata.» sbuffo io «Solo particolare.» preciso. Lui scoppia a ridere, e sono quasi sicura che il canto degli angeli sia molto simile. Mi scuso un attimo dicendo di dover andare in bagno ed entro, mi affaccio al bancone «Posso usufruire della toilette?» chiedo gentilmente, quasi non riconoscendomi. La ragazza che ci ha servito annuisce e mi sorride, ma prima di farmi andare in bagno mi ferma. «Scusa se te lo chiedo, non voglio impicciarmi ma è un appuntamento?» chiede. Le sorrido «Penso proprio di sì.» dico. «Oh mio dio! E sentiamo, come sta andando?» «Bene, per ora.» continuo io. «Devi farmi sapere tutto poi, quel ragazzo è da urlo!» mi confessa e io non posso far altro se non ridere «Lo so, fidati.» continuo a ridacchiare. Vado in bagno e quando esco noto che lei lo sta guardando dalle vetrate. Non sono gelosa, mi sento solo fortunata ad essere io lì con lui.

Lei nota che sono uscita e distoglie subito lo sguardo, quasi imbarazzata. «Tranquilla, non è mica il mio ragazzo, e guardare non è reato. Penso che anch'io lo farei se fossi al tuo posto.» la rassicuro, e noto con piacere che tira un sospiro di sollievo. «Amica, sei la ragazza più fortunata che conosca, devi ammetterlo.» ride lei, e mi chiedo come io non abbia mai notato più di tanto questa ragazza a scuola. «Come ti chiami?» le chiedo. «Clarke Evans, avevamo biologia e storia dell'arte assieme l'anno scorso.» «Oh ecco dove ti avevo già vista!» ammetto io. Lei ridacchia e mi porge la mano, finendo di presentarsi. «Oh che sbadata, io sono...» non riesco a finire la frase perché la ragazza mi interrompe «Oh... lo so chi sei. Amethist Blake. Molti dei ragazzi del nostro anno ti sbavano dietro.» ammette lei «Non che io sia gelosa, intendiamoci.» precisa poi, nel panico. «Non potresti, sei bella più di me.» mi complimento, e lei sgrana gli occhi «Oh no, non è vero.» dice lei, rossa in volto. Mi prendo qualche secondo per guardarla meglio. Lunghi capelli biondi, occhi grandi e marroni, e qualche lentiggine sulle guance e sul naso. Un'aria da ragazza per bene. Annuisco «Sei bellissima, e non devi sminuirti.» la rassicuro. Lei mi sorride e si aggiusta una ciocca dietro l'orecchio, poi prende una pezza e incomincia a lavare il piano del bancone, già pulito. 

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