7- A pezzi.

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Angolo scrittrice:
Eccovi qui un nuovo capitolo, cosa ne pensate? Riuscirà Nate a prendersi Amethist o lei sarà troppo furba per lui? Non posso fare altro che dirvi di leggere e ovviamente di commentare e votare per farmi sapere  cosa ne pensate, ovviamente come sempre vi ringrazio! Godetevi il capitolo!

Nonostante l'apparente minaccia di Nate le cose filano lisce fra me e Grey, Nate si è ufficialmente allontanato da me, e io non ho voluto porgli nessuna domanda riguardante il foglietto che mi ha lasciato. È passata una settimana e va tutto liscio, o almeno così sembra a me. Arrivata di fronte al mio armadietto, poggio i libri con nonchalance e recupero quelli per le lezioni odierne, mi sembra una giornata così tranquilla che quasi potrei abituarmici. D'un tratto un ragazzo che riconosco si appoggia all'armadietto accanto al mio. «Amethist.» mi chiama, e io volto lo sguardo su di lui. «Ash.» rispondo io. Ash Parker  è un nostro vicino di casa, nonché mio compagno di scuola dalle elementari, e ovviamente giocatore di basket. Alto un metro e ottantacinque mi sovrasta e mi sorride, scompigliandosi i capelli biondi. «Ho saputo di Grey, non mi sembravi tipo da giocatori di football.» ridacchia, poi posa un braccio sulle mie spalle. Io rido a mia volta, e gli do una gomitata nelle costole «Ho saputo del tuo flirt con Jess McHenzie, non sapevo ti fossi dato alla gonorrea.» rispondo, togliendomelo dalle spalle e chiudendo l'armadietto.

Lui scoppia in una fragorosa risata e una ragazzina accanto a noi diventa rossa portandosi una mano sulla bocca, sarà la sua ennesima conquista. «Mi è piaciuta questa, affili le unghie come sempre.» ride dandomi una pacca sulla spalla. «Cosa vuoi Parker?» gli chiedo facendo un sorrisetto da smorfiosa e avviandomi verso la classe di francese, ovviamente lui mi viene dietro, anche perché fra le tante cose ha lezione con me. E oggi Tara ha deciso di abbandonarmi, dandosi per malata. «Solo scambiare due paroline con la mia vicina preferita.» mi sfotte, e io gli faccio il dito medio. Entriamo in classe e i miei occhi captano una faccia amica, quella di Clarke, che mi sorride facendomi cenno di sedere accanto a lei. Prendo posto e Ash mi saluta facendomi l'occhiolino prima di andare a sedersi ai solito posti alla fine della classe, mentre un paio di ragazzine (sospetto matricole) mi guardano in cagnesco. «Ma ce l'hanno tutte con me?» chiedo a Clarke uscendo dalla borsa il quaderno e l'astuccio. «Beh, mettiamola così. Hai Grey Williams, uno dei ragazzi più fighi della scuola, e oggi ti vedono ridere e scherzare con Ash Parker che ti fa anche l'occhiolino, in più il tuo migliore amico è Cody Anderson, e i fratelli Jhonson sono la ciliegina sulla torta. Sei circondata da fusti, se non fossero gelose sarebbero stupide.» spiega lei calma, sorridendomi. «Allora tu o sei gelosa o sei stupida?» le chiedo titubante. Insomma, Cody è da sempre il mio migliore amico, non dovrebbe essere una novità, Ash è il mio vicino di casa, e chiunque lo sa, date le svariate feste che ha dato a casa sua. I fratelli Jhonson sono un tasto dolente per me, non tanto per Max quanto per Nate, ma non è stata una mia scelta averli al mio fianco, sembra un incubo.

«Ma no sciocchina!» ridacchia lei «Io sono tua amica, so benissimo che a te interessa solo Grey, gli altri fanno da contorno, ma devi anche ricordarti che siamo a St. William's City, se starnutisci dall'altro capo della scuola dicono che sei incinta.» Non posso fare a meno di ridere per questa affermazione dato che è proprio la realtà, vivere in una piccola città è una condanna a morte. Mi levo dalla mente le assurde dicerie che vagano su di me per la scuola e poso la mia attenzione sulla professoressa Fray che nel frattempo ha incominciato a scrivere cose sulla lavagna. Poco dopo qualcuno fa capolino in classe, e non mi stupisco del fatto che sia Nate, in ritardo. «Signor Jhonson, ci ha elogiato della sua presenza, gentile da parte sua» lo canzona la professoressa mentre lui si siede al banco accanto al mio, l'unico con un posto vuoto. Ci voleva pure questa.

«Sapevo di esserle mancato prof» sogghigna lui, facendo ridacchiare qualche ragazza in classe. Dio ma perché siamo circondati da oche. «Ti piacerebbe, adesso prendi il quaderno e scrivi.» sorrido alla battuta della prof e continuo a scrivere. Ogni tanto lo spio con la coda dell'occhio e noto che mi sta fissando. Dopo dieci minuti di strazio non ce la faccio più, così prendo il telefono senza farmi notare e gli scrivo un messaggio:
"Hai finito di fissarmi brutto stalker?" Lo fisso nel frattempo che gli arriva il messaggio e noto un sorrisetto spuntare sulle sue labbra. "Non ancora." mi risponde lui, facendomi accapponare la pelle. L'ora finisce, e io saluto Clarke fiondandomi fuori dalla porta per riprendere fiato. Esco come consuetudine fuori dal cortile e decido di nascondermi dietro l'edificio per evitare domande da parte sia di Grey che di Esme per il mio comportamento strano.

Mi siedo per terra e mi accendo una sigaretta. Mentre mi guardo le mani cerco di reprimere le emozioni che pian piano salgono dentro di me. Perché mi sento così strana? Perché Nate mi fa sentire così a disagio? Sono domande che continuano a girarmi nella testa, e non riesco a trovare la risposta. Mi sento così frustrata per queste sensazioni che vorrei sparire da un momento all'altro e non dover affrontare la realtà. Le lacrime incominciano a scendere e io non le fermo, non riesco a fermarle. Mentre cerco di sfuggire dalla realtà, qualcuno mi riporta sulla faccia della terra, e questo qualcuno è Nate. «Perché piangi, si può sapere?» mi chiede sedendosi accanto a me. «Per causa tua, dannazione!» gli urlo in faccia, e quasi mi sento libera, come se un peso se ne fosse andato. «C-cosa... perché?» mi chiede lui, in preda al panico. E io resto lì, immobile, cercando di capire in che modo dirgli che ogni volta che mi guarda impazzisco. «Non lo so okay? Quel modo... quel modo in cui mi guardi mi fa venire i brividi.» «Ti faccio così paura?» mi chiede, incerto. «Non è questo! Mi hai cambiata da quel giorno a casa di Tara e Cody. Quando mi hai usata solo per i tuoi stupidi capricci da bambino che non sa quello che vuole!» gli urlo nuovamente addosso, e incomincio a tremare. Lui alza di scatto la testa e mi guarda, poi si posiziona davanti a me «Io lo so benissimo cosa voglio, cazzo!» urla anche lui sta volta. Gli tengo testa e lo guardo fisso negli occhi «Allora cosa vuoi?!»

Lui mi guarda, e io mi sento stanca, strana e vulnerabile, di nuovo. «Mio dio non ci credo, non ci arrivi proprio!» urla lui alzandosi di nuovo per andarsene. Prendo tutte le forze che ho e lo rincorro, prendendolo dal braccio e costringendolo a girarti. «Cosa vuoi?» gli chiedo, arrabbiata da morire, ma senza urlare. Lui si mette una mano sulla fronte ed espira forte e poi succede. «Voglio te cazzo!» urla, e se ne va, sta volta per davvero.
E io resto di nuovo da sola, ma sta volta non sono vulnerabile, sta volta sono a pezzi.

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