6- Costi quel che costi.

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Angolo scrittrice:

Salve ragazze, come vedete sto aggiornando meno spesso per via del lavoro e dei vari impegni, in qualsiasi caso spero che l'ultimo capitolo vi sia piaciuto, era un po' corto, lo so, ma ho cercato quel piccolo momento per poterlo scrivere, per non farvi aspettare ancora. In qualsiasi caso, ecco qui il nuovo capitolo: Come sempre commentate e votate per farmi sapere cosa ne pensate. Godetevi il capitolo, un bacio!

Da quando Grey è apparso mi ha cambiata completamente. Sono più tranquilla e più sicura di me stessa. Camminiamo per i corridoi mano a mano, e ovviamente molti ci guardano curiosi, altri abbassano lo sguardo, Nate ci guarda come se volesse ammazzarci da un momento all'altro. Io lo evito, anche se in realtà dovrei ringraziarlo, perché è grazie a lui se quella sera sono andata al Brickberry e ho incontrato Grey, ed è grazie a lui che è incominciata la nostra bellissima storia assieme. 

Sono passate due settimane da quella sera al Brickberry e la nostra storia va meglio di come mi sarei mai aspettata. Esmeralda lo adora, come i miei genitori, che lo hanno conosciuto "per sbaglio" una sera in cui mi ha riaccompagnata a casa e davanti alla porta, mentre stava per darmi un bacio, Esmeralda ci ha sorpresi spalancando la porta e urlando di entrare. Inutile dire che a fine serata, imbarazzata avevo chiesto scusa a Grey, e lui mi aveva risposto di non preoccuparmi e che anzi, aveva adorato la mia famiglia, anche le gemelle, e questo voleva dire molte cose. 

Ormai mia madre è abituata a pronunciare il suo nome per qualsiasi cosa, come questa mattina in cui mi ha svegliato urlandomi che Grey mi stava aspettando in cucina, e che stava facendo colazione con le gemelle. Scesa giù vedo Grey intento a ridere con Kristen di non so cosa. Mi accomodo accanto a lui e gli sorrido raggiante, e lui mi risponde di rimando dandomi un pacato bacio sulla guancia e sussurrandomi "Bellissima come sempre." e ovviamente, mi sciolgo accanto a lui. Sorrido mentre mia madre mi posa sul piatto la mia razione di pancakes. 

Finiamo di mangiare e Grey si alza «Grazie mille signora Blake, è stato tutto buonissimo.» la ringrazia prendendo il suo piatto e poggiandolo nel lavello. Mia madre che dal canto suo non vedeva da anni un adolescente aiutarla a sparecchiare (come darle torto) sembra essere assolta nell'educazione di Grey. «Ma Grey, caro, chiamami Faith, ti prego, mi fai sentire vecchia se mi chiami "Signora Blake".» asserisce mia madre, e io voglio sprofondare nella sedia. «Come vuole, Faith.» le sorride, ma non smette di darle del lei, cosa che io apprezzo molto. 

Arriviamo a scuola e come sempre accanto a noi Tara e gli altri, facciamo la nostra entrata, sentendoci osservati da tutti. Noto Clarke, la ragazza del bar, che mi sorride raggiante, così mi stacco dolcemente da Grey allentando la presa che ha sulla mia mano e gli sorrido, andando verso Clarke. «Ehi ragazza, come stai?» le chiedo sorridendole, lei mi da un bacio sulla guancia «Sempre bene, sempre cameriera.» ride mentre lo dice, e io penso a quanto possa essere genuino quel sorriso. La prendo per la mano portandola verso il nostro gruppetto e la presento, tutti si presentano sorridendo, tranne Nate che ovviamente sembra in lutto. Le fa solo un cenno di capo e continua a fumare la sua sigaretta. Clarke resta con noi e incominciamo ad incamminarci verso l'entrata, Grey Cody e Max ci salutano e si incamminano dentro perché alla prima ora hanno un compito di matematica e devono ripassare, noi invece ci affolliamo sugli scalini e io mi accendo una sigaretta. 

Suona la campanella e ci decidiamo ad entrare, salutando Esme e dirigendoci verso la nostra classe. Finite le prime due ore di lezione, mi incammino verso l'esterno per potermi godere una sigaretta all'aria aperta e mi accomodo su una panchina al sole. Poco dopo qualcuno viene accanto a me, e con dispiacere noto Nate. «Che vuoi.» gli chiedo apatica. Lui sghignazza «Magari potresti chiedere le cose con un po' più di tatto.» mi sgrida lui, e io arrossisco. «Caro, mi spieghi di grazia cosa cavolo vuoi?» gli chiedo facendogli gli occhioni dolci, lui mi fa una smorfia. «Almeno c'hai provato. Mi daresti l'accendino?» mi chiede, e io glielo passo quasi riluttante. Non credo che sia cambiato, però è strano, è tornato quasi normale. Mi ripassa l'accendino senza nemmeno guardarmi e continua a fumacchiare, facendo l'occhiolino di tanto in tanto a qualche ragazza che ridacchia salutandolo. Sembra essere tornato tutto come prima, e quasi mi rilasso accanto a lui, fin quando lui non si alza, mi lascia accanto un foglietto e senza dire una parola se ne va.

Curiosa come sono prendo il foglietto e lo apro, una scrittura fin troppo aggraziata per essere maschile recita: "Pensi veramente che io mi sia arreso così? Fiorellino non mi conosci. Avrò quello che voglio ad ogni costo. Tu nel frattempo resta con lui, ti cedo. Ma ti riprenderò un giorno, e avrò quello che mi spetta, costi quel che costi." Le mie mani tremano mentre finisco di leggere e accartoccio il foglietto gettandolo in borsa. Non so cosa abbia in mente, ma so che non si progetta niente di buono. 

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