CAPITOLO 2

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Erano passate parecchie ore da quando Stefan e Martina erano andati nella stanza continuando a darsi alla pazza gioia.

Mi alzai da letto andando a sedermi sopra il muretto del balcone, presi una sigarette e iniziai a fumare guardando l'immenso bosco

Cercai di non dare molto peso ai loro gemiti, concentrandomi maggiormente sui rumori provenienti dal bosco.

Riuscivo a sentire ogni tipo di rumore, spalle zampe dei animali che prestavano l'erba secca sotto le loro zampe, lo sbattere delle ali di alcuni uccelli e anche lo sgranocchiare di alcuni scoiattoli.

Mi rilassai ascoltando ogni rumore, ma tra tutti questi qualcosa attirò la mia attenzione.

Dei passi pensanti attirarono la mia attenzione, si muovevano veloci e decisi.

Saltai giù dal balcone atterrando sull'erba umida cercando d'individuare i passi.

Saltai sui alberi iniziando a corre seguendo il rumore, ma pochi minuti dopo cessarono così come anche la mia corsa.

Abbassai lo sguardo ma non vidi nessuno tranne un tronco di un albero.

Rimasi ferma, ma non riuscivo a sentire nulla, tranne un respiro pensante troppo vicino a me.

Di scatto mi girai trovando due occhi neri come la pece che mi fissavano è in meno di un secondo mi ritrovai schiacciata al suolo con una mano al collo e quei occhi neri che continuavano a scrutare i miei chiari.

Cercai di liberarmi ma invano

?: Smettila

La sua voce era profonda talmente tanto che mi provocò un brivido in tutto il corpo

?: La vuoi smettere cazzo!?

Mi urlo in faccia

Io: di fare?

Dissi cercando di avere un tono duro e senza paura

?: Di muoverti

Non obbedì, anzi, iniziai a muovermi ancora di più fin quando non riuscì finalmente a liberare un braccio, tirando un pugno al ragazzo che fini su un albero spezzandolo

Io: chi cazzo sei e cosa ci fai qui!?

Urlai guardandolo in malo modo.

Lentamente si alzò sistemando la sua camicia e poi mi guardò dritto nei occhi e subito dopo me lo ritrovai davanti

Io: allora?

?: Allora hai una lingua troppo lunga Sheila

Sgranai gli occhi quando disse il mio nome

Io: come fai a sapere il mio nome?

Un angolo della sua bocca si alzò e io scattai indietro ma non feci in tempo che mi ritrovai a pancia in giù sul terreno con lui su di me

?: Non sono affari tuoi

Io: chi sei?

Si avvicinò al mio orecchio

?: Il tuo inferno

Morse il mio lobo e una scossa mi percosse.

Di scatto si alzò e non lo vidi più, ma chi era quello è come faceva a sapere il mio nome.

Mi alzai tornado verso casa e finalmente le urla non si sentivano più.

Entrai in camera pensando ancora a quel ragazzo così misterioso che sapeva il mio nome.

Lo ammetto avevo un po' di paura anche perché era molto più forte di me ma ciò non mi metteva paura quanto quello che aveva fatto...o meglio l'effetto della sua voce sul mio corpo...Dio è stato stranissimo

...SE NON È PORNO NON È AMORE...(Z.M)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora