CAPITOLO 10

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Io: Zayn rallenta

Dissi poggiando una mano sulla sua.
Di scatto rallentò, e io mi lasciai sfuggire un lamento di sollievo

Zayn: scusa

Eravamo in macchina, e da quando era partito non ha fatto alto che correre come un pazzo.

Arrivati a casa mi prese per mano e mi portò in camera sua

Io: Zayn?

Zayn: si

Io: ma Erika e Natalia non dovevano venire anche loro alla festa?

Zayn: saranno sicuramente li con i loro fidanzati

Io: ok...

Mi sedetti sul suo letto ammirando la sua stanza.

Non l'ho mai guardata attentamente e devo dire che è una delle più belle.

La camera è fatta in modo particolare, il letto è posizionato davanti a una parete e su esso c'erano tanti cuscini di colore blu e nero, le coperte color nero e poi vi erano cuscini più grandi rossi, davanti al letto un immensa vetrata coperta parzialmente da tende spesse.

Più in là del letto c'erano due porte e infine due mobili piccoli vicino a esso

Zayn: ti piace?

Io: mh?

Mi girai verso di lui e lo guardai

Zayn: vedo che stai osservando la mia camera

Io: oh, si mi piace molto

Zayn: anche a me

Andò verso una delle due porte, è poco dopo tornò con solo dei pantaloni di tuta grigi e una maglietta nera.

Deduco sia la cabina armadio

Zayn: stasera dormi qui

Io: oh no io dormo in camera mia

Zayn: non era una domanda

Si avvicinò a me per poi farmi alzare

Zayn: girati

Feci come disse e lentamente portò la zip del vestito verso il basso.
Mi abbassò le maniche del vestito per poi lasciarlo cadere ai miei piedi

Zayn: ti preferisco senza niente

Sussurrò vicino al mio orecchio, sfiorando con le labbra la mia spalla.

Era molto più altro di me, mi sovrastava di gran lunga nonostante avessi i tacchi

Zayn: andiamo a fare un doccia

Mi prese per mano e mi portò nella seconda porta, il bagno.
Rimasi ferma sulla soglia mentre lui si avvicinò al box doccia e accese l'acqua.

Si girò verso di me e rimase a guardarmi mentre io lentamente mi abbassai e tolsi i tacchi

Zayn: sei proprio nana

Lo guardai male e lui sorrise leggermente

Zayn: avvicinati

Andai con passo felpato verso lui, che mi guardava mentre si mordeva il labbro.

Eravamo a si e no due cm di distanza e potevo perfettamente sentire il suo alito sbattere sulla mia pelle.

Mi sarebbe piaciuto poter sentire il calore del suo corpo, il suo alito caldo sbattere contro la mia pelle, ma non potevo perché lui non era umano.

Eravamo due creature della notte, fredde, senza un cuore che batteva, che non provavano dolore, che si nutrivano di persone, che non avevano sangue e ne calore nel loro corpo, eravamo dei morti viventi

...SE NON È PORNO NON È AMORE...(Z.M)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora