Capitolo 15

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Quella situazione andava avanti: tutto era strano, niente era cambiato nei giorni seguenti.
Marinette arrivò a pensare che forse era vero, doveva lasciare perdere.
Decise di aspettare, di vedere lo svolgimento delle cose, delle sue azioni; sapeva che se avesse preso una qualunque decisione poi se ne sarebbe pentita e avrebbe rimpianto di non aver fatto il contrario, era nella sua natura.

Stava sul terrazzo del suo attico ad ascoltare la musica. Le cuffiette dentro le orecchie le impedivano di essere disturbata.
Intanto osservava intorno.
Le strade erano, come sempre, popolate da persone e auto; ormai al baccano ci aveva fatto l'abitudine.
Il display del cellulare si illuminò e la scritta 'ALYA' apparve a grandi caratteri.
La corvina accettò la chiamata preparandosi a ciò che le avrebbe chiesto. Se lo immaginava, infatti Alya partì subito col suo discorso: "Ehi Mari. Perchè oggi non sei venuta?"
"A quale scopo?" Le ridomandò prontamente Marinette "Dovrei stare lì, senza una spiegazione? Preferisco non venire."
"No." La voce di Alya era ferma e aveva perso tutta la dolcezza che c'era nella domanda precedente.
Lo sguardo della ragazza si fece triste: "Scommetto che Lila è venuta al mio posto." Si sentiva dal suo tono che stava cercando di reprimere le lacrime.
L'amica non rispose, ma questo silenzio le fece intuire che aveva ragione.
Marinette incrociò le braccia al petto, le cuffiette ancora nelle orecchie per ascoltare la migliore amica che parlava.
"Lo sapevo, non sono tagliata per essere la sua ragazza. Li ho sentiti i ragionamenti di Lila. Io non faccio per lui."
"Basta." Ancora una volta la mora alzò la voce "Semettila di dire così. Mi hai capita? Smettila!"
A questo punto Marinette scoppiò a piangere, che ci poteva fare, era più forte di lei.
"Aspettami. Vengo da te." Alya si affrettò a chiudere la chiamata, a prendere la borsa e a precipitarsi fuori di casa.

Dieci minuti dopo il campanello suonò e la corvina andò ad aprire la porta. I suoi genitori non erano a casa, a lei piaceva più stare sola, soprattutto in certi momenti.
Alya era sorridente, sparava di trasmettere un po' di gioia anche all'amica, ma evidentemente, quello non era il momento giusto.
Squadrò Marinette: indossava una maglia lunga fino alle ginocchia e sotto dei pantaloncini corti che, per via della maglietta, non si vedevano.
Salirono in camera della ragazza e Marinette si lasciò cadere a peso morto nella chaise longue, mentre Alya rimase in piedi.
Guardava la corvina con uno sguardo strano: per metà voleva rimproverata, le voleva dire di non abbattersi, ma dall'altro aveva tutta la sua comprensione.
Incrociò le bracia al petto: "Marinette, io non ti posso vedere così. Domani c'è il ballo e tu verrai con Adrien. Capito?"
La ragazza sollevò il capo per guardare l'amica e poi annuì.
"Per cominciare cambiati, mettiti qualcos'altro e usciamo."
"No."
"Perchè?!" Si rammalicò la mora.
"Non voglio, non vogli cambiarmi." Scosse ripetutamente la testa.
"Marinette quanto quanti anni hai? Sei o sedici? Non fare la bambina." La rimproverò.
"Io non voglio uscire."
Alya stava per ribattere ma si fermò: "Perchè indossi una delle maglie di Adrien?" Solo in quel momento ci aveva fatto caso: quella era una delle magliette del ragazzo.
Marinette arrossì di colpo: "Me l'ha data quando ero a casa sua e ci eravamo bagnati per via della pioggia."
"E non gliel'ha più ridata, vero?" Concluse Alya.
"Già."
La corvina non si spiegava il perchè, ma indossare una sua maglia la faceva sentire più vicino a lui.
Il cellulare di Marinette trillò e la notifica di un messaggio apparve nel display.
Prese in mano il telefono e lo sbloccòn per poi aprire Whatsapp.
Il messaggio era da Lila.
A Marinette tremò la mano e prima di aprirlo indugiò indugiò un attimo.
Cliccò sull'icona della chat e le apparve una foto con sotto una didascalia: Guarda qua. Credo proprio che siate arrivati al capolinea.
La mora guardava Marinette che aveva uno sguardo più che spaventato, ma ancora non capiva.
La corvina aprì la foto, uno sguardo e aveva già capito.
D'impulso lasciò il cellulare che cadde a terra.
Le mani le tremavano ancora di più e con le lacrime agli occhi salì le scalette per andare nel terrazzo.

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