1. Sorprese che non ti aspetteresti... beh, altrimenti che sorprese sarebbero

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Disclaimer: la stagione calcistica in cui ho ambientato la storia è la 2016/2017. Paulo indossa la maglia numero 21. Le partite sono ispirate a quelle realmente giocate, ma ci saranno delle modifiche.


Capitolo 1
Sorprese che non ti aspetteresti... beh, altrimenti che sorprese sarebbero








"Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri ad Adua, tanti auguri a te!"

Adua guardò con affetto i suoi parenti intenti a battere le mani e scattarle foto, e un sorriso si aprì sulle labbra. Era il giorno del suo ventesimo compleanno, e la madre aveva insistito per invitare gli zii al taglio della torta. Lei non era un'eccessiva amante delle feste, ma sapeva che i suoi ci tenevano a fare almeno un dolce per poterla festeggiare e coccolare per bene. Non era proprio riuscita a dire di no, e sebbene avesse già programmato una tranquilla serata sul divano aveva accettato con un sorriso sulle labbra. Questo era uno dei suoi più grandi pregi, e allo stesso tempo il suo peggior difetto: essere sempre disposta a farsi in quattro per far contenti gli altri, anche a scapito di se stessa.

«Su, esprimi un desiderio, tesoro.» La madre le diede un buffetto sulla guancia prima di allontanarsi da lei, lasciando campo libero al padre che la riprendeva con la sua vecchia macchina fotografica. Era andato apposta quel pomeriggio a Torino a comprare un rullino, dato che a Collegno non ne vendevano visto che quei modelli di macchine fotografiche erano fuori produzione da anni ormai. Tutto era tecnologico, tutto più evoluto, ma il padre custodiva quell'oggetto come un cimelio prezioso.

Adua si portò i lunghi capelli castani su una spalla, in modo che non cadessero sulla torta quando si sarebbe sporta per soffiare le candeline. Sebbene non credesse a queste sciocchezze, esprimere un desiderio prima di soffiare era qualcosa che aveva sempre fatto da quando aveva memoria.

Vorrei... strinse le mani a pugno sul grembo, un gesto nervoso di cui non si rese conto. Vorrei un grande amore.

Nel momento esatto in cui le candeline vennero spente i suoi parenti urlarono, accorrendo da lei per baci e carezze. Dopo aver ringraziato tutti procedette al primo taglio della torta, altra tradizione che in quella casa non poteva mancare, e distribuì a tutti le fette.

Fuori dalla finestra il sole era ormai sparito dietro i tetti della città, mentre i lampioni rischiaravano con la loro luce fioca le strade. Il rumore delle auto che strombazzavano sulla tangenziale a malapena li raggiungeva, mentre loro si godevano la tranquillità di un pacato pomeriggio di marzo. Ad Adua a volte – il più delle volte – la vita di provincia le stava stretta; lei sognava in grande, sognava una grande città, un ufficio caotico, la frenesia delle metropoli. Eppure in momenti come questo, quando era circondata da tutte le persone che la sostenevano e le volevano bene, quando la vita semplice che le era toccata sembrava custodirla come una bolla protettiva, si chiedeva se non si stesse comportando da ingrata.

«Allora, cosa hai espresso?» le chiese il fratello maggiore, Michele, distraendola da suoi confusi pensieri, mentre divorava la torta e ne prendeva subito un'altra fetta quasi per paura di restare senza.

Adua alzò gli occhi al cielo. «Se te lo dico che desiderio è, scemo.» Gli tirò un calcio da sotto il tavolo, ridendo quando lui finse una smorfia di dolore.

«Beh, io un'idea ce l'ho.» Ammiccò, muovendo le sopracciglia in un modo che sapeva la facesse morire dal ridere. No, ti prego, non ancora questo! Tentò di trattenersi, ma le scappò un sorriso sotto i baffi.

«Ti sbagli, Mick, come al solito del resto» lo liquidò volgendo attenzione alla zia Mary, che le porgeva il suo regalo. Mentre lo scartava le chiacchiere degli altri le facevano da sottofondo, insieme alla voce fastidiosa del fratello che canticchiava – stonando – "Paulito, Paulito del mio cuor..."

Gli rifilò un altro calcio negli stinchi – forte, questa volta – trattenendo le risa e indossando il bellissimo bracciale che la zia le aveva dato. «Grazie zia, è bellissimo» le disse sincera sfiorando con un dito il minuscolo ciondolo a forma di pallone da calcio, che adesso le accarezzava il polso. Le ricordava dei pomeriggi assolati passati con le ginocchia sbucciate sul campetto dietro casa, delle lamentele degli altri ragazzini nel vedere una femmina giocare con loro, e batterli anche. Le ricordava la felicità dei momenti più puri e semplici, le scarpette con i tacchetti, le ricordava cosa volesse dire avere una passione.

«Sono felice ti piaccia, piccola.» Si strinsero in un abbraccio, e quando si staccarono il padre le si avvicinò con una piccola scatola tra le mani.

«Ancora, papà? Me lo avete dato già stamattina il vostro regalo.» Adua guardò sorpresa i suoi, poi gli occhi le caddero sul fratello che le strizzava l'occhio. Non sapeva se esserne preoccupata o meno.

«Questo in realtà è da parte di tuo fratello, e se lo vuoi sapere è anche un po' egoistico come regalo» le rispose consegnandoglielo. Adua aggrottò le sopracciglia, non capendo cosa volesse dire e perché non gliel'avesse dato lui di persona. Mick si limitò a scrollare le spalle, incitandola ad aprirlo.

La scatola era vuota fatta eccezione per una piccola busta da lettera, con su disegnato un cuore e dentro scritto "Adua + Paulito". Stavolta il fratello si allontanò in tempo, prevedendo il calcio della sorella.

Il cuore le batteva forte quando aprì la busta per trovare i due biglietti della partita Juventus-Porto, che si sarebbe tenuta quel martedì. Le mani le tremavano mentre stringeva i suoi biglietti tra le mani, gli occhi spalancati.

«Non ci credo! Questi biglietti sono esauriti da mesi!» urlò, per poi fiondarsi tra le braccia del fratello. Chiuse gli occhi che le stavano iniziando a bruciare, per evitare di scoppiare a piangere come una cretina. Sapeva che altrimenti il fratello l'avrebbe presa in giro fino alla fine dei suoi giorni.

Lui rise, accarezzandole delicatamente i capelli, nascondendo le lacrime di gioia che si stavano formando anche agli angoli dei suoi occhi. «Buon compleanno, Adua.»


Scusate per la brevità del capitolo, andando avanti si allungheranno. Ci vediamo martedì prossimo con il secondo capitolo! Lasciate tante stelline
Baci xx

The Mask | Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora