27. Cosa cavolo è appena successo

10.4K 330 52
                                    




Capitolo 27
Cosa cavolo è appena successo














Adua appoggiò violentemente la mano sulla gamba, sperando che in questo modo smettesse di tremare. Era seduta in aula con Vanessa e una cinquantina di altre persone, aspettando impazientemente il suo turno; era giorno di esame, l'ultimo esame di quell'anno, e più passava il tempo più si convinceva di aver fatto una gran cavolata a presentarsi. Due settimane di tempo non erano sufficienti per prepararlo, perché cavolo non ci era arrivata prima?

«La smetti? Stai facendo volare tutto» sibilò l'amica al suo fianco, raccogliendo da terra l'ennesimo foglio che Adua aveva fatto cadere sbattendo la gamba contro il tavolino. Erano circondate da libri aperti e fogli di appunti, in un ripasso folle dell'ultimo minuto, ma Adua era già da tempo che non ripassava più. Non ce la faceva. Voleva dare l'esame e basta.

A tutto ciò si aggiungeva il fatto che aveva solo quattro ore di sonno addosso, avendo fatto le due con Paulo la sera prima al ristorante, e che non era riuscita a ripetere ieri per uscire con lui – ma l'avrebbe rifatto altre mille volte. Come se non bastasse voci concitate e rumori fastidiosi venivano da dietro le porte chiuse dell'aula, che distavano solo un paio di file da dove loro sedevano, facendola innervosire ancora di più.

«Ma si può sapere chi è che fa questo casino?» sussurrò arrabbiata per l'ennesimo gridolino; il professore la dovette pensare come lei, perché interruppe l'esame e con passo di marcia si diresse verso le porte.

«Non lo so, ma non vorrei essere in loro. Guarda come è partito il prof.» Vanessa ridacchiò.

«Ma allora, che cosa sta succedendo qui?» L'insegnante si chiuse la porta alle spalle una volta uscito in corridoio, ma questo non impedì alle sue urla di sentirsi per tutta l'aula; le ragazze si scambiarono un'occhiata, trattenendo a stento le risate, mentre intorno alla cattedra gli assistenti tentavano di continuare l'esame.

Altre voci concitate, seppure di tono più basso, e poi passi verso l'aula. «Capisco, ma un po' di contegno. Voi entrate, su.» Il professore sbuffò aprendo la porta, prima di riprendere posto alla cattedra e continuare l'esame ad un ragazzo.

Adua scosse la testa. «Tutto oggi doveva succedere» bisbigliò all'amica, che però trattenne bruscamente il fiato e fissò un punto alle sue spalle. Adesso anche l'aula aveva iniziato un chiacchiericcio fastidioso; il professore batté più volte la mano sulla cattedra, intimando silenzio e fulminando qualcuno con lo sguardo.

«A-Adua...?» Vanessa le toccò la spalla, indicando dietro di lei. La ragazza si girò, e come tutti prima di lei trattenne bruscamente il fiato.

Paulo Dybala e Gonzalo Higuain camminavano verso di lei, dopo essersi fermati svariate volte a salutare qualcuno e stringere mani, e presero posto accanto alle due ragazze. Adua si diede un pizzicotto sulla gamba da sotto il tavolino per capire se fosse vero o erano soltanto allucinazioni, sperando non si fosse notato.

«Ciao, Adua!» Gonzalo si sporse dietro Paulo e le diede un buffetto sulla guancia, mentre Paulo, seduto tra loro due, si limitò a farle l'occhiolino. Aveva un sorriso mozzafiato.

Quando si riprese dallo shock, sentì il bisogno di dire qualcosa. «Che ci fate voi qui?» Lanciò uno sguardo alle sue spalle, sentendosi gli occhi di tutti addosso, e poi incrociò imbarazzata lo sguardo del professore, che subito ritornò impassibile al suo esame. Almeno non c'era più casino, probabilmente stava pensando. Tutti gli studenti si erano ammutoliti, si limitavano a fissare lo strano quartetto.

Prima che uno dei due potesse rispondere, la voce di uno degli assistenti chiamò Vanessa. «Tocca a me. Augurami buona fortuna» sussurrò la bionda, prima di prendere il libretto degli esami e andare alla cattedra.

The Mask | Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora