Capitolo 28
Quando sei un idiota fatto e finito
Fuori dal finestrino le strade scorrevano velocemente, illuminate da pallidi raggi di sole che facevano capolino da dietro le nuvole. Paulo aveva la testa appoggiata al finestrino, e osservava stancamente il paesaggio monotono che gli si presentava e che conosceva come le sue tasche. Quel giorno si faceva scarrozzare dall'auto della società, il che gli lasciava tanto, troppo tempo per pensare. Odiava pensare; sentiva di non aver fatto altro nelle ultime quarantott'ore. Si chiese distrattamente quanto la mente umana potesse arrovellarsi in quel modo, prima di dichiarare la resa e andare in tilt come un computer impazzito. Probabilmente tra poco l'avrebbe scoperto.
In Argentina faceva parecchio caldo, nonostante le nubi coprissero il cielo come una cappa; supponeva che quella sera si sarebbero fatti un bagno di sudore per giocare. Paulo era stato convocato per giocare la partita di qualificazione dell'Argentina ai mondiali, ma era la prima volta che avrebbe giocato come titolare. In qualsiasi altro momento sarebbe stato lusingato all'idea, compiaciuto e orgoglioso al punto tale da non riuscire a smettere di sorridere, o di parlarne, ma una sensazione cocente alla bocca dello stomaco lo portava a percepire tutto ciò che gli accadeva come se avvenisse dietro un fitto muro di nebbia. Le cose gli arrivavano ovattate, non lo toccavano veramente.
Avrebbe giocato con il grande Messi, che aveva avuto il dolce piacere di battere con la Juventus, e avrebbe condiviso il campo con Gonzalo, anche lui convocato dal CT, eppure gli unici suoi pensieri erano rivolti verso quella ragazza che era scappata da casa sua con uno sguardo disperato in volto. Paulo la rivedeva ancora, ferma sulle scale mentre forzava un sorriso, le mani che le tremavano; e la immaginava soltanto pochi minuti prima, avvinghiata a lui in un bacio bollente che pensava avrebbe sognato tutte le notti. E ora, quattordici ore di distanza a dividerli, si domandava cosa stesse facendo lei nella sua camera, se stesse dormendo, se stesse pensando a loro. Perché lui sicuramente lo stava facendo.
Si passò una mano nei capelli, frustrato. Aveva corso troppo. Lo sapeva, ne era consapevole, forse se ne era reso conto nel momento esatto in cui l'aveva portata sul suo letto, eppure non era riuscito a fermarsi; e quando si era accorto che lei non faceva resistenza, che lo voleva tanto quanto lui desiderava lei, aveva anche sperato per un attimo che tutto andasse come dovesse andare. Prima che tutto crollasse come un castello di carte.
Cosa doveva aver pensato di lui? Che fosse un bastardo, senza dubbio. Che pensava di poter avere tutte le ragazze che voleva soltanto perché era un calciatore. Paulo ci aveva provato, in quei due mesi e mezzo, ad allontanare quell'idea da lei, a farle capire di non essere così. Erano bastati due bicchieri di champagne per rovinare tutto.
Avrebbe voluto urlare per la frustrazione.
«Signore, siamo arrivati.» Non si era reso conto che la macchina si fosse fermata; si calò gli occhiali sul viso ed uscì, tra le grida e i flash dei tifosi assiepati, dirigendosi agli allenamenti. Si ripromise che nel momento in cui avesse messo piede sul campo avrebbe lasciato tutti i pensieri da parte, accantonati in un angolino della sua mente. Aveva tempo per crogiolarsi nell'angoscia dovuta al silenzio stampa di Adua per tutta la sera, ma non ora. Ora era tempo di giocare.
×××
A Paulo sembrava che le ore precedenti fossero volate in un battito indistinto di ciglia, fluttuanti in un mare confuso di nebbia. Immagini dell'allenamento si sovrapponevano alle interviste dei giornalisti, per poi accavallarsi a scene di compagni che lo circondavano sul campo per festeggiare la vittoria, fino a confondersi in un groviglio di braccia alzate, luci stroboscopiche e musica rombante. La squadra voleva celebrare la possibile futura qualificazione nella discoteca più grande di Buenos Aires e lui docilmente si era fatto trascinare, inconsciamente sollevato di poter impedire alla sua mente di ritornare sulle stesse cose ancora per un po'.
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The Mask | Paulo Dybala
FanfictionLa storia di un compleanno, e di un regalo inaspettato che le cambierà la vita per sempre. La storia di uno scontro, una maglia sporca d'erba e un nome impronunciabile. La storia di un ragazzo, e una maschera da indossare come un guerriero per vince...