Capitolo 12
Tutorial su come sembrare stupida in tre semplici mosse
La settimana di Adua era ripresa, monotona come al solito. Quel mercoledì si era data appuntamento con Vanessa per studiare nella biblioteca dell'università, in vista del prossimo esame che nessuno delle due aveva iniziato a preparare. La vita di Adua stava prendendo delle svolte in quelle settimane che mai si sarebbe sognata, e tornare ad un'abitudine noiosa e ripetitiva quale lo studio per un esame sembrava un tuffo in una normalità che non era più certa le mancasse, se normalità significava non conoscere Paulo Dybala.
La sera prima Adua aveva postato la foto che si erano fatti nel bar, come aveva promesso, ma lui ancora non le aveva scritto. Dopotutto la ragazza non pretendeva che lui vivesse col cellulare incollato alle mani, quindi la demoralizzazione del tipo "non mi ha scritto, si è scordato di me" ancora non aveva bussato alla sua porta. Era da domenica che Adua viveva in una bolla di felicità permanente, e non credeva che qualcosa potesse mai sgonfiarla, neppure una sciocchezza di quel tipo. C'erano mille buone ragioni per cui lui non si era ancora fatto vivo, e Adua rifiutava di farsi abbattere da pensieri malati.
Vanessa, poi, contribuiva ad accrescere la frenesia di Adua, perché dopo essersi fatta raccontare per filo e per segno quello che era successo – «Nessun dettaglio piccante, allora? Sei sicura?» – continuava a ripeterle che aveva ragione, che quel Paolo lei l'aveva inquadrato per bene, che nel giro di un mese sarebbero convolati a nozze e lei sperava di essere la madrina dei suoi figli. Adua non pensava di potersi mai togliere quelle frasi dalla testa, e ogni volta che vedeva l'amica le scoppiava a ridere in faccia.
Quel pomeriggio quindi erano sedute nella moderna biblioteca dell'università, ognuna di loro con un paio di libri davanti e un quaderno d'appunti, in religioso silenzio. Dire che Adua non riusciva a concentrarsi sarebbe stato l'eufemismo del secolo, e le occhiate che di tanto in tanto lanciava al suo telefono ne erano la prova.
«Se lo guardi così male quel povero telefono altro che graffio, vetro spaccato e sette anni di guai» le sussurrò Vanessa, facendole le corna e incitandola ad allontanarsi da lei. Adua le diede un calcio da sotto il tavolo, ridacchiando, per poi tornare allo studio.
Dopo qualche altro minuto di silenzio e qualche altra occhiata al telefono, la bionda parlò ancora. «Senti, visto che non ti concentri e fai distrarre anche me, programmiamo la prossima mossa» disse con tono da cospiratrice.
«Sssh!»
Le ragazze si guardarono intorno, ricevendo qualche brutta occhiata da chi tentava effettivamente di studiare, e si avvicinarono di più.
«Non voglio scrivergli io, non voglio essere stressante» cominciò Adua l'ennesima volta, facendo alzare gli occhi al cielo all'amica.
«Secondo me dovresti farlo. Rifletti, cosa può succedere? Male che vada farai la stessa vita di sempre, ben che vada uscite di nuovo insieme.» A sostegno di ciò ammiccò con fare malizioso. Adua represse una risatina.
«Cosa penserà di me se glielo chiedo? È fidanzato» insistette, non del tutto convinta.
Vanessa aveva la risposta pronta. «Ma questo non gli ha impedito di scriverti per uscire» fece a mo' di so-tutto-io.
«Ma lo ha fatto solo per sdebitarsi.»
L'amica sbuffò. «Sì, tu credici. Lui è Paulo Dybala, non ha bisogno di sdebitarsi!»
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The Mask | Paulo Dybala
FanfictionLa storia di un compleanno, e di un regalo inaspettato che le cambierà la vita per sempre. La storia di uno scontro, una maglia sporca d'erba e un nome impronunciabile. La storia di un ragazzo, e una maschera da indossare come un guerriero per vince...