(Ci saranno alcuni capitoli, come questo, in cui allegherò una canzone oltre alla solita gif. Mi piacerebbe che le ascoltaste, le ho scelte accuratamente perché penso siano perfette per i capitoli. Nel corso del testo troverete una frase in grassetto: quello è il punto da cui far partire la canzone.
E ora bando alle ciance, enjoy!)
Capitolo 14
Mettimi alla prova
Il sole colpiva il parabrezza rendendo difficile tenere gli occhi aperti, e Adua si pentì di non aver portato gli occhiali da sole.
Era l'ora di punta, c'era traffico; le strade erano piene di gente che era in pausa pranzo e andava a mangiare qualcosa, o di ragazzi appena usciti dalle scuole. Si camminava a passo d'uomo, tra i clacson strombazzanti di chi andava di fretta, e in quella lenta coda tutti avevano il tempo di soffermarsi a fissare la Maserati nero opaco che non si vedeva di certo tutti i giorni tra le strade di Torino.
Adua sentiva gli occhi di tutti puntati su di sé, ma era consapevole di essere assurda perché era ben nascosta dietro il finestrino oscurato. Paulo invece aveva il suo abbassato, indifferente agli sguardi che sapeva di ricevere ovunque andasse, e un leggero venticello gli scompigliava il ciuffo sulla fronte. Sembrava assorto nei suoi pensieri, lo sguardo fisso davanti a sé e le dita che sfioravano leggermente il suo labbro. Era così bello che il cuore di Adua si strinse in una morsa.
La ragazza tornò con lo sguardo sulla strada, cercando di schiarirsi la voce in silenzio prima di parlare. «Dove stiamo andando?»
Lui sembrò essere stato catapultato fuori da un intenso ragionamento, e si grattò il mento con un dito. «Vedrai. Ti piacerà.» Non accennò a voler continuare, quindi Adua preferì non insistere. La curiosità stava montando in lei e non era mai stata il tipo da mordersi la lingua invece di parlare.
Paulo sembrò pensarci un attimo, poi aggrottò le sopracciglia. «Almeno credo. Non conosco i tuoi gusti.»
Lei rise, scuotendo la testa. «Suppongo di no. C'è la possibilità che tu mi trovi tremendamente antipatica, dopotutto» scherzò.
«Beh, se la metti così potrei dire lo stesso. Ma francamente ne dubito.» La guardò negli occhi, e restarono a fissarsi per qualche secondo in silenzio; poi la coda di macchine davanti a loro si mosse e Paulo ripartì.
Il ragazzo tamburellava con le dita sul volante, seguendo il ritmo di una canzone che arrivava dalla strada, e Adua trovò quell'assurda situazione – trovarsi in macchina con Paulo Dybala, chiacchierare come due amici e di tanto in tanto stare in silenzio – tanto confortante che si sarebbe potuta abituare. Il silenzio non pesava, anzi, era piacevole, tanto da permetterle di smettere di stringere spasmodicamente la cintura di sicurezza tra le dita e rilassarsi contro il sedile di pelle.
Dopo pochi minuti Paulo prese un'uscita sulla sinistra, che li condusse verso un sentiero limitato da alberi dove non c'era anima viva, e accelerò. Il pensiero fugace che volesse portarla in un bosco e ucciderla la fece ridere, ma cercò di trattenersi.
Non doveva esserle riuscito tanto bene però. «Cos'è che ti fa ridere?» le chiese sorridendo.
Adua scosse la testa; mai e poi mai l'avrebbe ammesso. «Nulla. È che a volte la mia mente parte da sola.»
«Dimmi cosa ti passa per la testa.» Il tono era imperativo, ma l'espressione giocosa.
«Scordatelo. Se entrassi nella mia testa ti spaventeresti.»

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The Mask | Paulo Dybala
FanfictionLa storia di un compleanno, e di un regalo inaspettato che le cambierà la vita per sempre. La storia di uno scontro, una maglia sporca d'erba e un nome impronunciabile. La storia di un ragazzo, e una maschera da indossare come un guerriero per vince...